Antifona I saggi risplenderanno come il firmamento; hanno indotto molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre. (Cf. Dn 12,3)
Colletta O Dio, forza di chi spera in te, che hai fatto risplendere il santo vescovo Giovanni Crisostomo per la mirabile eloquenza e la perseveranza nella tribolazione, fa’ che, illuminati dai suoi insegnamenti, siamo rafforzati dal suo esempio di eroica costanza. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Siete morti con Cristo: fate morire dunque ciò che appartiene alla terra. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési Col 3,1-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria; a motivo di queste cose l’ira di Dio viene su coloro che gli disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 144 (145) R. Buono è il Signore verso tutti. Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza. R.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. R.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno. Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. (Lc 6,23ab)
Alleluia.
Vangelo Beati i poveri. Guai a voi, ricchi. Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,20-26
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
PAROLE DEL SANTO PADRE La pagina del Vangelo odierno ci invita […] a riflettere sul senso profondo dell’avere fede, che consiste nel fidarci totalmente del Signore. Si tratta di abbattere gli idoli mondani per aprire il cuore al Dio vivo e vero; Egli solo può dare alla nostra esistenza quella pienezza tanto desiderata eppure difficile da raggiungere. Fratelli e sorelle, sono molti, infatti, anche ai nostri giorni, quelli che si propongono come dispensatori di felicità: vengono e promettono successo in tempi brevi, grandi guadagni a portata di mano, soluzioni magiche ad ogni problema, e così via. E qui è facile scivolare senza accorgersi nel peccato contro il primo comandamento: cioè l’idolatria, sostituire Dio con un idolo.…Per questo Gesù ci apre gli occhi sulla realtà. Siamo chiamati alla felicità, ad essere beati, e lo diventiamo fin da ora nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna. Siamo felici se ci riconosciamo bisognosi davanti a Dio […] e se, come Lui e con Lui, stiamo vicino ai poveri, agli afflitti e agli affamati. Anche noi lo siamo davanti a Dio: siamo poveri, afflitti, siamo affamati davanti a Dio. (Angelus, 17 febbraio 2019)
DA LETTERA DI BENEDETTO XVI XVI CENTENARIO MORTE DI S. GIOVANNI CRISOSTOMO....Giovanni spesso e insistentemente esorta i fedeli ad accostarsi degnamente all’altare del Signore, «non con leggerezza … non per abitudine e formalità», ma con «sincerità e purezza di spirito»[61]. Egli ripete instancabilmente che la preparazione alla Santa Comunione deve includere il pentimento dei peccati e la gratitudine per il sacrifico compiuto da Cristo per la nostra salvezza. Pertanto egli esorta i fedeli a partecipare pienamente e devotamente ai riti della Divina Liturgia e a ricevere con le stesse disposizioni la Santa Comunione: «Non lasciate, ve ne supplichiamo, che siamo uccisi dalla vostra irriverenza, ma avvicinatevi a Lui con devozione e purezza, e quando lo vedete posto davanti a voi, dite a voi stessi: “In virtù di questo corpo io non sono più terra e cenere, non sono più prigioniero, ma libero; in virtù di questo io spero nel paradiso, e di riceverne i beni, l’eredità degli angeli, e di conversare con Cristo”»[62].
Naturalmente, dalla contemplazione del Mistero egli trae poi anche le conseguenze morali in cui coinvolge i suoi uditori: a loro egli ricorda che la comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo li obbliga a offrire assistenza materiale ai poveri e agli affamati che vivono tra di loro[63]. La mensa del Signore è il luogo dove i credenti riconoscono ed accolgono il povero e il bisognoso che forse prima avevano ignorato[64]. Egli esorta i fedeli di tutti i tempi a guardare oltre l’altare su cui è offerto il sacrificio eucaristico e a vedere Cristo nella persona dei poveri ricordando che grazie all’aiuto prestato ai bisognosi essi possono offrire sull’altare di Cristo un sacrificio gradito a Dio[65].
