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giovedì 18 giugno 2020

SANTISSIMO CUORE DI GESU'

4 commenti:

  1. LETTURA DEL GIORNO
    Prima lettura

    Dal libro del Deuteronòmio
    Dt 7,6-11

    Mosè parlò al popolo dicendo:
    «Tu sei un popolo consacrato al Signore, tuo Dio: il Signore, tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra.

    Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri: il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re d’Egitto.
    Riconosci dunque il Signore, tuo Dio: egli è Dio, il Dio fedele, che mantiene l’alleanza e la bontà per mille generazioni, con coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti; ma ripaga direttamente coloro che lo odiano, facendoli perire; non concede una dilazione a chi lo odia, ma lo ripaga direttamente.

    Osserverai, dunque, mettendoli in pratica, i comandi, le leggi e le norme che oggi ti prescrivo».



    Seconda lettura

    Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
    1Gv 4,7-16

    Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
    In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
    In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

    Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito.
    E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi.
    Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 11,25-30

    In quel tempo Gesù disse:
    «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

    Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    L’invito del Signore è sorprendente: chiama a seguirlo persone semplici e gravate da una vita difficile, chiama a seguirlo persone che hanno tanti bisogni e promette loro che in Lui troveranno riposo e sollievo. L’invito è rivolto in forma imperativa: «venite a me», «prendete il mio giogo», «imparate da me». Magari tutti i leaders del mondo potessero dire questo! (Udienza generale, 14 settembre 2016)

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  3. FAUSTI - Abbà è la Parola piena di amore, con la quale il Figlio dice il Padre. La Sua dolcezza la capisce solo chi la dice e chi l'ascolta : esprime il mistero di Dio che è Padre e Figlio, nell'unico Amore.
    Questa Parola è il centro del cristianesimo.
    Lo Spirito del Figlio, effuso nei nostri cuori, grida in noi: “Abbà!” (Rom 5,5).
    Il credente è colui che ha conosciuto e creduto l'amore che Dio ha per lui. (1Gv 4,16). 
    Ciò che Dio è, anche noi siamo; per il dono del Figlio siam davvero figli di Dio (1Gv 3,1). E' il grande mistero, già ora rivelato, anche se come in uno specchio e in modo enigmatico (! Cor 13,12). Soltanto alla fine Lo vedremo faccia a faccia, e conosceremo perfettamente, come siam conosciuti (1 Cor 13,13).
    Quando il figlio nasce, si stacca dalla madre e gli pare di morire, invece viene alla luce e vede il suo volto. Quando ci staccheremo dalla vita terrena, verremo alla luce del Volto del Padre e saremo simili a Lui, perché Lo vedremo come Egli è (! Gv 3,2).
    Già ora però, riflettendo la Gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine , secondo l'azione dello Spirito del Signore (2 Cor 3,18).
     “Signore del cielo e della terra” Il nostro Papà, così vicino e tenero, è il Dio Altissimo e Onnipotente, Signore del cielo e della terra! Di Dio si parla solo per opposti (coincidentia oppositorum, dice il Cusano), per non ridurlo a un idolo: è vicino e altissimo, tenero e onnipotente, piccolo e grande, misericordioso e giusto.
    Il rapporto ineffabile di conoscenza reciproca tra Padre e Figlio, rivelato agli infanti, è nascosto agli altri, sapienti e intelligenti.
    La Sapienza del Figlio è quella delle beatitudini ; i sapienti non la capiscono, gli intelligenti se ne difendono. Gli infanti non solo ignorano e sono poveri . Neanche parlano. 
    A loro, senza parole, è rivelata la Parola : “Abbà!”.
    Anche in noi, oltre le tante parole, c'è una sapienza silenziosa, propria del povero.
    E' la “dotta ignoranza “ del puro di cuore, al quale Dio si fa vedere., ben diversa dalla sapienza ignorante del furbo, al quale Dio resiste.
    Lui non è oggetto di rapina della nostra intelligenza, ma principio e fine del nostro amore : non si affaccia alla finestra della nostra mente, ma bussa alla porta del nostro cuore.
    Gesù è contento di questo . È “sì” non solo al Padre, ma anche ai fratelli.
    Tutto quanto il Padre è, è dono al Figlio.
    Il Padre è Dio che tutto dà.
    Tutto quanto il Figlio è , è dono del Padre . 
    Da Lui riceve la Sua natura, il Suo Amore e Se stesso, in unione indissolubile con Lui nella Sua distinzione da Lui.
    Il Figlio è Dio che tutto riceve.
    Gesù è il Figlio che chiama Dio “Padre Mio”.
    Se siamo in Lui , diventa anche “Padre Nostro”.
    Le “cose” nascoste a sapienti e intelligenti, la conoscenza mutua tra Padre e Figlio, il Loro Amore, il Loro unico Spirito, che è la Vita di ambedue, è comunicato dal Figlio agli infanti che Lo accolgono. La Parola “Abbà” è l'eredità dei piccoli. Al di là di ogni pretesa sapienza, in ogni uomo ci sono la ricchezza ineffabile dell'infante, la dignità del figlio. 
    Il piccolo le conosce . Vive di dono, amore, e di grazia.

