Antifona Li farai principi di tutta la terra; faranno ricordare il tuo nome per tutte le generazioni; i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. (Cf. Sal 44,17-18)
Colletta Difendi, o Signore, la tua Chiesa, che dalla predicazione degli apostoli Pietro e Paolo ha ricevuto il primo annuncio del Vangelo: con il loro aiuto cresca nella fede e nell’amore, sino alla fine dei tempi. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte per le sante e venerande leggi. Dal secondo libro dei Maccabèi 2Mac 6,18-31
In quei giorni, un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia. Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 3
R. Il Signore mi sostiene.
Signore, quanti sono i miei avversari! Molti contro di me insorgono. Molti dicono della mia vita: «Per lui non c’è salvezza in Dio!». R.
Ma tu sei mio scudo, Signore, sei la mia gloria e tieni alta la mia testa. A gran voce grido al Signore ed egli mi risponde dalla sua santa montagna. R.
Io mi corico, mi addormento e mi risveglio: il Signore mi sostiene. Non temo la folla numerosa che intorno a me si è accampata. R.
Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. (1Gv 4,10b)
Alleluia.
Vangelo Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Le Parole dei Papi Lo sguardo di Gesù va oltre i peccati e i pregiudizi; vede la persona con gli occhi di Dio, che non si ferma al male passato, ma intravede il bene futuro; Gesù non si rassegna alle chiusure, ma apre sempre, sempre apre nuovi spazi di vita; non si ferma alle apparenze, ma guarda il cuore. E qui ha guardato il cuore ferito di quest’uomo: ferito dal peccato della cupidigia, da tante cose brutte che aveva fatto questo Zaccheo. Guarda quel cuore ferito e va lì. (PAPA Francesco Angelus 30 ottobre 2016)
Zaccheo vuole vedere Gesù. Qualcosa lo spinge a vederlo. «Corse avanti – dice il Vangelo – e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là» (v. 4). Salì su un sicomoro: Zaccheo, l’uomo che dominava tutto, fa il ridicolo, va sulla strada del ridicolo per vedere Gesù. Pensiamo un po’ cosa accadrebbe se, per esempio, un ministro dell’economia salisse su un albero per guardare un’altra cosa: rischia la beffa. E Zaccheo ha rischiato la beffa per vedere Gesù, ha fatto il ridicolo. Zaccheo, nella sua bassezza, sente il bisogno di cercare un altro sguardo, quello di Cristo. Ancora non lo conosce, ma aspetta qualcuno che lo liberi della sua condizione – moralmente bassa –, che lo faccia uscire dalla palude in cui si trova. Questo è fondamentale: Zaccheo ci insegna che, nella vita, non è mai tutto perduto. Per favore, mai tutto è perduto, mai! Sempre possiamo fare spazio al desiderio di ricominciare, di ripartire, di convertirci. (Papa Francesco - Angelus, 30 ottobre 2022)
FAUSTI – Gerico è la porta di ingresso alla terra promessa, termine del lungo esodo dalla schiavitù alla libertà. Ma i discepoli sono ancora in Egitto, incapaci di compiere, addirittura comprendere, il cammino di Gesù. Ora il Signore passa nelle loro tenebre. E' la notte pasquale, in cui usa misericordia a chi invoca il Suo Nome. Questo cieco è il prototipo dell'illuminato. Sa di non vedere, ascolta bene, grida, entra in dialogo con Gesù, Lo riconosce Messia e Signore, sa cosa chiedere e l'ottiene : alzare gli occhi su di Lui, vedere la Luce che salva e seguirlo. Il racconto parla dell'illuminazione battesimale che fa riconoscere in Gesù, il nazareno che passa, il Figlio di Davide, il Messia, anzi il Signore stesso che ha pietà di me. Gli occhi devono aprirsi per vedere la perla preziosa, e ottenere la sublimità della conoscenza di Lui come Signore (Fil 3,8). Solo così è vinta la tristezza e l'oscurità che tiene lontano da Lui , e nasce la gioia di chi, scoperto il tesoro, ne è conquistato e corre per conquistarlo (Fil 3,12). E' l'ingresso nel Regno , che consiste nell'amare con tutto il cuore Colui che per primo mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal 2,20). In Luca questa è l'unica guarigione di un cieco. In Atti 9 ci presenterà Paolo fariseo illuminato mediante il suo accecamento . Infatti Egli è venuto in questo mondo per “giudicare, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono diventino ciechi.” (Gv 9,39). Così guarisce tutti. Nel discorso inaugurale e nella Sua risposta a Giovanni , Gesù pone la vista ai ciechi come primo segno messianico. E'il