Non ci sia per noi altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Egli è nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (Cf. Gal 6,14)
Colletta
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la croce del tuo Figlio unigenito, concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero, di ottenere in cielo i frutti della sua redenzione. Egli è Dio, e vive e regna con te.
Prima Lettura Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita.
Dal libro dei Numeri Nm 21,4b-9
In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Parola di Dio.
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési Fil 2,6-11
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 77 (78)
R. Non dimenticate le opere del Signore!
Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. R.
Quando li uccideva, lo cercavano e tornavano a rivolgersi a lui, ricordavano che Dio è la loro roccia e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. R.
Lo lusingavano con la loro bocca, ma gli mentivano con la lingua: il loro cuore non era costante verso di lui e non erano fedeli alla sua alleanza. R.
Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa, invece di distruggere. Molte volte trattenne la sua ira e non scatenò il suo furore. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia. Vangelo Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 3,13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,14-15). Ecco la svolta: è arrivato tra noi il serpente che salva: Gesù che, elevato sull’asta della croce, non permette ai serpenti velenosi che ci assalgono di condurci alla morte. Di fronte alle nostre bassezze, Dio ci dona un’altezza nuova: se teniamo lo sguardo rivolto a Gesù, i morsi del male non possono più dominarci, perché Lui, sulla croce, ha preso su di sé il veleno del peccato e della morte e ne ha sconfitto la potenza distruttiva. Ecco che cosa ha fatto il Padre dinanzi al dilagare del male nel mondo; ci ha dato Gesù, che si è fatto vicino a noi come non avremmo mai potuto immaginare: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore» (2 Cor 5,21). Questa è l’infinita grandezza della divina misericordia: Gesù che si è “fatto peccato” a nostro favore, Gesù che sulla croce – potremmo dire – “si è fatto serpente” affinché, guardando a Lui, possiamo resistere ai morsi velenosi dei serpenti maligni che ci assalgono.
Fratelli e sorelle, questa è la strada, la strada della nostra salvezza, della nostra rinascita e risurrezione: guardare a Gesù crocifisso. Da quell’altezza possiamo vedere la nostra vita e la storia dei nostri popoli in modo nuovo. Perché dalla Croce di Cristo impariamo l’amore, non l’odio; impariamo la compassione, non l’indifferenza; impariamo il perdono, non la vendetta. Le braccia allargate di Gesù sono l’abbraccio di tenerezza con cui Dio vuole accoglierci. E ci mostrano la fraternità che siamo chiamati a vivere tra di noi e con tutti. Ci indicano la via, la via cristiana: non quella dell’imposizione e della costrizione, della potenza e della rilevanza, mai quella che impugna la croce di Cristo contro altri fratelli e sorelle per i quali Egli ha dato la vita! È un’altra la via di Gesù, la via della salvezza: è la via dell’amore umile, gratuito e universale, senza “se” e senza “ma”. (Papa Francesco - Omelia nella Santa Messa a Nur-Sultan, Kazakhstan, 14 settembre 2022)
Il 14 settembre la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Qualche persona non cristiana potrebbe domandarci: perché “esaltare” la croce? Possiamo rispondere che noi non esaltiamo una croce qualsiasi, o tutte le croci: esaltiamo la Croce di Gesù, perché in essa si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità. È quello che ci ricorda il Vangelo di Giovanni nella liturgia odierna: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito» (3,16). Il Padre ha “dato” il Figlio per salvarci, e questo ha comportato la morte di Gesù, e la morte in croce. Perché? Perché è stata necessaria la Croce? A causa della gravità del male che ci teneva schiavi. La Croce di Gesù esprime tutt’e due le cose: tutta la forza negativa del male, e tutta la mite onnipotenza della misericordia di Dio. La Croce sembra decretare il fallimento di Gesù, ma in realtà segna la sua vittoria. Sul Calvario, quelli che lo deridevano gli dicevano: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce” (cfr Mt 27,40). Ma era vero il contrario: proprio perché era il Figlio di Dio Gesù stava lì, sulla croce, fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre. E proprio per questo Dio ha «esaltato» Gesù (Fil 2,9), conferendogli una regalità universale.
