Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti: «Ha largheggiato, ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno». Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.
Parola di Dio
> Salmo responsoriale
Sal 111
Beato l’uomo che teme il Signore.
Beato l’uomo che teme il Signore e nei suoi precetti trova grande gioia. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli non vacillerà in eterno: eterno sarà il ricordo del giusto.
Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua fronte s’innalza nella gloria.
Canto al Vangelo (Gv 8,12) Alleluia, alleluia. Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore. Alleluia.
> Vangelo
Gv 12,24-26 Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
PAROLE DEL SANTO PADRE Gesù ha portato nel mondo una speranza nuova e lo ha fatto alla maniera del seme: si è fatto piccolo piccolo, come un chicco di grano; ha lasciato la sua gloria celeste per venire tra noi: è “caduto in terra”. Ma non bastava ancora. Per portare frutto Gesù ha vissuto l’amore fino in fondo, lasciandosi spezzare dalla morte come un seme si lascia spezzare sotto terra. Proprio lì, nel punto estremo del suo abbassamento – che è anche il punto più alto dell’amore – è germogliata la speranza. (Udienza generale, 12 aprile 2017)
S. FAUSTI - Gesù prende un esempio dalla creazione per indicare il mistero della nuova creazione. Egli che è la Parola, Pane e Vita, si paragona al seme di frumento, che esplica la sua forza vitale proprio quando cade nella terra. Il destino del seme, che produce secondo la sua specie, è lo stesso del Figlio dell'uomo , come il seme cade nella terra , muore e porta molto frutto, così Gesù, innalzato dalla terra, attira a sé tutti gli uomini e comunica loro la sua vita di Figlio. Se non amasse i fratelli, perderebbe la sua identità di figlio. Lo stesso vale per ogni uomo, creato in Lui. L'egoismo è sterile , il seme che volesse conservarsi , resterebbe solo e perderebbe la sua qualità di seme : non comunicherebbe vita. Questo vale per ogni uomo :l'egoista, attaccato alla propria vita , si ripiega su di sè e resta solo. Perde la sua vita, perché la vita è relazione e amore. Chi vuol trattenere il respiro , muore soffocato. Si vive perché si inspira e si espira : la vita circola in quanto ricevuta e data per amore. La vita infatti è amore : si realizza nel dono di sé. Servire è l'espressione concreta dell'amore : l'amore è servo della vita. Chi non ama è schiavo della morte. Gesù invita chi vuol diventare come lui a seguire lui, facendo il Suo stesso cammino La dimora di Gesù è il Padre, che ama il Figlio e tanto ama il mondo da dare il Figlio (3,16). Anche noi siamo chiamati a dimorare nel Padre mediante l'amore. L'amore fa chi ama casa dell'amato . Uno abita dove sta con il suo cuore più che con il suo corpo.Seguendo Gesù che si fa servo, anche noi siamo dove è lui : viviamo come lui nel Padre e viceversa. Chi si fa servo , è onorato dal Padre come figlio. Chi ama e serve fino a dare la vita, ha vinto la morte e ha la vita : riceve quel nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, Vescovo Fu ministro del sangue di Cristo
Oggi la chiesa di Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo, giorno in cui egli rigettò il mondo del male. Lo calpestò quando incrudeliva rabbiosamente contro di lui e lo disprezzò quando lo allettava con le sue lusinghe. In un caso e nell'altro sconfisse satana che gli suscitava contro la persecuzione. San Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Ivi era ministro del sangue di Cristo e là, per il nome di Cristo, versò il suo sangue. Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero della morte del Signore, dicendo: «Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3, 16). Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L'ha compreso e messo in pratica. E davvero contraccambiò quanto aveva ricevuto in tale mensa. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte. Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell'imitazione di Cristo, che «patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (1 Pt 2, 21). Con questa frase sembra quasi che l'apostolo Pietro abbia voluto dire che Cristo patì solamente per coloro che seguono le sue orme, e che la passione di Cristo giova solo a coloro che lo seguono. I santi martiri lo hanno seguito fino all'effusione del sangue, fino a rassomigliargli nella passione. Lo hanno seguito i martiri, ma non essi soli. Infatti, dopo che essi passarono, non fu interrotto il ponte; né si è inaridita la sorgente, dopo che essi hanno bevuto. Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l'edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna persona deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: «Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4). Dunque cerchiamo di capire in che modo, oltre all'effusione del sangue, oltre alla prova della passione, il cristiano debba seguire il Maestro. L'Apostolo, parlando di Cristo Signore, dice: «Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». Quale sublimità! «Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso» (Fil 2, 7-8). Quale abbassamento! Cristo si è umiliato: eccoti, o cristiano l'esempio da imitare. Cristo si è fatto ubbidiente: perché tu ti insuperbisci? Dopo aver percorso tutti i gradi di questo abbassamento, dopo aver vinto la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo l'Apostolo che dice: «Se siete risorti in Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3, 1).