sole che sorge per illuminare chi sta nelle tenebre e nell'ombra della morte (1,78...). Il primo miracolo annunciato è l'ultimo compiuto. E' infatti quello definitivo che permette di vedere la salvezza che ci ha già donato. Il centro di questo brano è il Nome di Gesù, luce del mondo (Gv 8,12), la cui invocazione mette in comunione con Lui . Chiamare per nome significa avere un rapporto personale di conoscenza e di amore, da amico ad amico. E' quanto avviene nel battesimo che ci unisce a Lui. Chiamando Lui per Nome, abbiamo il nostro vero nome di creature nuove. In Lui la nostra miseria trova il Volto di Dio che è Misericordia di Padre verso il Figlio.. Come può l'uomo vedere la gloria nell'umiliazione del Figlio dell'uomo, compimento delle Scritture? I nostri occhi, tre volte ciechi davanti ad essa, devono essere guariti. La cecità è l'estremo rifugio del peccato come fuga da Dio. Il bimbo chiude gli occhi e crede di non essere visto! Colui che ha creato la luce, che anzi è la Luce, ora apre l'occhio perché possa contemplarla. Il Battesimo ci dà un'illuminazione reale su Dio, che rimane però al centro del cuore, come un fuoco sepolto sotto la cenere della menzogna antica. Viene ravvivato dallo Spirito, mediante il ricordo costante della Parola, la Liturgia e la preghiera del Nome.
Antifona
RispondiEliminaLi farai principi di tutta la terra;
faranno ricordare il tuo nome per tutte le generazioni;
i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. (Cf. Sal 44,17-18)
Colletta
Difendi, o Signore, la tua Chiesa,
che dalla predicazione degli apostoli Pietro e Paolo
ha ricevuto il primo annuncio del Vangelo:
con il loro aiuto cresca nella fede e nell’amore,
sino alla fine dei tempi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte per le sante e venerande leggi.
Dal secondo libro dei Maccabèi
2Mac 6,18-31
In quei giorni, un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita.
Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro.
Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi».
Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia.
Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui».
In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 3
R. Il Signore mi sostiene.
Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!». R.
Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna. R.
Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata. R.
Acclamazione al Vangelo
EliminaAlleluia, alleluia.
Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati. (1Gv 4,10b)
Alleluia.
Vangelo
Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore.
Le Parole dei Papi
RispondiEliminaLo sguardo di Gesù va oltre i peccati e i pregiudizi; vede la persona con gli occhi di Dio, che non si ferma al male passato, ma intravede il bene futuro; Gesù non si rassegna alle chiusure, ma apre sempre, sempre apre nuovi spazi di vita; non si ferma alle apparenze, ma guarda il cuore. E qui ha guardato il cuore ferito di quest’uomo: ferito dal peccato della cupidigia, da tante cose brutte che aveva fatto questo Zaccheo. Guarda quel cuore ferito e va lì. (PAPA Francesco Angelus 30 ottobre 2016)
Zaccheo vuole vedere Gesù. Qualcosa lo spinge a vederlo. «Corse avanti – dice il Vangelo – e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là» (v. 4). Salì su un sicomoro: Zaccheo, l’uomo che dominava tutto, fa il ridicolo, va sulla strada del ridicolo per vedere Gesù. Pensiamo un po’ cosa accadrebbe se, per esempio, un ministro dell’economia salisse su un albero per guardare un’altra cosa: rischia la beffa. E Zaccheo ha rischiato la beffa per vedere Gesù, ha fatto il ridicolo. Zaccheo, nella sua bassezza, sente il bisogno di cercare un altro sguardo, quello di Cristo. Ancora non lo conosce, ma aspetta qualcuno che lo liberi della sua condizione – moralmente bassa –, che lo faccia uscire dalla palude in cui si trova. Questo è fondamentale: Zaccheo ci insegna che, nella vita, non è mai tutto perduto. Per favore, mai tutto è perduto, mai! Sempre possiamo fare spazio al desiderio di ricominciare, di ripartire, di convertirci. (Papa Francesco - Angelus, 30 ottobre 2022)
FAUSTI – Gerico è la porta di ingresso alla terra promessa, termine del lungo esodo dalla schiavitù alla libertà. Ma i discepoli sono ancora in Egitto, incapaci di compiere, addirittura comprendere, il cammino di Gesù.