E quando volgiamo lo sguardo alla Croce dove Gesù è stato inchiodato, contempliamo il segno dell’amore, dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la radice della nostra salvezza. Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la speranza. Questo è importante: per mezzo della Croce di Cristo ci è restituita la speranza. La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza.
Mentre contempliamo e celebriamo la santa Croce, pensiamo con commozione a tanti nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo. Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove concretamente i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni. Perciò oggi li ricordiamo e preghiamo in modo particolare per loro.
Sul Calvario, ai piedi della croce, c’era la Vergine Maria (cfr Gv 19,25-27). E’ la Vergine Addolorata, che domani celebreremo nella liturgia. A Lei affido il presente e il futuro della Chiesa, perché tutti sappiamo sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza della Croce di Gesù. Le affido in particolare le coppie di sposi che ho avuto la gioia di unire in matrimonio questa mattina, nella Basilica di San Pietro.
domani, nella Repubblica Centroafricana, avrà inizio ufficialmente la Missione voluta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per favorire la pacificazione del Paese e proteggere la popolazione civile, che sta gravemente soffrendo le conseguenze del conflitto in corso. Mentre assicuro l’impegno e la preghiera della Chiesa cattolica, incoraggio lo sforzo della Comunità internazionale, che viene in aiuto dei Centroafricani di buona volontà. Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo; gli opposti schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per l’edificazione del bene comune. Che il Signore accompagni questo lavoro per la pace!
Ieri sono andato a Redipuglia, al Cimitero Austro-Ungarico e al Sacrario. Là ho pregato per i morti a causa della Grande Guerra. I numeri sono spaventosi: si parla di circa 8 milioni di giovani soldati caduti e di circa 7 milioni di persone civili. Questo ci fa capire quanto la guerra sia una pazzia! Una pazzia dalla quale l’umanità non ha ancora imparato la lezione, perché dopo di essa ce n’è stata una seconda mondiale e tante altre che ancora oggi sono in corso. Ma quando impareremo, noi, questa lezione? Invito tutti a guardare Gesù Crocifisso per capire che l’odio e il male vengono sconfitti con il perdono e il bene, per capire che la risposta della guerra fa solo aumentare il male e la morte!
BENEDETTO XVI - Gesù e la Chiesa non si possono separare l'uno dall'altro più di quanto si possano semplicemente identificare. Egli supera sempre infinitamente la Chiesa. Non è stato solo ad opera del Concilio Vaticano II che ci si è palesato ben chiaro che Egli, come Signore della Chiesa, ne costituisce anche la grandezza e il metro di giudizio. Ciò l'ho sempre sperimentato come consolazione e allo stesso tempo come sfida Come consolazione , perché abbiamo sempre saputo che la scrupolosità dei rubricisti e dei legalisti non ha nulla a che fare con Lui, con l'infinita generosità che giunge a noi dalle Parole del Vangelo come una brezza che reca refrigerio e abbatte come un castello di carte ogni devozionismo pedante. Abbiamo sempre saputo che la vicinanza a Lui è del tutto indipendente dalla dignità ecclesiastica che uno possiede come pure dall'erudizione giuridica o storica. Questo mi ha sempre permesso di guardare alle cose esteriori con la giusta pacatezza, avvertendo sempre irradiarsi dalla figura di Gesù un senso di ottimismo liberante. Ma d'altro canto non si mai perdere di vista il fatto che Cristo, per molti aspetti, esige molto più di quanto sa pretendere la Chiesa. Il radicalismo delle Sue Parole trova vera corrispondenza soltanto nel radicalismo di scelte come quelle attuate dall'eremita Antonio, il padre del deserto, o da Francesco d'Assisi nell'accettazione del tutto alla lettera del messaggio del Vangelo... Io so che il Gesù dei Vangeli è il Gesù reale, so che mi posso fidare molto più tranquillamente di Lui che delle più dotte ricostruzioni, e che Egli sopravvivrà a tutte. Tutta intera l'ampiezza e le diverse sfumature della tradizione Evangelica mi ragguagliano su chi era ed è Gesù. Egli si fa sentire e vedere sempre di nuovo in essa...
