FAUSTI - Accettare o meno la Sua umanità è accogliere o meno il dono di Dio. Nella Sua umanità, in ciò che fa e dice, in ciò che gli facciamo e subisce – nella Sua storia concreta, frutto maturo del cammino d'Israele – Dio si rivela e si dona definitivamente. In essa tocca ogni uomo e da essa fa scaturire la Sua Sapienza e la Sua Forza salvifica. Come una vena profonda di acqua perenne zampilla dalla sorgente, così Dio esce da sé e si comunica a tutti attraverso l'Uomo Gesù di Nazaret. Noi diciamo . “Se lo vedessi, se Lo toccassi, gli crederei!” nulla di più falso! I suoi l'hanno rifiutato proprio perché L'hanno visto e toccato – anzi, schiacciato. Noi abbiamo sempre la possibilità di inventarcene uno a misura delle nostre fantasie. La fede non è accertare che Gesù è Dio – il Dio che pensiamo noi!”- ma accettare che Dio, il Dio che noi non pensavamo , è questo uomo Gesù. Quel Dio che nessuno ha mai visto, Lui ce Lo ha rivelato (Gv 1, 18). Lo scandalo della fede, uguale per tutti, è costituito dal fatto che la Sapienza e la Potenza di Dio parli e operi nella follia e nell'impotenza di un amore fatto carne, che sposa tutti i nostri limiti, fino alla debolezza estrema della croce. Infatti “fu crocifisso per la Sua debolezza” (2Cor 13,4). I prodigi di Dio , come possono essere operati dalle sue mani di lavoratore, che certamente, di sabato, sono stanche come le nostre? E' lo scandalo della fede cristiana : nell'uomo Gesù, in tutto simile a noi, abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità (Col 2,9). (P. Silv.) Non è il figlio del carpentiere?», che non ha studiato e non può avere cultura? È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha assistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi che dicono e non fanno. D’altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario, dobbiamo, accogliere la parola di Dio! E soltanto se ci ispiriamo alla parola di Dio il nostro lavoro vale, il nostro lavoro ha un valore costruttivo, costruiamo, creiamo il mondo con Dio. «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre». Tutto quello che facciamo, tutti i lavori, lavori materiali, intellettuali, sia lo studio, sia la carità fraterna, lo facciamo per il Signore… Il Vangelo ci dice, che il nostro servizio deve essere sincero, umile, dobbiamo avere la disponibilità nella carità, tutto questo per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, quel Figlio, che ha dichiarato di essere venuto a servire e non per essere servito.
Antifona Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. Alleluia. (Sal 127,1-2)
Colletta O Dio, che hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della tua creazione, fa' che per l'esempio e l'intercessione di san Giuseppe siamo fedeli ai compiti che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo. Dagli Atti degli Apostoli At 5,27-33
In quei giorni, [il comandante e gli inservienti] condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest'uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». All'udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 33 (34)
R. Ascolta, Signore, il grido del povero. Oppure: R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Gustate e vedete com'è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia. R.
Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. Gridano i giusti e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. R.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore. R.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto. (Gv 20,29)
Alleluia.
Vangelo Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 3,31-36
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.
