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mercoledì 8 febbraio 2023

S. GIROLAMO EMILIANI


 

6 commenti:

  1. Antifona
    «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite:
    a chi è come loro appartiene il regno di Dio»,
    dice il Signore. (Mc 10,14)

    Chi osserverà e insegnerà i precetti del Signore
    sarà grande nel regno dei cieli. (Cf. Mt 5,19)


    Colletta
    O Dio, Padre di misericordia,
    che hai dato agli orfani san Girolamo [Emiliani]
    come sostegno e padre,
    concedi a noi per sua intercessione
    di custodire fedelmente lo spirito di adozione,
    per il quale ci chiamiamo e siamo realmente tuoi figli.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden.
    Dal libro della Gènesi
    Gn 2,4b-9.15-17

    Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
    Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.
    Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
    Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 103 (104)
    R. Benedici il Signore, anima mia!
    Benedici il Signore, anima mia!
    Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
    Sei rivestito di maestà e di splendore,
    avvolto di luce come di un manto. R.

    Tutti da te aspettano
    che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
    Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
    apri la tua mano, si saziano di beni. R.

    Togli loro il respiro: muoiono,
    e ritornano nella loro polvere.
    Mandi il tuo spirito, sono creati,
    e rinnovi la faccia della terra. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    La tua parola, Signore, è verità:
    consacraci nella verità. (Cf. Gv 17,17b.a)

    Alleluia.

    Vangelo
    Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo.
    Dal Vangelo secondo Marco
    Mc 7,14-23

    In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro».
    Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
    E diceva: «Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».

    Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Anzitutto, guardarsi dagli ipocriti, cioè stare attenti a non basare la vita sul culto dell’apparenza, dell’esteriorità, sulla cura esagerata della propria immagine. E, soprattutto, stare attenti a non piegare la fede ai nostri interessi. Mai approfittare del proprio ruolo per schiacciare gli altri, mai guadagnare sulla pelle dei più deboli! E vigilare, per non cadere nella vanità, perché non ci succeda di fissarci sulle apparenze, perdendo la sostanza e vivendo nella superficialità. Chiediamoci, ci aiuterà: in quello che diciamo e facciamo, desideriamo essere apprezzati e gratificati oppure rendere un servizio a Dio e al prossimo, specialmente ai più deboli? Vigiliamo sulla falsità del cuore, sull’ipocrisia, che è una pericolosa malattia dell’anima! (Angelus 7 novembre 2021)

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  3. salmo 19 (18)

    I cieli narrano la gloria di Dio,
    e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
    Il giorno al giorno ne affida il messaggio
    e la notte alla notte ne trasmette notizia.
    4 Non è linguaggio e non sono parole,
    di cui non si oda il suono.
    5 Per tutta la terra si diffonde la loro voce
    e ai confini del mondo la loro parola.
    6 Là pose una tenda per il sole
    che esce come sposo dalla stanza nuziale,
    esulta come prode che percorre la via.
    7 Egli sorge da un estremo del cielo
    e la sua corsa raggiunge l’altro estremo:
    nulla si sottrae al suo calore.
    8 La legge del Signore è perfetta,
    rinfranca l’anima;
    la testimonianza del Signore è verace,
    rende saggio il semplice.
    9 Gli ordini del Signore sono giusti,
    fanno gioire il cuore;
    i comandi del Signore sono limpidi,
    danno luce agli occhi.
    10 Il timore del Signore è puro, dura sempre;
    i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
    11 più preziosi dell’oro, di molto oro fino,
    più dolci del miele e di un favo stillante.
    12 Anche il tuo servo in essi è istruito,
    per chi li osserva è grande il profitto.
    13 Le inavvertenze chi le discerne?
    Assolvimi dalle colpe che non vedo.
    14 Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
    perché su di me non abbia potere;
    allora sarò irreprensibile,
    sarò puro dal grande peccato.
    15 Ti siano gradite le parole della mia bocca,
    davanti a te i pensieri del mio cuore.

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  4. GESUITI - Questo richiamo di Gesù all’ascolto da un lato dice la sua infinita pazienza, il suo non darsi per vinto nelle relazioni, non vuole interrompere la relazione, dall’altro quello che sta dicendo è davvero importante, va ascoltato ed inteso bene e da tutti. Quello che dice Gesù è che nulla, che è fuori di noi, entrando in noi ci può rendere impuri, nulla. C’è una bontà nella creazione, come dirà anche al v.19, che denota proprio lo sguardo del Signore sulla creazione, quasi che Gesù ci riportasse allo sguardo delle origini, quando il Signore vedendo il creato, dice: Che bello! Che era cosa bella, che era cosa buona. Questo è lo sguardo del Signore che ci fa vedere che la creazione è buona: allora dov’è l’inghippo? Ricordate che ha dato da mangiare tutto all’uomo, però una pianta no. In realtà è qualcosa che è uscito dalla bocca che è stato l’origine del male, dall’inizio: potevano mangiare tutto fuorché le parole false. Fu qualcosa che uscì dalla bocca del serpente che avvelenò l’uomo. Il male esce dalla bocca, tutte le nostre relazioni sono nella bocca, che parla dal cuore, ovviamente buono o cattivo, quindi il bene e il male vengono da dentro non dalle cose. Lo dirà esplicitamente ai discepoli in casa, ma già qui alla folla Gesù dice questo.
    Che sguardo liberante il Signore dona: poter guardare fuori e vedere il buono. Se solo un po’ ci contagiasse questo sguardo cambierebbe la nostra vita. All’inizio dicevamo che se invece di vedere una persona e giudicarla, cominciassi a vedere almeno immediatamente un lato buono della persona e solo quello, e poi un'altra cosa ancora, e un altro lato buono. È arrivato il messia! Cambia la vita di tutti. Invece di avere quello sguardo che giudica. È detto anche in altri termini circa le cose, circa le persone davvero dobbiamo vedere dei Figli di Dio, altrimenti non siamo Figli di Dio noi.
    Riguardo le cose è ancora più semplice, perché ogni cosa è quello che è: questo è buono o cattivo? Ogni cosa è un mezzo: dipende come la usi. Tutte le cose al mondo non sono né buone, né cattive, sono tutte buone se le usi per condividere con gli altri, cioè le vivi come dono di Dio da condividere coi fratelli; se invece le usi per possederle e privarne gli altri sono cattive, ma perché è cattivo il mio uso, che viene dal cuore.
    Il problema è il cuore indurito, il cuore lontano, non entrano nel cuore, e cosa esce dal cuore? Qui Gesù dice che ciò che esce dall’uomo rende immondo l’uomo, ribadisce il concetto e fa un elenco di cose che escono dall’uomo e lo contaminano. Il Signore guarda dentro