A te, Padre Onnipotente, origine del cosmo e dell'uomo, per Cristo, il Vivente, Signore del tempo e della storia, nello Spirito che santifica l'universo, la lode, l'onore, la Gloria, oggi e nei secoli senza fine. Amen! S.Giov. Paolo II
FAUSTI - Nicodemo chiama Gesù “Maestro”. Non è un semplice collega : sa che è venuto da Dio , come Mosè, e, vedendo i segni che compie, conclude che Dio è con Lui. Lo riconosce come Maestro e Messia, autenticato da Dio. Gesù conduce Nicodemo al di là della legge, sino alla sorgente stessa della vita : al dono del cuore nuovo e dello spirito nuovo di cui parlano i profeti che pure il fariseo conosce. Entrare nel Regno di Dio non è opera dell'uomo, ma dono di Dio. In questo Regno di libertà entra non chi cerca di conquistarlo, ma chi accetta di essere figlio, chi diventa come un bambino, figlio nel Figlio.Il Battesimo di Gesù, oltre che nell'acqua – che in Giovanni è simbolo della vita- (4,14 – 7,37- 19,34) – sarà nello Spirito, che è fuoco divino di amore. Uno infatti esiste come persona quando è amato . Nasce dalla ferita del cuore di chi lo accoglie e lo lascia entrare in sé, amandolo così com'è, distinto da sé. Uno viene alla luce piena quando lui stesso ama. Le Parole di Gesù a Nicodemo hanno l'intento di operare in noi quel passaggio al cuore nuovo, richiesto dalla legge e promesso dai profeti che vediamo ben descritto ( Filippesi 3) da Paolo che racconta la sua esperienza di uomo della legge che incontra il Signore. “Ciò che è generato dalla carne, è carne...” Carne, in opposizione a spirito, indica ciò che ci accomuna alla terra : l'elemento debole, corruttibile e mortale. Spirito invece è ciò che ci imparenta con Dio : la forza perenne del principio vitale. Sin dall'inizio l'uomo è composto di argilla e di soffio divino (Gen 2,4), di terra e di cielo. La terra non può vivere che di cielo. Gesù chiama “cose terrestri “ quanto ha detto sulla nascita dalla carne e sulla necessità di una nascita dallo Spirito. Infatti ne parlano la legge e i profeti, chiamati terrestri, perché testimoni di quella luce che da sempre è presente, nella creazione e nella storia d'Israele. Essi danno voce al desiderio dello Spirito che è in ogni uomo. Se non si crede a questa voce, non si crede neanche alla Parola, che ci rivela le cose celesti. La legge infatti non è in cielo, ma vicina ad ogni uomo, Le cose celesti invece sono rivelate dal Figlio, disceso dal cielo. Gesù vuol aprire Nicodemo, maestro della legge, al dono dello Spirito, che l'uomo della terra non comprende. In Lui conosciamo la verità di Dio e nostra . Egli ci ama e noi siamo l'amore che Lui ha per noi. Volgendo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, (19,37) ai piedi della croce scopriamo questa verità che ci fa liberi (8,32) e nasciamo dall'alto. “ Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi”. Infatti “Dio è Amore” (1Gv 4,16). “Da dare il Figlio Unigenito” Ci ha dato il Figlio, perché solo in Lui, che ama come è amato, vediamo la nostra identità di figli del Padre. “Non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” Il Figlio ha lo stesso giudizio del Padre. Egli viene con il flagello nel tempio non per giudicare o condannare il mondo peccatore. E' venuto a salvarlo proprio “purificando” il Tempio, sdemonizzando con la Sua Croce l'immagine diabolica che l'uomo ha di Dio e di sé. In Lui innalzato abbiamo la conoscenza vera di Lui e di noi stessi , che la bocca del serpente ci aveva sottratta. Aderire a Lui è la santità e giustizia vera : è vivere del Figlio e da figli, partecipare alla gloria comune del Padre e del Figlio. Per Nicodemo, come per tutti, è lento il travaglio che fa venire alla luce. Giungere alla verità è un cammino di liberazione progressiva, di piccoli passi.. E lo compie la Parola stessa.
