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lunedì 24 giugno 2019

NASCITA DI S. GIOVANNI BATTISTA


2 commenti:

  1. LETTURA DEL GIORNO 24 GIUGNO
    Prima Lettura

    Ger 1, 4-10

    Nei giorni del re Giosìa mi fu rivolta questa parola del Signore:
    «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni».
    Risposi: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane».
    Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore.
    Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.

    Vedi, oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare».

    Seconda Lettura

    Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
    1Pt 1, 8-12

    Carissimi, voi amate Gesù Cristo, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.
    Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che preannunciavano la grazia a voi destinata; essi cercavano di sapere quale momento o quali circostanze indicasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che le avrebbero seguite. A loro fu rivelato che, non per se stessi, ma per voi erano servitori di quelle cose che ora vi sono annunciate per mezzo di coloro che vi hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo, mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 1, 5-17

    Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
    Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso.
    Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    “Questi anziani genitori avevano sognato e anche preparato quel giorno, ma ormai non l’aspettavano più: si sentivano esclusi, umiliati, delusi: non avevano figli. Di fronte all’annuncio della nascita di un figlio, Zaccaria era rimasto incredulo, perché le leggi naturali non lo consentivano: erano vecchi, erano anziani; di conseguenza il Signore lo rese muto per tutto il tempo della gestazione. E’ un segnale. Ma Dio non dipende dalle nostre logiche e dalle nostre limitate capacità umane. Bisogna imparare a fidarsi e a tacere di fronte al mistero di Dio e a contemplare in umiltà e silenzio la sua opera, che si rivela nella storia e che tante volte supera la nostra immaginazione”. (Angelus 24 giugno 2018)

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  2. FAUSTI – Il centro del racconto è la questione circa il nome da dare al frutto della promessa fatta a Zaccaria. Il nome indica la persona, il suo unico e irripetibile valore. Uno esiste se e come è chiamato dagli altri . È una relazione di cui il nome è espressione .
    Il vero nome dell'uomo è dato solo da Dio .
    Uno è se stesso nella sua relazione con Lui . Fatto da Lui e per Lui, è chiamato da Lui con un nome ineffabile di amore, che lo fa esistere come è, a Sua immagine e somiglianza.
    Davanti a Lui ha il proprio volto.
    Alla brezza del giorno Dio scendeva a conversare con Adamo (Gen 3,8).
    Allora egli era se stesso, senza nascondimenti, paure o maschere, e cresceva nel proprio nome, il “tu” di Colui che lo chiama e lo fa esistere come “io”.
    Ma poi, dopo il peccato, si nascose al proprio nome e al proprio volto. Divenne fuga e paura.
    Obbedendo alla menzogna del serpente, perse la sua identità e la fece consistere nei suoi terrori.
    Per questo si dice nell'Apocalisse che al vincitore sarà data una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve (Ap 2,17).
    Il salvato riceve nuovamente il mistero profondo del proprio io, secondo la sua immagine particolare di Dio. Al di là di quello proprio di ognuno, c'è un nome comune , quasi cognome di tutta la famiglia umana.Esso è duplice , ce n'è uno falso, è il nostro essere figli del serpente, disgraziati figli dell'ira, generati dalla parola di menzogna cui abbiamo prestato ascolto.
    In Giovanni invece ci viene presentato il nostro vero cognome : Giovanni significa “dono, grazia e amore di Dio”. Il Suo Amore che mi fa grazia di tutto è la mia verità e natura di uomo, sono Suo dono d'amore.
    Il primo dono di Dio a me sono io stesso ; l'ultimo è Lui in persona , che nel Suo Amore diventa me stesso più di quanto lo sia io.
    Il grande mistero del mio nome sarà pienamente svelato solo alla fine nelle nozze con Dio.
    Allora ciascuno riceve quel nome che nessuno ha mai supposto : Dio stesso che si dona e si identifica con lui in Cristo, facendo un'unica carne.

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