RispondiEliminaOra il Signore passa nelle loro tenebre.
E' la notte pasquale, in cui usa misericordia a chi invoca il Suo Nome.
Questo cieco è il prototipo dell'illuminato.
Sa di non vedere, ascolta bene, grida, entra in dialogo con Gesù, Lo riconosce Messia e Signore, sa cosa chiedere e l'ottiene : alzare gli occhi su di Lui, vedere la Luce che salva e seguirlo.
Il racconto parla dell'illuminazione battesimale che fa riconoscere in Gesù, il nazareno che passa, il Figlio di Davide, il Messia, anzi il Signore stesso che ha pietà di me.
Gli occhi devono aprirsi per vedere la perla preziosa, e ottenere la sublimità della conoscenza di Lui come Signore (Fil 3,8).
Solo così è vinta la tristezza e l'oscurità che tiene lontano da Lui , e nasce la gioia di chi, scoperto il tesoro, ne è conquistato e corre per conquistarlo (Fil 3,12).
E' l'ingresso nel Regno , che consiste nell'amare con tutto il cuore Colui che per primo mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal 2,20).
In Luca questa è l'unica guarigione di un cieco.
In Atti 9 ci presenterà Paolo fariseo illuminato mediante il suo accecamento .
Infatti Egli è venuto in questo mondo per “giudicare, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono diventino ciechi.” (Gv 9,39).
Così guarisce tutti. Nel discorso inaugurale e nella Sua risposta a Giovanni , Gesù pone la vista ai ciechi come primo segno messianico. E'il sole che sorge per illuminare chi sta nelle tenebre e nell'ombra della morte (1,78...).
Il primo miracolo annunciato è l'ultimo compiuto.
E' infatti quello definitivo che permette di vedere la salvezza che ci ha già donato.
Il centro di questo brano è il Nome di Gesù, luce del mondo (Gv 8,12), la cui invocazione mette in comunione con Lui . Chiamare per nome significa avere un rapporto personale di conoscenza e di amore, da amico ad amico.
E' quanto avviene nel battesimo che ci unisce a Lui. Chiamando Lui per Nome, abbiamo il nostro vero nome di creature nuove.
In Lui la nostra miseria trova il Volto di Dio che è Misericordia di Padre verso il Figlio..
Come può l'uomo vedere la gloria nell'umiliazione del Figlio dell'uomo, compimento delle Scritture? I nostri occhi, tre volte ciechi davanti ad essa, devono essere guariti.
La cecità è l'estremo rifugio del peccato come fuga da Dio.
Il bimbo chiude gli occhi e crede di non essere visto!
Colui che ha creato la luce, che anzi è la Luce, ora apre l'occhio perché possa contemplarla.
Il Battesimo ci dà un'illuminazione reale su Dio, che rimane però al centro del cuore, come un fuoco sepolto sotto la cenere della menzogna antica.
Viene ravvivato dallo Spirito, mediante il ricordo costante della Parola, la Liturgia e la preghiera del Nome.