Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele - poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza - e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 138) R: Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda. Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando mi siedo e quando mi alzo. Intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. R.
Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Tio ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda. R.
Meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. R.
Seconda Lettura
Dagli Atti degli Apostoli At 13, 22-26
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiòchia di Pisìdia,] Paolo diceva:
«Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri".
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali".
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,57-66.80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
PAROLE DEL SANTO PADRE E ora che l’evento si compie, ora che Elisabetta e Zaccaria sperimentano che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37), grande è la loro gioia. L’odierna pagina evangelica (Lc 1,57-66.80) annuncia la nascita e poi si sofferma sul momento dell’imposizione del nome al bambino. Elisabetta sceglie un nome estraneo alla tradizione di famiglia e dice: «Si chiamerà Giovanni» (v. 60), dono gratuito e ormai inatteso, perché Giovanni significa “Dio ha fatto grazia”. E questo bambino sarà araldo, testimone della grazia di Dio per i poveri che aspettano con umile fede la sua salvezza. (Angelus, 24 giugno 2018)
FAUSTI – Il centro del racconto è il nome da dare al bimbo, frutto della promessa fatta a Zaccaria. Il nome indica la persona, il suo unico e irripetibile valore. Uno esiste se e come è chiamato dagli altri : è una relazione di cui il nome è espressione. Il vero nome dell'uomo è dato solo da Dio. Uno è se stesso nella sua relazione con Lui : fatto da Lui e per Lui,è chiamato da Lui con un nome ineffabile di amore, che lo fa esistere come è, a Sua immagine e somiglianza. Davanti a Lui ha il proprio volto. Il venire alla luce è sempre il compimento di un disegno d'amore. Di questo Luca vuol rendere cosciente il cristiano che viene dal paganesimo e concepisce la vita sospesa nel nulla eterno. Il Signore mi ha disegnato con amore “ sul palmo della Sua mano” (Is 49,16), fin “dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome” (Is 49,1), prima di ogni altro “Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre” (Sal 139,13). Per questo il figlio non porterà il nome del padre nella carne (Zaccaria) ma “ si chiamerà Giovanni (= dono di Dio)”, di chi lo ha fatto in nome della Sua Parola di promessa. Il nome del figlio viene direttamente da Dio, perchè ogni persona è dono, grazia e amore Suo. Al di là di quello proprio di ognuno, c'è un nome comune, quasi cognome di tutta la famiglia umana . Esso è duplice , ce n'è uno falso . È il nostro essere figli del serpente, disgraziati figli dell'ira (Ef 2,3), generati dalla parola di menzogna cui abbiamo prestato ascolto (G v 8,43). In Giovanni invece ci viene presentato il nostro vero cognome:”dono, grazia, amore di Dio”. Il Suo Amore che mi fa grazia di tutto è la mia verità e natura di uomo: sono Suo dono d'Amore. Il primo dono di Dio a me sono io stesso ; l'ultimo è Lui in persona, che nel Suo Amore diventa me stesso più di quanto non lo sia io.. Sia la madre che il padre sono solo progenitori : fanno le veci di Dio, che è insieme Padre e Madre, necessario principio di vita e sorgente di libertà. Il padre resta muto fin quando non sarà dato il nome vero. Se a Zaccaria parlano con segni, significa che non solo è muto,ma anche sordo.E' muto proprio perchè è stato sordo alla Parola di Dio, non ha creduto alla sua promessa. Anche se muto, Zaccaria può tuttavia scrivere il vero nome su una tavoletta, obbedendo alla Parola di Dio che l'Angelo gli aveva comunicato. E' vero che non c'è nessuno della parentela che porta il nome Giovanni. Davanti a questo nome inatteso “si stupirono tutti”. Quale meraviglia per tutti scoprire la propria identità! Ora la bocca di Zaccaria può aprirsi come si aprì il cielo al Battesimo di Cristo (3,21). Si scioglie la sua lingua inceppata nell'incredulità. Ora può “bene-dire” Colui che dà ogni bene! Il silenzio diventa canto di lode! (Benedictus!).
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Prima Lettura
RispondiEliminaDal libro del profeta Isaìa
Is 49,1-6
Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all'ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua farètra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
- poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza -
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d'Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all'estremità della terra».