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  5. --> Dal cuore degli uomini che escono le cose che possono contaminare e sono cose che mettono in risalto una relazione malata con gli altri, con il Signore e in parte anche con se stessi. Sarebbe bello analizzare tutte queste cose che escono. I cattivi pensieri riguardano innanzitutto il corpo inteso come sesso (fornicazioni), le cose degli altri, le persone (omicidi), l’adulterio, che corrisponde in qualche modo a qualcosa di simile e poi le malizie, l’avere di più, l’inganno (dolos), poi l’occhio cattivo, che credo sia l’invidia, cioè ti dà fastidio ogni cosa che vedi che non è tua, ogni bene nell’altro. Sono in salita i mali, perché l’invidia è il male più grosso e poi c’è la bestemmia, poi la superbia e poi il male sommo la stupidità, per cui non distingui più il bene dal male. Il vero male è la stupidità, tutti gli altri sono forme di stupidità, cioè di disordine, il non aver capito perché ci sono al mondo queste cose, queste persone
    Questo elenco ci fa riflettere su ciò che ci portiamo dentro. Era partito questo brano da uno sguardo fermo all’apparenza, le mani immonde, le mani impure, e arriva fino al cuore, va dentro di noi.
    Il cammino che fa fare Gesù è questo: dall’apparenza al cuore, in un certo senso qui c’è anche la possibilità nostra: è il cuore quello che conta nella nostra relazione con il Signore - ricordate: le labbra e il cuore lontani -, però questo è un cuore che va purificato, non si è ingenui. Ma soprattutto c’è una grande cosa: che mentre l’occhio dell’inizio scorgeva del male e lo scorgeva negli altri, Gesù ci riporta al nostro cuore e ci fa vedere dove noi siamo chiamati ad essere purificati. Non ci dice che va tutto bene, non ci dice che nel nostro cuore va tutto bene, però ci dice che in questo cuore è possibile la purificazione altrimenti non avrebbero senso le parole di Isaia che ha citato prima Gesù sul cuore lontano. Tra l’altro è molto bello sul cuore Galati 5,22, dove prima ci sono le opere della carne che sono più o meno queste indicate da Gesù e poi il frutto dello Spirito. La differenza qual è?
    Le opere sono cose che tu fai, il frutto invece viene da sé; le opere sono tante e il frutto è uno solo ma ha molti sapori e i vari sapori sono amore, gioia, pace, la ricchezza d’animo, benevolenza, far del bene, fiducia, mitezza, libertà, esattamente il contrario di quella schiavitù al male che abbiamo dentro: il bene e il male dipendono quindi dallo spirito che abbiamo dentro di noi. Quindi il discernimento non è su le cose che hai fatto, ma su qual è lo spirito, se è spirito di amore o di invidia, di pace o inquietudine, di dono e perdono, distinguere dai sentimenti con cui agisci perché puoi fare cose che possono sembrare non buone: puoi essere anche duro qualche volta, apparire anche cattivo, magari è bene che sia così. Oppure puoi fare cose che sembrano buone ma poi servono per conquistare l’altro, per accattivarti l’altro, per renderlo schiavo, per farlo tuo dipendente.
    Non è la cosa che fai, ma è lo spirito…Tra l’altro ho provato a conquistare questi doni uno al giorno, al primo non mi riusciva e passavo al secondo, poi mi sono accorto che se manca uno mancano tutti. È come una gomma: se è bucata è bucata!

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  6. Dalla nobile famiglia degli Emiliani, nasceva in Venezia nel 1486 S. Girolamo. L’infanzia e la giovinezza sua ci sono quasi totalmente ignote e solo nel 1511, quand’ormai ha trent’anni, lo troviamo capitano della repubblica di Venezia.
    La Madonna l’ascoltò, e Girolamo riconoscente tornò in patria totalmente mutato. All’ardor bellicoso di prima aveva sostituito una grande carità verso Dio ed amore verso i poveri.
    Vedendo infatti tanti piccoli abbandonati, perché privi di genitori e di aiuto, pensò di erigere un istituto per soccorrerli nei loro bisogni corporali e spirituali.
    Anime generose, attirate da si nobili virtù, vollero seguire S. Girolamo e così nel paesello di Somasca (Bergamo) egli iniziò la sua Congregazione, fu a Milano, a Pavia ed altrove.
    Passava ammirato e benedetto da tutti. Si ritirò poi definitivamente in Somasca ove terminò la sua beata vita 1’8 febbraio del 1537 a 55 anni.

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