LETTERA ENCICLICA LABOREM EXERCENS DEL SOMMO PONTEFICE GIOVANNI PAOLO II
C. II – Il lavoro e l'uomo La Chiesa trova già nelle prime pagine del Libro della Genesi la fonte della sua convinzione che il lavoro costituisce una fondamentale dimensione dell'esistenza umana sulla terra. L'analisi di tali testi ci rende consapevoli del fatto che in essi _ a volte con un modo arcaico di manifestare il pensiero _ sono state espresse le verità fondamentali intorno all'uomo, già nel contesto del mistero della Creazione. Sono queste le verità che decidono dell'uomo sin dall'inizio e che, al tempo stesso, tracciano le grandi linee della sua esistenza sulla terra, sia nello stato della giustizia originaria, sia anche dopo la rottura, determinata dal peccato, dell'originaria alleanza del Creatore con il creato, nell'uomo. ... Se le parole del Libro della Genesi, alle quali ci riferiamo in questa nostra analisi, parlano in modo indiretto del lavoro nel senso oggettivo, così, nello stesso modo, parlano anche del soggetto dei lavoro; ma ciò che esse dicono è molto eloquente e carico di un grande significato. L'uomo deve soggiogare la terra, la deve dominare, perché come «immagine di Dio» è una persona, cioè un essere soggettivo capace di agire in modo programmato e razionale, capace di decidere di sé e tendente a realizzare se stesso. Come persona, l'uomo è quindi soggetto del lavoro. Come persona egli lavora, compie varie azioni appartenenti al processo del lavoro; esse, indipendentemente dal loro contenuto oggettivo, devono servire tutte alla realizzazione della sua umanità, al compimento della vocazione ad essere persona, che gli è propria a motivo della stessa umanità. Le principali verità su questo tema sono state ultimamente ricordate dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et Spes, particolarmente nel capitolo I dedicato alla vocazione dell'uomo.
...Bisogna continuare a interrogarsi circa il soggetto del lavoro e le condizioni in cui egli vive. Per realizzare la giustizia sociale nelle varie parti del mondo, nei vari Paesi e nei rapporti tra di loro, sono necessari sempre nuovi movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e di solidarietà con gli uomini del lavoro. Tale solidarietà deve essere sempre presente là dove lo richiedono la degradazione sociale del soggetto del lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori e le crescenti fasce di miseria e addirittura di fame. La Chiesa e vivamente impegnata in questa causa, perché la considera come sua missione, suo servizio, come verifica della sua fedeltà a Cristo, onde essere veramente la «Chiesa dei poveri». E i «poveri» compaiono sotto diverse specie; compaiono in diversi posti e in diversi momenti; compaiono in molti casi come risultato della violazione della dignità del lavoro umano: sia perché vengono limitate le possibilità del lavoro _ cioè per la piaga della disoccupazione _, sia perché vengono svalutati il lavoro ed i diritti che da esso scaturiscono, specialmente il diritto al giusto salario, alla sicurezza della persona del lavoratore e della sua famiglia.
C 4,25 - La descrizione della creazione, che troviamo già nel primo capitolo del Libro della Genesi è, al tempo stesso, in un certo senso il primo «Vangelo del lavoro». Essa dimostra, infatti, in che cosa consista la sua dignità: insegna che l'uomo lavorando deve imitare Dio, suo Creatore, perché porta in sé _ egli solo _ il singolare elemento della somiglianza con lui. L'uomo deve imitare Dio sia lavorando come pure riposando, dato che Dio stesso ha voluto presentargli la propria opera creatrice sotto la forma del lavoro e del riposo. Quest'opera di Dio nel mondo continua sempre, così come attestano le parole di Cristo: «Il Padre mio opera sempre...»(32): opera con la forza creatrice, sostenendo nell'esistenza il mondo che ha chiamato all'essere dal nulla, e opera con la forza salvifica nei cuori degli uomini, che sin dall'inizio ha destinato al «riposo»(33) in unione con se stesso, nella «casa del Padre»(34). Perciò, anche il lavoro umano non solo esige il riposo ogni «settimo giorno»(35), ma per di più non può consistere nel solo esercizio delle forze umane nell'azione esteriore; esso deve lasciare uno spazio interiore, nel quale l'uomo, diventando sempre più ciò che per volontà di Dio deve essere, si prepara a quel «riposo» che il Signore riserva ai suoi servi ed amici(36). C 4,26- CRISTO, UOMO DEL LAVORO Questa verità, secondo cui mediante il lavoro l'uomo partecipa all'opera di Dio stesso suo Creatore, è stata in modo particolare messa in risalto da Gesù Cristo _ quel Gesù del quale molti dei suoi primi uditori a Nazareth «rimanevano stupiti e dicevano: Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? ... Non è costui il carpentiere?»(40). Infatti, Gesù non solo proclamava, ma prima di tutto compiva con l'opera il «Vangelo» a lui affidato, la parola dell'eterna Sapienza. Perciò, questo era pure il «Vangelo del lavoro», perché colui che lo proclamava, era egli stesso uomo del lavoro, del lavoro artigiano come Giuseppe di Nazareth. E anche se nelle sue parole non troviamo uno speciale comando di lavorare _ piuttosto, una volta, il divieto di una eccessiva preoccupazione per il lavoro e l'esistenza (Lc 12,22...) _, però, al tempo stesso, l'eloquenza della vita di Cristo è inequivoca: egli appartiene al «mondo del lavoro», ha per il lavoro umano riconoscimento e rispetto; si può dire di più: egli guarda con amore questo lavoro, le sue diverse manifestazioni, vedendo in ciascuna una linea particolare della somiglianza dell'uomo con Dio, Creatore e Padre. Non è lui a dire: «il Padre mio è il vignaiolo ...»(Gv 15), trasferendo in vari modi nel suo insegnamento quella fondamentale verità sul lavoro, la quale si esprime già in tutta la tradizione dell'Antico Testamento, iniziando dal Libro della Genesi?