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  4. -> “Venita a me” E' l'invito a seguire Lui (4,19), a partecipare alle nozze (22,2-4), a entrare nel Regno
    preparato per noi fin dalla fondazione del mondo (25,34).
    Nella carne di Gesù noi accediamo allo Spirito e attingiamo grazia su grazia (Gv 1,17).
    In Lui il Verbo si è fatto carne, è venuto ad abitare tra noi e ci ha aperto l'ingresso all'unica Gloria del Padre e dell'Unigenito Figlio (Gv 1,14).
    La Sapienza invisibile, che si è manifestata con la Sua ombra nella Creazione e nella Storia, nella legge e nella promessa, ora toglie il velo .
    È accessibile a tutti, come Amore tra Padre e Figlio, offerto a noi nel Figlio.
    “ Voi tutti,affaticati e oppressi” grande è la fatica di chi osserva la Legge , più grande ancora l'oppressione di chi non la osserva!
    Non ha detto anche Gesù che la Legge è da insegnare e compiere, fin nel minimo dettaglio ? (5,17-20)? E' vero, ma non in forza della legge, ma dell'amore, che fa vivere ciò che la Legge dice, ma non dà. Ciò che prima era fatica e oppressione, ora è gioia, riposo e giustizia nuova, che ci fa “mangiare di sabato”, vivere la stessa vita di Dio.
    ”Vi darò riposo” Il riposo è Dio stesso, vera casa dell'uomo, al quale ognuno è invitato a tornare, dopo l'affanno delle sue fughe.
    L'uomo sta di casa nell'amore reciproco tra Figlio e Padre.
    “Prendete il Mio giogo su di voi” Il giogo permette all'animale di usare la sua forza in modo utile.E' come la Legge per l'uomo: dura ma necessaria disciplina, canalizza le sue energie perché possa guadagnarsi il “pane di sudore” (Sl 127,2a) A questo Gesù contrappone il Suo giogo : la liberalità del Padre, che elargisce doni ai Suoi diletti nel sonno (Sl 127,2b) .
    E' un giogo dolce : l'amore con il quale Lui mi ha amato e ha dato Se stesso per me, diventa il mio stesso amore per Lui (Gal 2,20).
    “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”
    Gesù è la Sapienza che insegna l'amore agli inesperti, esperti solo di egoismo.
    Gesù è il Mite, Colui che eredita la terra (5,5) .
    La mitezza è la qualità del Signore, il cui potere è servire e perdonare.E' il piccolo, l'umile, il servo, l'ultimo. Ed è il più grande, perché chi è umile sarà innalzato.
    La pace sta nel trovare questa strada, la più antica : quella eterna del Figlio, la via della mitezza e dell'umiltà, che conduce al riposo del Padre, che è anche il nostro.
    La Legge dell'amore non è un fardello da portare, ma un paio di ali che portano. E' un peso che non pesa, un carico che scarica e rende leggeri.
    L'amore infatti è forza interiore divina: è lo stesso Spirito di Dio, che ci dice tutta la Verità e ci dà la forza per viverla. (Gv 16,12).
    Al giogo che né noi né i nostri padri han saputo portare, subentra la Grazia del Signore che salva.
    E' la legge di libertà (Gc 2,12), quella della Nuova Alleanza, che ci dà un cuore nuovo (Ez 36,26-28).

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