RispondiEliminaAntifona
Non ci sia per noi altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.
Egli è nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (Cf. Gal 6,14)
Colletta
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini
con la croce del tuo Figlio unigenito,
concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero,
di ottenere in cielo i frutti della sua redenzione.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
Prima Lettura
Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita.
Dal libro dei Numeri
Nm 21,4b-9
In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Parola di Dio.
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fil 2,6-11
Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 77 (78)
R. Non dimenticate le opere del Signore!
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. R.
Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. R.
Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza. R.
Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia.
Vangelo
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Parola del Signore.
Le Parole dei Papi
Elimina«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,14-15). Ecco la svolta: è arrivato tra noi il serpente che salva: Gesù che, elevato sull’asta della croce, non permette ai serpenti velenosi che ci assalgono di condurci alla morte. Di fronte alle nostre bassezze, Dio ci dona un’altezza nuova: se teniamo lo sguardo rivolto a Gesù, i morsi del male non possono più dominarci, perché Lui, sulla croce, ha preso su di sé il veleno del peccato e della morte e ne ha sconfitto la potenza distruttiva. Ecco che cosa ha fatto il Padre dinanzi al dilagare del male nel mondo; ci ha dato Gesù, che si è fatto vicino a noi come non avremmo mai potuto immaginare: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore» (2 Cor 5,21). Questa è l’infinita grandezza della divina misericordia: Gesù che si è “fatto peccato” a nostro favore, Gesù che sulla croce – potremmo dire – “si è fatto serpente” affinché, guardando a Lui, possiamo resistere ai morsi velenosi dei serpenti maligni che ci assalgono.
Fratelli e sorelle, questa è la strada, la strada della nostra salvezza, della nostra rinascita e risurrezione: guardare a Gesù crocifisso. Da quell’altezza possiamo vedere la nostra vita e la storia dei nostri popoli in modo nuovo. Perché dalla Croce di Cristo impariamo l’amore, non l’odio; impariamo la compassione, non l’indifferenza; impariamo il perdono, non la vendetta. Le braccia allargate di Gesù sono l’abbraccio di tenerezza con cui Dio vuole accoglierci. E ci mostrano la fraternità che siamo chiamati a vivere tra di noi e con tutti. Ci indicano la via, la via cristiana: non quella dell’imposizione e della costrizione, della potenza e della rilevanza, mai quella che impugna la croce di Cristo contro altri fratelli e sorelle per i quali Egli ha dato la vita! È un’altra la via di Gesù, la via della salvezza: è la via dell’amore umile, gratuito e universale, senza “se” e senza “ma”.
(Papa Francesco - Omelia nella Santa Messa a Nur-Sultan, Kazakhstan, 14 settembre 2022)
PAPA Francesco
EliminaANGELUS 14 settembre 2014
Il 14 settembre la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Qualche persona non cristiana potrebbe domandarci: perché “esaltare” la croce? Possiamo rispondere che noi non esaltiamo una croce qualsiasi, o tutte le croci: esaltiamo la Croce di Gesù, perché in essa si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità. È quello che ci ricorda il Vangelo di Giovanni nella liturgia odierna: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito» (3,16). Il Padre ha “dato” il Figlio per salvarci, e questo ha comportato la morte di Gesù, e la morte in croce. Perché? Perché è stata necessaria la Croce? A causa della gravità del male che ci teneva schiavi. La Croce di Gesù esprime tutt’e due le cose: tutta la forza negativa del male, e tutta la mite onnipotenza della misericordia di Dio. La Croce sembra decretare il fallimento di Gesù, ma in realtà segna la sua vittoria. Sul Calvario, quelli che lo deridevano gli dicevano: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce” (cfr Mt 27,40). Ma era vero il contrario: proprio perché era il Figlio di Dio Gesù stava lì, sulla croce, fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre. E proprio per questo Dio ha «esaltato» Gesù (Fil 2,9), conferendogli una regalità universale.
E quando volgiamo lo sguardo alla Croce dove Gesù è stato inchiodato, contempliamo il segno dell’amore, dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la radice della nostra salvezza. Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la speranza. Questo è importante: per mezzo della Croce di Cristo ci è restituita la speranza. La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza.