A TE O BEATO GIUSEPPE A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa. Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo. Amen!
A te o beato Giuseppe è un preghiera scritta da Leone XIII in calce alla lettera enciclica "Quamquam pluries" del 15 agosto 1889. Leone XIII, eletto papa il 20 febbraio 1878, ha messo sotto la potentissima protezione di san Giuseppe, celeste patrono della Chiesa, il suo pontificato (allocuzione ai cardinali del 28 marzo 1878).
Indulgenza di 7 anni e 7 quarantene ogni volta che si recita la detta orazione.
S.Giuseppe veglia su tutti noi e accompagnaci sempre, difendici e proteggici! Insegnaci a custodire a nostra volta tutti coloro che Gesù ci ha affidato e tutto ciò che ci ha donato attraverso il Suo Cuore Santissimo e Misericordioso!!!
FAUSTI - Accettare o meno la Sua umanità è accogliere o meno il dono di Dio. Nella Sua umanità, in ciò che fa e dice, in ciò che gli facciamo e subisce – nella Sua storia concreta, frutto maturo del cammino d'Israele – Dio si rivela e si dona definitivamente.
RispondiEliminaIn essa tocca ogni uomo e da essa fa scaturire la Sua Sapienza e la Sua Forza salvifica.
Come una vena profonda di acqua perenne zampilla dalla sorgente, così Dio esce da sé e si comunica a tutti attraverso l'Uomo Gesù di Nazaret.
Noi diciamo . “Se lo vedessi, se Lo toccassi, gli crederei!” nulla di più falso! I suoi l'hanno rifiutato proprio perché L'hanno visto e toccato – anzi, schiacciato.
Noi abbiamo sempre la possibilità di inventarcene uno a misura delle nostre fantasie.
La fede non è accertare che Gesù è Dio – il Dio che pensiamo noi!”- ma accettare che Dio, il Dio che noi non pensavamo , è questo uomo Gesù.
Quel Dio che nessuno ha mai visto, Lui ce Lo ha rivelato (Gv 1, 18).
Lo scandalo della fede, uguale per tutti, è costituito dal fatto che la Sapienza e la Potenza di Dio parli e operi nella follia e nell'impotenza di un amore fatto carne, che sposa tutti i nostri limiti, fino alla debolezza estrema della croce. Infatti “fu crocifisso per la Sua debolezza” (2Cor 13,4).
I prodigi di Dio , come possono essere operati dalle sue mani di lavoratore, che certamente, di sabato, sono stanche come le nostre? E' lo scandalo della fede cristiana : nell'uomo Gesù, in tutto simile a noi, abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità (Col 2,9).
