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domenica 1 gennaio 2023

S. BASILIO MAGNO E S. GREGORIO NAZIANZENO VESCOVI E DOTTORI DELLA CHIESA


 

4 commenti:

  1. Antifona
    I popoli parlino della sapienza dei santi,
    e l’assemblea ne celebri la lode; il loro nome vivrà per sempre. (Cf. Sir 44,15.14)
    O Dio, che hai illuminato la tua Chiesa
    con gli esempi e gli insegnamenti
    dei santi vescovi Basilio e Gregorio,
    donaci uno spirito umile per conoscere la tua verità
    e attuarla fedelmente nella carità fraterna.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.



    Prima Lettura
    Quello che avete udito da principio rimanga in voi.
    Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
    1Gv 2,22-28

    Figlioli, chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
    Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi. E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito.
    E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà e non veniamo da lui svergognati alla sua venuta.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 97 (98)
    R. Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.
    Cantate al Signore un canto nuovo,
    perché ha compiuto meraviglie.
    Gli ha dato vittoria la sua destra
    e il suo braccio santo. R.

    Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
    agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
    Egli si è ricordato del suo amore,
    della sua fedeltà alla casa d'Israele. R.

    Tutti i confini della terra hanno veduto
    la vittoria del nostro Dio.
    Acclami il Signore tutta la terra,
    gridate, esultate, cantate inni! R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
    aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti,
    ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi
    per mezzo del Figlio. (Eb 1,1-2)

    Alleluia.

    Vangelo
    Dopo di me verrà uno che è prima di me.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 1,19-28

    Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
    Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
    Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

    Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Le angosce, le difficoltà e le sofferenze attraversano la vita di ciascuno, tutti noi le conosciamo; e tante volte la realtà che ci circonda sembra essere inospitale e arida, simile al deserto nel quale risuonava la voce di Giovanni Battista, come ricorda il Vangelo di oggi (Gv 1,23). Ma proprio le parole del Battista rivelano che la nostra gioia poggia su una certezza, che questo deserto è abitato: «In mezzo a voi – dice – sta uno che voi non conoscete» (v. 26). Si tratta di Gesù, l’inviato del Padre che viene, come sottolinea Isaia, «a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore» (61,1-2). […] Egli è venuto sulla terra per ridare agli uomini la dignità e la libertà dei figli di Dio, che solo Lui può comunicare, e a dare la gioia per questo. (Angelus, 17 dicembre 2017)

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  3. FAUSTI – Il testo precedente è sulla Parola, questo sulla testimonianza, che dà voce alla Parola qui e ora. Al prologo poetico segue un prologo narrativo , in forma di processo, con interrogatorio e risposte. In esso entrano in scena i personaggi del dramma. Da una parte ci sono i protagonisti e dall'altra gli antagonisti della Parola . Da una parte Giovanni e Gesù, rispettivamente il testimone della Parola e la Parola testimoniata – l'uomo davanti a Dio e Dio davanti all'uomo – e dall'altra giudei, sacerdoti, leviti e farisei, il potere dominante, avversario della Parola.
    Questo processo, che inizia qui contro il Battista, continuerà contro Gesù e poi contro i suoi discepoli. E' lo stesso che si svolge all'interno di chi, ascoltando la parola, si trova nella situazione di essere suo avversario o suo testimone, chiamato a decidersi tra menzogna e verità, schiavitù e libertà, tenebra e luce, vita e morte. Gli altri sinottici descrivono Giovanni con maggiori dettagli. Qui tutto è essenzializzato , con il risultato di farne il tipico rappresentante della Parola : la attende, la intuisce presente, gli è rivelata in Gesù, la riconosce e la indica agli altri.
    In lui vediamo il cammino che porta alla scoperta del Logos diventato carne, con le disposizioni necessarie per incontrare il Figlio unigenito, narratore del Padre ai fratelli, compimento di ogni promessa di Dio per gli uomini.
    Giovanni è l’Israele che crede nel Dio che promette e sa che c’è un compimento alla Sua promessa. E’ innanzitutto uno che cerca. Non si accontenta però del suo cercare – sarebbe una frustrazione- ma trova ciò che desidera e comunica agli altri la gioia della sua scoperta.
    Il testimone è spirito libero, in contraddizione con la mentalità dominante. E’ una coscienza inquieta e lucida , in ricerca della verità , una volta che l’ha trovata , la vive e proclama, anticipando ciò che, presto o tardi, sarà accolto pure dagli altri. Non dice “Io sono”, riservato nel Vangelo a Gesù, bensì “Io, voce”. Dopo la triplice negazione, il suo “io”, la sua identità, è essere “voce” che grida la “Parola” della quale è testimone. Giovanni presta voce all’attesa sia di Israele, sia di tutta l’umanità in cerca della sua luce. Ogni grido d’uomo, che non ha cessato di sperare, trova in lui la propria voce.
    La voce prepara la Via del Signore attraverso la quale noi andiamo a Lui ed Egli viene a noi.
    Giovanni è inviato per battezzare ; solo dopo capirà il perché profondo. Egli proclama “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Il suo battesimo può rientrare in un simbolismo religioso comune . Immergersi e uscire dall'acqua significa morire a una vita morta per rinascere a un'esistenza bella e giusta. Se l'immergersi esprime la realtà della morte, l'emergere esprime il desiderio di vita. La stessa coscienza di morte e di ingiustizia è già protesta contro l'ingiustizia e la morte, aspirazione a una vita piena e giusta.
    Con il suo battesimo Giovanni intende preparare quello del Messia, che battezzerà nello Spirito.”In mezzo a voi sta colui che voi non conoscete” Nel mondo c'è sempre una presenza dell'Ignoto che attende di rivelarsi. Giovanni la richiama a tutti.

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  4. Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, detto Magno per dottrina e sapienza, insegnò ai suoi monaci la meditazione delle Scritture e il lavoro nell’obbedienza e nella carità fraterna e ne disciplinò la vita con regole da lui stesso composte; istruì i fedeli con insigni scritti e rifulse per la cura pastorale dei poveri e dei malati; morì il primo di gennaio. Gregorio, suo amico, vescovo di Sásima, quindi di Costantinopoli e infine di Nazianzo, difese con grande ardore la divinità del Verbo e per questo motivo fu chiamato anche il Teologo. Si rallegra la Chiesa nella comune memoria di così grandi dottori.

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