O Dio, che in san Giovanni Bosco hai dato alla tua Chiesa un padre e un maestro dei giovani, suscita anche in noi la stessa fiamma di carità a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli. Per il nostro Signore...
Prima Lettura Fil 4,4-9
Ciò che è virtù e merita lode sia oggetto dei vostri pensieri.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.
Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
Salmo Responsoriale Dal Salmo 33 Buono è il Signore, Dio della gioia.
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.
L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono. I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Canto al Vangelo Cf Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli.
Alleluia. Vangelo Mt 18,1-5
Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me»
Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, e obbligarli fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere.
Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E’ certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza e alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne a ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l’aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi
scandalo, e in molti la Santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti e umili di cuore (4r.Mt 11,29).
Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell’animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l’avvenire, e allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall’altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere, del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori e unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù.
FAUSTI - “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli” Così esordisce il quarto discorso di Gesù sulla comunità che è ambientata nella casa di Cafarnao. La Parola del Figlio, rivelata sul monte, proclamata nella missione e spiegata nelle parabole, si realizza nella comunità dei fratelli . Il regno del Padre si compie nella fraternità dei Suoi figli. Nel rapporto con l'altro si vive quello con l'Altro, nel rapporto con il fratello quello con il Padre. La comunità cristiana non è formata da persone esemplari o eccezionali, ma da piccoli e perduti, da peccatori perdonati che a loro volta perdonano. La sua forza è la preghiera rivolta al Padre nel Nome di Gesù, sempre presente in mezzo ai Suoi. Questa comunità che ci accoglie come Lui ci ha accolti, è il vero tributo che dobbiamo e possiamo rendere a Dio : è la fraternità, presenza del Figlio e del Padre nello Spirito, salvezza di ogni uomo. Ciò che unisce nello stare insieme non è la bravura reale o presunta, ma la piccolezza accolta nel Figlio. Ciò che mantiene l'unione non è l'accordo impeccabile e perfetto, ma il perdono costantemente ricevuto e accordato. Il fine dell'azione del figlio è la comunità, dove siamo fratelli perché figli e figli perché fratelli. Essa è il Regno stesso di Dio in terra . La fraternità, aperta a tutti mostra al mondo che Dio è Padre. Nella Comunità è impegnato cielo e terra. Da una parte ci sono il Padre con i Suoi Angeli e il Figlio con il Suo Spirito, dall'altra gli uomini, così come sono, con le loro piccolezze, scandali, smarrimenti e peccati. In casa c'è di tutto, non si presuppone né persone migliori né un mondo migliore. Il male non ostacola il bene , ne esplica anzi tutta la potenzialità . Ogni miseria si fa luogo della misericordia. Il Salmo 131 parla del credente come di un bimbo svezzato in braccio a sua madre.Il bimbo svezzato non brama più il seno materno, ma la sicurezza dolce dell'abbraccio. Solo così vive in pace e si realizza. Diversamente il suo cuore si inorgoglisce , il suo sguardo si leva con superbia,in cerca di cose sempre superiori alle sue forze,inquieto e angosciato come un vecchio pieno di desideri insoddisfatti in braccio alla morte, che dispera ora e sempre. Bambini a questo modo non si nasce, ma si diventa con una lenta maturazione psicologica e spirituale. Mentre il piccolo cresce, invecchia e muore, Gesù ci propone di crescere in piccolezza , di ringiovanire e di rinascere alla vita di figli, nelle braccia del Padre che è Madre. Il bambino è bisognoso di accoglienza, atto fondamentale dell'amore.E' quanto fa la madre, che gli permette di vivere in sé.Dio è innanzitutto Madre, e ciascuno di noi chiamato a diventare come Lui, materno nei confronti dell'altro. Accogliere è “concepire” l'altro . È una vita in più che do a lui e che ho dentro di me. Uno è in quanto è accolto, e in quanto accolto diventa accogliente . Esiste nella sua forma piena e divina in quanto fa vivere l'altro. Accogliere è la vera grandezza di chi si fa piccolo per lasciare in sé spazio all'altro . È un restringersi che in realtà è un dilatarsi. Lui, il più grande, si è fatto il più piccolo di tutti in modo che, accogliendo l'ultimo, accogliamo Lui, il Signore che ci salva. Il nostro accogliere i più piccoli è salvezza nostra perché accoglienza del Figlio.
A Torino san Giovànni Bosco, Confessore, Fondatore della Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, insigne per lo zelo delle anime e la propagazione della fede, ascritto dal Papa Pio undecimo nei fasti dei Santi. PREGHIERA. O Dio, che suscitasti il beato confessore Giovanni per l'insegnamento cristiano e per trattenere la gioventù nella via della verità., e per suo mezzo radunasti una nuova famiglia nella Chiesa. concedici che a suo esempio e intercessione, infiammati di zelo per la tua gloria e la salute delle anime, possiamo nel cielo essere partecipi del suo gaudio.
Sal 33,11.6a
RispondiEliminaVenite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
Guardate a lui, e sarete raggianti.
O Dio, che in san Giovanni Bosco hai dato alla tua Chiesa un padre e un maestro dei giovani, suscita anche in noi la stessa fiamma di carità a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli. Per il nostro Signore...