(P. Silv.) Non è il figlio del carpentiere?», che non ha studiato e non può avere cultura? È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha assistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi che dicono e non fanno. D’altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario, dobbiamo, accogliere la parola di Dio! E soltanto se ci ispiriamo alla parola di Dio il nostro lavoro vale, il nostro lavoro ha un valore costruttivo, costruiamo, creiamo il mondo con Dio. «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre». Tutto quello che facciamo, tutti i lavori, lavori materiali, intellettuali, sia lo studio, sia la carità fraterna, lo facciamo per il Signore… Il Vangelo ci dice, che il nostro servizio deve essere sincero, umile, dobbiamo avere la disponibilità nella carità, tutto questo per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, quel Figlio, che ha dichiarato di essere venuto a servire e non per essere servito.
Antifona
EliminaBeato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. Alleluia. (Sal 127,1-2)
Colletta
O Dio, che hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro
al disegno della tua creazione,
fa' che per l'esempio e l'intercessione di san Giuseppe
siamo fedeli ai compiti che ci affidi,
e riceviamo la ricompensa che ci prometti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo.
Dagli Atti degli Apostoli
At 5,27-33
In quei giorni, [il comandante e gli inservienti] condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest'uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
All'udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Ascolta, Signore, il grido del povero.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Gustate e vedete com'è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia. R.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce. R.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto. (Gv 20,29)
Alleluia.
Vangelo
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,31-36
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.
Parola del Signore.
LETTERA ENCICLICA
RispondiEliminaLABOREM EXERCENS
DEL SOMMO PONTEFICE
GIOVANNI PAOLO II
C. II – Il lavoro e l'uomo
La Chiesa trova già nelle prime pagine del Libro della Genesi la fonte della sua convinzione che il lavoro costituisce una fondamentale dimensione dell'esistenza umana sulla terra. L'analisi di tali testi ci rende consapevoli del fatto che in essi _ a volte con un modo arcaico di manifestare il pensiero _ sono state espresse le verità fondamentali intorno all'uomo, già nel contesto del mistero della Creazione. Sono queste le verità che decidono dell'uomo sin dall'inizio e che, al tempo stesso, tracciano le grandi linee della sua esistenza sulla terra, sia nello stato della giustizia originaria, sia anche dopo la rottura, determinata dal peccato, dell'originaria alleanza del Creatore con il creato, nell'uomo.
... Se le parole del Libro della Genesi, alle quali ci riferiamo in questa nostra analisi, parlano in modo indiretto del lavoro nel senso oggettivo, così, nello stesso modo, parlano anche del soggetto dei lavoro; ma ciò che esse dicono è molto eloquente e carico di un grande significato.
L'uomo deve soggiogare la terra, la deve dominare, perché come «immagine di Dio» è una persona, cioè un essere soggettivo capace di agire in modo programmato e razionale, capace di decidere di sé e tendente a realizzare se stesso. Come persona, l'uomo è quindi soggetto del lavoro. Come persona egli lavora, compie varie azioni appartenenti al processo del lavoro; esse, indipendentemente dal loro contenuto oggettivo, devono servire tutte alla realizzazione della sua umanità, al compimento della vocazione ad essere persona, che gli è propria a motivo della stessa umanità. Le principali verità su questo tema sono state ultimamente ricordate dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et Spes, particolarmente nel capitolo I dedicato alla vocazione dell'uomo.
...Bisogna continuare a interrogarsi circa il soggetto del lavoro e le condizioni in cui egli vive. Per realizzare la giustizia sociale nelle varie parti del mondo, nei vari Paesi e nei rapporti tra di loro, sono necessari sempre nuovi movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e di solidarietà con gli uomini del lavoro. Tale solidarietà deve essere sempre presente là dove lo richiedono la degradazione sociale del soggetto del lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori e le crescenti fasce di miseria e addirittura di fame. La Chiesa e vivamente impegnata in questa causa, perché la considera come sua missione, suo servizio, come verifica della sua fedeltà a Cristo, onde essere veramente la «Chiesa dei poveri». E i «poveri» compaiono sotto diverse specie; compaiono in diversi posti e in diversi momenti; compaiono in molti casi come risultato della violazione della dignità del lavoro umano: sia perché vengono limitate le possibilità del lavoro _ cioè per la piaga della disoccupazione _, sia perché vengono svalutati il lavoro ed i diritti che da esso scaturiscono, specialmente il diritto al giusto salario, alla sicurezza della persona del lavoratore e della sua famiglia.