Mentre contempliamo e celebriamo la santa Croce, pensiamo con commozione a tanti nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo. Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove concretamente i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni. Perciò oggi li ricordiamo e preghiamo in modo particolare per loro.
Sul Calvario, ai piedi della croce, c’era la Vergine Maria (cfr Gv 19,25-27). E’ la Vergine Addolorata, che domani celebreremo nella liturgia. A Lei affido il presente e il futuro della Chiesa, perché tutti sappiamo sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza della Croce di Gesù. Le affido in particolare le coppie di sposi che ho avuto la gioia di unire in matrimonio questa mattina, nella Basilica di San Pietro.
Dopo l'Angelus:
EliminaCari fratelli e sorelle,
domani, nella Repubblica Centroafricana, avrà inizio ufficialmente la Missione voluta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per favorire la pacificazione del Paese e proteggere la popolazione civile, che sta gravemente soffrendo le conseguenze del conflitto in corso. Mentre assicuro l’impegno e la preghiera della Chiesa cattolica, incoraggio lo sforzo della Comunità internazionale, che viene in aiuto dei Centroafricani di buona volontà. Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo; gli opposti schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per l’edificazione del bene comune. Che il Signore accompagni questo lavoro per la pace!
Ieri sono andato a Redipuglia, al Cimitero Austro-Ungarico e al Sacrario. Là ho pregato per i morti a causa della Grande Guerra. I numeri sono spaventosi: si parla di circa 8 milioni di giovani soldati caduti e di circa 7 milioni di persone civili. Questo ci fa capire quanto la guerra sia una pazzia! Una pazzia dalla quale l’umanità non ha ancora imparato la lezione, perché dopo di essa ce n’è stata una seconda mondiale e tante altre che ancora oggi sono in corso. Ma quando impareremo, noi, questa lezione? Invito tutti a guardare Gesù Crocifisso per capire che l’odio e il male vengono sconfitti con il perdono e il bene, per capire che la risposta della guerra fa solo aumentare il male e la morte!
BENEDETTO XVI - Gesù e la Chiesa non si possono separare l'uno dall'altro più di quanto si possano semplicemente identificare. Egli supera sempre infinitamente la Chiesa. Non è stato solo ad opera del Concilio Vaticano II che ci si è palesato ben chiaro che Egli, come Signore della Chiesa, ne costituisce anche la grandezza e il metro di giudizio. Ciò l'ho sempre sperimentato come consolazione e allo stesso tempo come sfida
RispondiEliminaCome consolazione , perché abbiamo sempre saputo che la scrupolosità dei rubricisti e dei legalisti non ha nulla a che fare con Lui, con l'infinita generosità che giunge a noi dalle Parole del Vangelo come una brezza che reca refrigerio e abbatte come un castello di carte ogni devozionismo pedante.
Abbiamo sempre saputo che la vicinanza a Lui è del tutto indipendente dalla dignità ecclesiastica che uno possiede come pure dall'erudizione giuridica o storica. Questo mi ha sempre permesso di guardare alle cose esteriori con la giusta pacatezza, avvertendo sempre irradiarsi dalla figura di Gesù un senso di ottimismo liberante.
Ma d'altro canto non si mai perdere di vista il fatto che Cristo, per molti aspetti, esige molto più di quanto sa pretendere la Chiesa.
Il radicalismo delle Sue Parole trova vera corrispondenza soltanto nel radicalismo di scelte come quelle attuate dall'eremita Antonio, il padre del deserto, o da Francesco d'Assisi nell'accettazione del tutto alla lettera del messaggio del Vangelo... Io so che il Gesù dei Vangeli è il Gesù reale, so che mi posso fidare molto più tranquillamente di Lui che delle più dotte ricostruzioni, e che Egli sopravvivrà a tutte.
Tutta intera l'ampiezza e le diverse sfumature della tradizione Evangelica mi ragguagliano su chi era ed è Gesù. Egli si fa sentire e vedere sempre di nuovo in essa...