Prima Lettura Fil 4,4-9
Ciò che è virtù e merita lode sia oggetto dei vostri pensieri.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.
Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
Salmo Responsoriale Dal Salmo 33
Buono è il Signore, Dio della gioia.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Canto al Vangelo Cf Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli.
Alleluia.
Vangelo Mt 18,1-5
Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me»
Imitare Gesù e lasciarsi guidare dall'amore
RispondiEliminaDalle «Lettere di san Giovanni Bosco
Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, e obbligarli fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere.
Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E’ certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza e alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne a ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l’aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi
scandalo, e in molti la Santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti e umili di cuore (4r.Mt 11,29).
Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell’animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l’avvenire, e allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall’altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere, del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori e unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù.
FAUSTI - “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli” Così esordisce il quarto discorso di Gesù sulla comunità che è ambientata nella casa di Cafarnao. La Parola del Figlio, rivelata sul monte, proclamata nella missione e spiegata nelle parabole, si realizza nella comunità dei fratelli . Il regno del Padre si compie nella fraternità dei Suoi figli.
RispondiEliminaNel rapporto con l'altro si vive quello con l'Altro, nel rapporto con il fratello quello con il Padre.
La comunità cristiana non è formata da persone esemplari o eccezionali, ma da piccoli e perduti, da peccatori perdonati che a loro volta perdonano.
La sua forza è la preghiera rivolta al Padre nel Nome di Gesù, sempre presente in mezzo ai Suoi.
Questa comunità che ci accoglie come Lui ci ha accolti, è il vero tributo che dobbiamo e possiamo
rendere a Dio : è la fraternità, presenza del Figlio e del Padre nello Spirito, salvezza di ogni uomo.
Ciò che unisce nello stare insieme non è la bravura reale o presunta, ma la piccolezza accolta nel Figlio. Ciò che mantiene l'unione non è l'accordo impeccabile e perfetto, ma il perdono costantemente ricevuto e accordato.
Il fine dell'azione del figlio è la comunità, dove siamo fratelli perché figli e figli perché fratelli.
Essa è il Regno stesso di Dio in terra . La fraternità, aperta a tutti mostra al mondo che Dio è Padre.
Nella Comunità è impegnato cielo e terra. Da una parte ci sono il Padre con i Suoi Angeli e il Figlio con il Suo Spirito, dall'altra gli uomini, così come sono, con le loro piccolezze, scandali, smarrimenti e peccati.
In casa c'è di tutto, non si presuppone né persone migliori né un mondo migliore. Il male non ostacola il bene , ne esplica anzi tutta la potenzialità . Ogni miseria si fa luogo della misericordia.
Il Salmo 131 parla del credente come di un bimbo svezzato in braccio a sua madre.Il bimbo svezzato non brama più il seno materno, ma la sicurezza dolce dell'abbraccio. Solo così vive in pace e si realizza.
Diversamente il suo cuore si inorgoglisce , il suo sguardo si leva con superbia,in cerca di cose sempre superiori alle sue forze,inquieto e angosciato come un vecchio pieno di desideri insoddisfatti in braccio alla morte, che dispera ora e sempre.
Bambini a questo modo non si nasce, ma si diventa con una lenta maturazione psicologica e spirituale. Mentre il piccolo cresce, invecchia e muore, Gesù ci propone di crescere in piccolezza , di ringiovanire e di rinascere alla vita di figli, nelle braccia del Padre che è Madre.
Il bambino è bisognoso di accoglienza, atto fondamentale dell'amore.E' quanto fa la madre, che gli permette di vivere in sé.Dio è innanzitutto Madre, e ciascuno di noi chiamato a diventare come Lui, materno nei confronti dell'altro.
Accogliere è “concepire” l'altro .
È una vita in più che do a lui e che ho dentro di me.
Uno è in quanto è accolto, e in quanto accolto diventa accogliente . Esiste nella sua forma piena e divina in quanto fa vivere l'altro.
Accogliere è la vera grandezza di chi si fa piccolo per lasciare in sé spazio all'altro .
È un restringersi che in realtà è un dilatarsi.
Lui, il più grande, si è fatto il più piccolo di tutti in modo che, accogliendo l'ultimo, accogliamo Lui, il Signore che ci salva. Il nostro accogliere i più piccoli è salvezza nostra perché accoglienza del Figlio.
https://www.youtube.com/watch?v=w7ysQR-d1Zw https://www.youtube.com/watch?v=tdrBhZWYYvU
RispondiEliminaA Torino san Giovànni Bosco, Confessore, Fondatore della Società Salesiana e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, insigne per lo zelo delle anime e la propagazione della fede, ascritto dal Papa Pio undecimo nei fasti dei Santi.
RispondiEliminaPREGHIERA. O Dio, che suscitasti il beato confessore Giovanni per l'insegnamento cristiano e per trattenere la gioventù nella via della verità., e per suo mezzo radunasti una nuova famiglia nella Chiesa. concedici che a suo esempio e intercessione, infiammati di zelo per la tua gloria e la salute delle anime, possiamo nel cielo essere partecipi del suo gaudio.