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 138)
R: Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando mi siedo e quando mi alzo.
Intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie. R.
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Tio ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda. R.
Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra. R.
Seconda Lettura
Dagli Atti degli Apostoli
At 13, 22-26
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiòchia di Pisìdia,] Paolo diceva:
«Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri".
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali".
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,57-66.80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaE ora che l’evento si compie, ora che Elisabetta e Zaccaria sperimentano che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37), grande è la loro gioia. L’odierna pagina evangelica (Lc 1,57-66.80) annuncia la nascita e poi si sofferma sul momento dell’imposizione del nome al bambino. Elisabetta sceglie un nome estraneo alla tradizione di famiglia e dice: «Si chiamerà Giovanni» (v. 60), dono gratuito e ormai inatteso, perché Giovanni significa “Dio ha fatto grazia”. E questo bambino sarà araldo, testimone della grazia di Dio per i poveri che aspettano con umile fede la sua salvezza. (Angelus, 24 giugno 2018)
FAUSTI – Il centro del racconto è il nome da dare al bimbo, frutto della promessa fatta a Zaccaria.
RispondiEliminaIl nome indica la persona, il suo unico e irripetibile valore.
Uno esiste se e come è chiamato dagli altri : è una relazione di cui il nome è espressione.
Il vero nome dell'uomo è dato solo da Dio. Uno è se stesso nella sua relazione con Lui : fatto da Lui e per Lui,è chiamato da Lui con un nome ineffabile di amore, che lo fa esistere come è, a Sua immagine e somiglianza. Davanti a Lui ha il proprio volto.
Il venire alla luce è sempre il compimento di un disegno d'amore.
Di questo Luca vuol rendere cosciente il cristiano che viene dal paganesimo e concepisce la vita sospesa nel nulla eterno.
Il Signore mi ha disegnato con amore “ sul palmo della Sua mano” (Is 49,16), fin “dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome” (Is 49,1), prima di ogni altro “Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre” (Sal 139,13).
Per questo il figlio non porterà il nome del padre nella carne (Zaccaria) ma “ si chiamerà Giovanni (= dono di Dio)”, di chi lo ha fatto in nome della Sua Parola di promessa.
Il nome del figlio viene direttamente da Dio, perchè ogni persona è dono, grazia e amore Suo.
Al di là di quello proprio di ognuno, c'è un nome comune, quasi cognome di tutta la famiglia umana . Esso è duplice , ce n'è uno falso . È il nostro essere figli del serpente, disgraziati figli dell'ira (Ef 2,3), generati dalla parola di menzogna cui abbiamo prestato ascolto (G v 8,43).
In Giovanni invece ci viene presentato il nostro vero cognome:”dono, grazia, amore di Dio”.
Il Suo Amore che mi fa grazia di tutto è la mia verità e natura di uomo: sono Suo dono d'Amore.
Il primo dono di Dio a me sono io stesso ; l'ultimo è Lui in persona, che nel Suo Amore diventa me stesso più di quanto non lo sia io..
Sia la madre che il padre sono solo progenitori : fanno le veci di Dio, che è insieme Padre e Madre, necessario principio di vita e sorgente di libertà.
Il padre resta muto fin quando non sarà dato il nome vero. Se a Zaccaria parlano con segni, significa che non solo è muto,ma anche sordo.E' muto proprio perchè è stato sordo alla Parola di Dio, non ha creduto alla sua promessa. Anche se muto, Zaccaria può tuttavia scrivere il vero nome su una tavoletta, obbedendo alla Parola di Dio che l'Angelo gli aveva comunicato.
E' vero che non c'è nessuno della parentela che porta il nome Giovanni.
Davanti a questo nome inatteso “si stupirono tutti”. Quale meraviglia per tutti scoprire la propria identità! Ora la bocca di Zaccaria può aprirsi come si aprì il cielo al Battesimo di Cristo (3,21).
Si scioglie la sua lingua inceppata nell'incredulità.
Ora può “bene-dire” Colui che dà ogni bene!
Il silenzio diventa canto di lode! (Benedictus!).
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
RispondiElimina«Benedetto il Signore, Dio d'Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall'alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell'ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».