A te, Padre Onnipotente,
origine del cosmo e dell'uomo,
per Cristo, il Vivente,
Signore del tempo e della storia,
nello Spirito che santifica l'universo,
la lode, l'onore, la Gloria,
oggi e nei secoli senza fine. Amen! S.Giov. Paolo II
FAUSTI - Nicodemo chiama Gesù “Maestro”. Non è un semplice collega : sa che è venuto da Dio , come Mosè, e, vedendo i segni che compie, conclude che Dio è con Lui.
RispondiEliminaLo riconosce come Maestro e Messia, autenticato da Dio.
Gesù conduce Nicodemo al di là della legge, sino alla sorgente stessa della vita : al dono del cuore nuovo e dello spirito nuovo di cui parlano i profeti che pure il fariseo conosce.
Entrare nel Regno di Dio non è opera dell'uomo, ma dono di Dio.
In questo Regno di libertà entra non chi cerca di conquistarlo, ma chi accetta di essere figlio, chi diventa come un bambino, figlio nel Figlio.Il Battesimo di Gesù, oltre che nell'acqua – che in Giovanni è simbolo della vita- (4,14 – 7,37- 19,34) – sarà nello Spirito, che è fuoco divino di amore.
Uno infatti esiste come persona quando è amato . Nasce dalla ferita del cuore di chi lo accoglie e lo lascia entrare in sé, amandolo così com'è, distinto da sé.
Uno viene alla luce piena quando lui stesso ama. Le Parole di Gesù a Nicodemo hanno l'intento di operare in noi quel passaggio al cuore nuovo, richiesto dalla legge e promesso dai profeti che vediamo ben descritto ( Filippesi 3) da Paolo che racconta la sua esperienza di uomo della legge che incontra il Signore.
“Ciò che è generato dalla carne, è carne...” Carne, in opposizione a spirito, indica ciò che ci accomuna alla terra : l'elemento debole, corruttibile e mortale.
Spirito invece è ciò che ci imparenta con Dio : la forza perenne del principio vitale.
Sin dall'inizio l'uomo è composto di argilla e di soffio divino (Gen 2,4), di terra e di cielo.
La terra non può vivere che di cielo.
Gesù chiama “cose terrestri “ quanto ha detto sulla nascita dalla carne e sulla necessità di una nascita dallo Spirito. Infatti ne parlano la legge e i profeti, chiamati terrestri, perché testimoni di quella luce che da sempre è presente, nella creazione e nella storia d'Israele.
Essi danno voce al desiderio dello Spirito che è in ogni uomo. Se non si crede a questa voce, non si crede neanche alla Parola, che ci rivela le cose celesti.
La legge infatti non è in cielo, ma vicina ad ogni uomo, Le cose celesti invece sono rivelate dal Figlio, disceso dal cielo. Gesù vuol aprire Nicodemo, maestro della legge, al dono dello Spirito, che l'uomo della terra non comprende. In Lui conosciamo la verità di Dio e nostra . Egli ci ama e noi siamo l'amore che Lui ha per noi.
Volgendo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, (19,37) ai piedi della croce scopriamo questa verità che ci fa liberi (8,32) e nasciamo dall'alto.
“ Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi”.
Infatti “Dio è Amore” (1Gv 4,16).
“Da dare il Figlio Unigenito” Ci ha dato il Figlio, perché solo in Lui, che ama come è amato, vediamo la nostra identità di figli del Padre. “Non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” Il Figlio ha lo stesso giudizio del Padre. Egli viene con il flagello nel tempio non per giudicare o condannare il mondo peccatore. E' venuto a salvarlo proprio “purificando” il Tempio, sdemonizzando con la Sua Croce l'immagine diabolica che l'uomo ha di Dio e di sé. In Lui innalzato abbiamo la conoscenza vera di Lui e di noi stessi , che la bocca del serpente ci aveva sottratta. Aderire a Lui è la santità e giustizia vera : è vivere del Figlio e da figli, partecipare alla gloria comune del Padre e del Figlio.
Per Nicodemo, come per tutti, è lento il travaglio che fa venire alla luce. Giungere alla verità è un cammino di liberazione progressiva, di piccoli passi.. E lo compie la Parola stessa.