Prima lettura
RispondiElimina2Cor 9,6-10
Dio ama chi dona con gioia.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.
Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:
«Ha largheggiato, ha dato ai poveri,
la sua giustizia dura in eterno».
Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.
Parola di Dio
>
Salmo responsoriale
Sal 111
Beato l’uomo che teme il Signore.
Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.
Canto al Vangelo (Gv 8,12)
Alleluia, alleluia.
Chi segue me, non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita, dice il Signore.
Alleluia.
>
Vangelo
Gv 12,24-26
Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
Parola del Signore
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaGesù ha portato nel mondo una speranza nuova e lo ha fatto alla maniera del seme: si è fatto piccolo piccolo, come un chicco di grano; ha lasciato la sua gloria celeste per venire tra noi: è “caduto in terra”. Ma non bastava ancora. Per portare frutto Gesù ha vissuto l’amore fino in fondo, lasciandosi spezzare dalla morte come un seme si lascia spezzare sotto terra. Proprio lì, nel punto estremo del suo abbassamento – che è anche il punto più alto dell’amore – è germogliata la speranza. (Udienza generale, 12 aprile 2017)
S. FAUSTI - Gesù prende un esempio dalla creazione per indicare il mistero della nuova creazione.
RispondiEliminaEgli che è la Parola, Pane e Vita, si paragona al seme di frumento, che esplica la sua forza vitale proprio quando cade nella terra. Il destino del seme, che produce secondo la sua specie, è lo stesso del Figlio dell'uomo , come il seme cade nella terra , muore e porta molto frutto, così Gesù, innalzato dalla terra, attira a sé tutti gli uomini e comunica loro la sua vita di Figlio.
Se non amasse i fratelli, perderebbe la sua identità di figlio.
Lo stesso vale per ogni uomo, creato in Lui. L'egoismo è sterile , il seme che volesse conservarsi , resterebbe solo e perderebbe la sua qualità di seme : non comunicherebbe vita. Questo vale per ogni
uomo :l'egoista, attaccato alla propria vita , si ripiega su di sè e resta solo. Perde la sua vita, perché la vita è relazione e amore. Chi vuol trattenere il respiro , muore soffocato. Si vive perché si inspira e si espira : la vita circola in quanto ricevuta e data per amore.
La vita infatti è amore : si realizza nel dono di sé.
Servire è l'espressione concreta dell'amore : l'amore è servo della vita. Chi non ama è schiavo della morte.
Gesù invita chi vuol diventare come lui a seguire lui, facendo il Suo stesso cammino La dimora di Gesù è il Padre, che ama il Figlio e tanto ama il mondo da dare il Figlio (3,16).
Anche noi siamo chiamati a dimorare nel Padre mediante l'amore.
L'amore fa chi ama casa dell'amato . Uno abita dove sta con il suo cuore più che con il suo corpo.Seguendo Gesù che si fa servo, anche noi siamo dove è lui : viviamo come lui nel Padre e viceversa.
Chi si fa servo , è onorato dal Padre come figlio. Chi ama e serve fino a dare la vita, ha vinto la morte e ha la vita : riceve quel nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, Vescovo
RispondiEliminaFu ministro del sangue di Cristo
Oggi la chiesa di Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo, giorno in cui egli rigettò il mondo del male. Lo calpestò quando incrudeliva rabbiosamente contro di lui e lo disprezzò quando lo allettava con le sue lusinghe. In un caso e nell'altro sconfisse satana che gli suscitava contro la persecuzione.
San Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Ivi era ministro del sangue di Cristo e là, per il nome di Cristo, versò il suo sangue.
Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero della morte del Signore, dicendo: «Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3, 16). Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L'ha compreso e messo in pratica. E davvero contraccambiò quanto aveva ricevuto in tale mensa. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.
Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell'imitazione di Cristo, che «patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (1 Pt 2, 21). Con questa frase sembra quasi che l'apostolo Pietro abbia voluto dire che Cristo patì solamente per coloro che seguono le sue orme, e che la passione di Cristo giova solo a coloro che lo seguono. I santi martiri lo hanno seguito fino all'effusione del sangue, fino a rassomigliargli nella passione. Lo hanno seguito i martiri, ma non essi soli. Infatti, dopo che essi passarono, non fu interrotto il ponte; né si è inaridita la sorgente, dopo che essi hanno bevuto.
Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l'edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna persona deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: «Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4).
Dunque cerchiamo di capire in che modo, oltre all'effusione del sangue, oltre alla prova della passione, il cristiano debba seguire il Maestro. L'Apostolo, parlando di Cristo Signore, dice: «Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». Quale sublimità!
«Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso» (Fil 2, 7-8). Quale abbassamento!
Cristo si è umiliato: eccoti, o cristiano l'esempio da imitare. Cristo si è fatto ubbidiente: perché tu ti insuperbisci? Dopo aver percorso tutti i gradi di questo abbassamento, dopo aver vinto la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo l'Apostolo che dice: «Se siete risorti in Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3, 1).