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mercoledì 26 agosto 2020

SANTA MONICA


3 commenti:

  1. PRIMA LETTURA
    In Cristo siete stati arricchiti di tutti i doni.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1Cor 1,1-9
    Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
    Parola di Dio.

    SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 144)
    R: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
    Ti voglio benedire ogni giorno,
    lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
    Grande è il Signore e degno di ogni lode;
    senza fine è la sua grandezza. R.

    Una generazione narra all’altra le tue opere,
    annuncia le tue imprese.
    Il glorioso splendore della tua maestà
    e le tue meraviglie voglio meditare. R.

    Parlino della tua terribile potenza:
    anch’io voglio raccontare la tua grandezza.
    Diffondano il ricordo della tua bontà immensa,
    acclamino la tua giustizia. R.

    CANTO AL VANGELO (cf. Mt 24,44)
    Alleluia, alleluia.
    Vegliate e tenetevi pronti,
    perché, nell’ora che non immaginate,
    viene il Figlio dell’uomo.
    Alleluia.

    VANGELO
    Tenetevi pronti.
    + Dal Vangelo secondo Matteo 24,42-51
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
    Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Vigilare significa capire cosa passa nel mio cuore, significa fermarmi un po’ ed esaminare la mia vita. Sono cristiano? Educo più o meno bene i miei figli? La mia vita è cristiana o è mondana? E come posso capire questo? La stessa ricetta di Paolo: guardare Cristo crocifisso. La mondanità soltanto si capisce dov’è e si distrugge davanti alla croce del Signore. E questo è lo scopo del Crocifisso davanti a noi: non è un ornamento; è proprio quello che ci salva da questi incantamenti, da queste seduzioni che ti portano alla mondanità. (Santa Marta, 13 ottobre 2017)

    FAUSTI - “Vegliate, dunque!” dice Gesù ai discepoli che gli chiedono “quando” sarà la fine del mondo e “quali” i segni che preannunciano il giudizio di Dio.
    Possiamo dire che il “quando” è sempre il banale quotidiano ; in esso si opera il giudizio di Dio.
    Nel nostro lavoro di ogni giorno si decide la salvezza o la perdizione, l'essere con Lui o lontani da Lui, la benedizione o la maledizione. La vita o la morte dipende dal fare o meno la “Parola” che il Signore ci ha messo davanti.
    Alla fine uno raccoglie ciò che prima ha seminato.
    Il discernimento e la vigilanza ci servono per vedere l'Emmanuele, che è sempre con noi.
    Chi Lo attende e Lo riconosce, con i fatti e non solo a parole, Lo incontra come lo Sposo che viene.
    Diversamente è come il ladro che scassina la casa.
    “Vegliate dunque” la conclusione alla quale porta tutto il discorso fatto fin qui, sviluppato in seguito sul “come” vegliare. Chi si considera “padrone” e crede di possedere se stesso, la sua vita, il suo lavoro, i suoi beni, vive nell'inganno di un sogno che svanisce all'alba.
    Pronto è chi si sa non “padrone” , ma “servo fedele e saggio” che conosce e fa ciò che il Signore gli ha detto.
    Discernimento e vigilanza, a loro volta, si traducono in un 'operosità quotidiana fedele alla Sua Parola, dalla quale dipende il futuro eterno.
    Siamo “servi”, come il Signore stesso. E siamo “fedeli e saggi”, che fanno quello che sanno e sanno quello che fanno.L'eredità del Figlio di Dio è il Suo Amore di fratello, che ci dà la vita del Padre.
    Ognuno di noi, come Lui, ha la stessa responsabilità . Servire la vita dell'altro in modo opportuno, facendo ciò che in quel momento giova.
    L'ultima beatitudine, somma di tutte le altre, è quella del servo che “fa così” come ha detto il Signore, fino alla Sua venuta. Costui sarà come il suo Signore,pienamente realizzato come figlio : entrerà alle Sue nozze, prenderà parte alla Sua gioia, riceverà in eredità il Regno del Padre.
    Servo cattivo è chi non serve il Signore nei fratelli : pensando che tardi a venire, comincia a vivere da “padrone”.
    I fratelli diventano per lui oggetto di violenza, il mangiare e il bere uno stordimento.
    “Verrà il Signore di quel servo nel giorno che non aspetta” Tutto ripiegato su di sé, non sa riconoscere il Signore che di continuo viene a visitarlo. Solo alla fine, dopo una lunga cecità, aprirà gli occhi. Ma così avrà buttato via la sua vita, facendo del male a sé e agli altri.
    La sua esistenza è stata divisa, lontana da sé, dagli altri e dal Signore. Tutto ciò che ha costruito è legna e paglia, destinati ad ardere nel fuoco.
    Invece della gioia e del “riso pasquale”, per lui c'è il pianto e lo stridore di denti.
    Il Signore gli dirà di non conoscerlo, come lui non l'ha riconosciuto, lo rimprovererà di essere un fannullone che vive nelle tenebre, un maledetto lontano da Lui perché non l'ha accolto nel fratello povero. Questo servo malvagio sarà diviso in due. Ciò che ha fatto di male sarà bruciato.
    Lui, tuttavia, in quanto figlio di Dio, sarà salvato, ma come attraverso il fuoco.

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  3. Dalle «Confessioni» di sant'Agostino, vescovo
    (Lib. 9, 10-11)

    Cerchiamo di arrivare alla sapienza eterna

    Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita, giorno che tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci.
    Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d'uomo (cfr. 1 Cor 2, 9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l'acqua che emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo e con queste precise parole. Tuttavia, Signore, tu sai che in quel giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l'altra, questo mondo con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C'era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?».
    Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. Durante la malattia un giorno ebbe uno svenimento e per un po' di tempo perdette i sensi. Noi accorremmo, ma essa riprese prontamente la conoscenza, guardò me e mio fratello in piedi presso di lei, e disse, come cercando qualcosa: «Dove ero»?
    Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellirete qui vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Al sentirlo fece un cenno di disapprovazione per ciò che aveva detto. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?». E poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all'altare del Signore».
    Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggravava ed essa continuava a soffrire.
    In capo a nove giorni della sua malattia, l'anno cinquantaseiesimo della sua vita, e trentatreesimo della mia, quell'anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.

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