C 4,25 - La descrizione della creazione, che troviamo già nel primo capitolo del Libro della Genesi è, al tempo stesso, in un certo senso il primo «Vangelo del lavoro». Essa dimostra, infatti, in che cosa consista la sua dignità: insegna che l'uomo lavorando deve imitare Dio, suo Creatore, perché porta in sé _ egli solo _ il singolare elemento della somiglianza con lui. L'uomo deve imitare Dio sia lavorando come pure riposando, dato che Dio stesso ha voluto presentargli la propria opera creatrice sotto la forma del lavoro e del riposo. Quest'opera di Dio nel mondo continua sempre, così come attestano le parole di Cristo: «Il Padre mio opera sempre...»(32): opera con la forza creatrice, sostenendo nell'esistenza il mondo che ha chiamato all'essere dal nulla, e opera con la forza salvifica nei cuori degli uomini, che sin dall'inizio ha destinato al «riposo»(33) in unione con se stesso, nella «casa del Padre»(34). Perciò, anche il lavoro umano non solo esige il riposo ogni «settimo giorno»(35), ma per di più non può consistere nel solo esercizio delle forze umane nell'azione esteriore; esso deve lasciare uno spazio interiore, nel quale l'uomo, diventando sempre più ciò che per volontà di Dio deve essere, si prepara a quel «riposo» che il Signore riserva ai suoi servi ed amici(36).
RispondiEliminaC 4,26- CRISTO, UOMO DEL LAVORO
Questa verità, secondo cui mediante il lavoro l'uomo partecipa all'opera di Dio stesso suo Creatore, è stata in modo particolare messa in risalto da Gesù Cristo _ quel Gesù del quale molti dei suoi primi uditori a Nazareth «rimanevano stupiti e dicevano: Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? ... Non è costui il carpentiere?»(40). Infatti, Gesù non solo proclamava, ma prima di tutto compiva con l'opera il «Vangelo» a lui affidato, la parola dell'eterna Sapienza. Perciò, questo era pure il «Vangelo del lavoro», perché colui che lo proclamava, era egli stesso uomo del lavoro, del lavoro artigiano come Giuseppe di Nazareth. E anche se nelle sue parole non troviamo uno speciale comando di lavorare _ piuttosto, una volta, il divieto di una eccessiva preoccupazione per il lavoro e l'esistenza (Lc 12,22...) _, però, al tempo stesso, l'eloquenza della vita di Cristo è inequivoca: egli appartiene al «mondo del lavoro», ha per il lavoro umano riconoscimento e rispetto; si può dire di più: egli guarda con amore questo lavoro, le sue diverse manifestazioni, vedendo in ciascuna una linea particolare della somiglianza dell'uomo con Dio, Creatore e Padre. Non è lui a dire: «il Padre mio è il vignaiolo ...»(Gv 15), trasferendo in vari modi nel suo insegnamento quella fondamentale verità sul lavoro, la quale si esprime già in tutta la tradizione dell'Antico Testamento, iniziando dal Libro della Genesi?
A TE O BEATO GIUSEPPE
RispondiEliminaA te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen!
A te o beato Giuseppe è un preghiera scritta da Leone XIII in calce alla lettera enciclica "Quamquam pluries" del 15 agosto 1889. Leone XIII, eletto papa il 20 febbraio 1878, ha messo sotto la potentissima protezione di san Giuseppe, celeste patrono della Chiesa, il suo pontificato (allocuzione ai cardinali del 28 marzo 1878).
Indulgenza di 7 anni e 7 quarantene ogni volta che si recita la detta orazione.
S.Giuseppe veglia su tutti noi e accompagnaci sempre, difendici e proteggici! Insegnaci a custodire a nostra volta tutti coloro che Gesù ci ha affidato e tutto ciò che ci ha donato attraverso il Suo Cuore Santissimo e Misericordioso!!!
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