FAUSTI – E' la Buona Notizia che Gesù ha dato ai poveri, ai quali e per i quali annuncia il compimento della promessa. E' il giudizio di Dio sul mondo : rivela il Suo modo di valutare la realtà, opposto al nostro, e il Suo modo di salvarci, così diverso da quello che noi pensiamo. Le Beatitudini costituiscono il manifesto del Regno di Dio. Nella discesa dal monte, Mosè rivelò cosa doveva fare l'uomo ; ora, nella discesa al piano, Gesù rivela cosa fa Dio stesso. Luca attualizza questa Rivelazione per la sua chiesa e ne fa il fondamento del nuovo popolo in ascolto. La chiave di lettura di tutto il discorso al piano è cristologica/teologica : la vita e l'opera di Gesù manifestano il vero Volto di Dio che nessuno mai ha visto (Gv 1,18). Nel Suo mistero di morte/esaltazione vediamo come Dio dona il Regno. Nella Sua Passione, Gesù, odiato, bandito, insultato, respinto e diffamato, solidarizza con i poveri e si identifica con loro, Lui che già prima era povero e affamato. Nella Sua Resurrezione realizza in prima persona la beatitudine, identificando a Sè tutti i poveri, nella sazietà del banchetto messianico e nel riso di vittoria. Il discorso di Luca è comprensibile solo ai discepoli. E' una Parola indirizzata a chi, scoperto il tesoro, vuole viverne in pienezza i frutti, disposto ad abbandonare ogni impedimento. Dal punto di vista storico, Gesù si rivolge a quei poveri reali di tutti i tipi dei quali si è preso cura. Il Suo “prendersi cura di ogni miseria” è il Suo segno messianico. Sazierà col Suo Pane questi affamati e asciugherà con la Sua consolazione le loro lacrime. E' da notare il tempo presente della prima beatitudine e della prima lamentazione. “Già ora” il Regno è dei poveri e “già ora” i ricchi se ne escludono con un surrogato di consolazione. Le altre due Beatitudini- lamentazioni sono al futuro semplice. Ciò significa che con Gesù la storia presente è definitiva, ma non chiusa : è anzi definitivamente aperta verso il suo termine di salvezza. Questa tensione presente/futuro, tra un “ora” e un “dopo” è lo spazio stesso della storia,luogo di decisione dell'uomo per accogliere la libertà di Cristo. Le Beatitudini si possono comprendere solo conoscendo che Dio è Amore per tutti i Suoi figli. La Sua giustizia è togliere a chi ha e dare a chi non ha, in modo che si viva in concreto la fraternità. Il nostro concetto di giustizia “a ciascuno il suo”, più che sulla giustizia di Dio, che è Amore, si fonda sull'ingiustizia umana e ne codifica l'egoismo che la origina. E' utile notare che la distinzione poveri/ricchi è di facile lettura all'esterno. Difficilissima ne è la lettura all'interno del cuore dell'uomo: solo la Parola che vi penetra dentro discerne in noi tra la beatitudine e l'ahimé ,recidendo dolorosamente in noi il male dal bene. In realtà ognuno di noi è combattuto tra l'avere, il potere e l'apparire da una parte e la chiamata del Signore alla povertà, al servizio e all'umiltà dall'altra.
Antifona
RispondiEliminaI saggi risplenderanno come il firmamento;
hanno indotto molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre. (Cf. Dn 12,3)
Colletta
O Dio, forza di chi spera in te,
che hai fatto risplendere il santo vescovo Giovanni Crisostomo
per la mirabile eloquenza e la perseveranza nella tribolazione,
fa’ che, illuminati dai suoi insegnamenti,
siamo rafforzati dal suo esempio di eroica costanza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Siete morti con Cristo: fate morire dunque ciò che appartiene alla terra.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-11
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria; a motivo di queste cose l’ira di Dio viene su coloro che gli disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 144 (145)
R. Buono è il Signore verso tutti.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza. R.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. (Lc 6,23ab)
Alleluia.
Vangelo
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,20-26
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
EliminaLa pagina del Vangelo odierno ci invita […] a riflettere sul senso profondo dell’avere fede, che consiste nel fidarci totalmente del Signore. Si tratta di abbattere gli idoli mondani per aprire il cuore al Dio vivo e vero; Egli solo può dare alla nostra esistenza quella pienezza tanto desiderata eppure difficile da raggiungere. Fratelli e sorelle, sono molti, infatti, anche ai nostri giorni, quelli che si propongono come dispensatori di felicità: vengono e promettono successo in tempi brevi, grandi guadagni a portata di mano, soluzioni magiche ad ogni problema, e così via. E qui è facile scivolare senza accorgersi nel peccato contro il primo comandamento: cioè l’idolatria, sostituire Dio con un idolo.…Per questo Gesù ci apre gli occhi sulla realtà. Siamo chiamati alla felicità, ad essere beati, e lo diventiamo fin da ora nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna. Siamo felici se ci riconosciamo bisognosi davanti a Dio […] e se, come Lui e con Lui, stiamo vicino ai poveri, agli afflitti e agli affamati. Anche noi lo siamo davanti a Dio: siamo poveri, afflitti, siamo affamati davanti a Dio. (Angelus, 17 febbraio 2019)
DA LETTERA DI BENEDETTO XVI
RispondiEliminaXVI CENTENARIO MORTE DI S. GIOVANNI CRISOSTOMO....Giovanni spesso e insistentemente esorta i fedeli ad accostarsi degnamente all’altare del Signore, «non con leggerezza … non per abitudine e formalità», ma con «sincerità e purezza di spirito»[61]. Egli ripete instancabilmente che la preparazione alla Santa Comunione deve includere il pentimento dei peccati e la gratitudine per il sacrifico compiuto da Cristo per la nostra salvezza. Pertanto egli esorta i fedeli a partecipare pienamente e devotamente ai riti della Divina Liturgia e a ricevere con le stesse disposizioni la Santa Comunione: «Non lasciate, ve ne supplichiamo, che siamo uccisi dalla vostra irriverenza, ma avvicinatevi a Lui con devozione e purezza, e quando lo vedete posto davanti a voi, dite a voi stessi: “In virtù di questo corpo io non sono più terra e cenere, non sono più prigioniero, ma libero; in virtù di questo io spero nel paradiso, e di riceverne i beni, l’eredità degli angeli, e di conversare con Cristo”»[62].
Naturalmente, dalla contemplazione del Mistero egli trae poi anche le conseguenze morali in cui coinvolge i suoi uditori: a loro egli ricorda che la comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo li obbliga a offrire assistenza materiale ai poveri e agli affamati che vivono tra di loro[63]. La mensa del Signore è il luogo dove i credenti riconoscono ed accolgono il povero e il bisognoso che forse prima avevano ignorato[64]. Egli esorta i fedeli di tutti i tempi a guardare oltre l’altare su cui è offerto il sacrificio eucaristico e a vedere Cristo nella persona dei poveri ricordando che grazie all’aiuto prestato ai bisognosi essi possono offrire sull’altare di Cristo un sacrificio gradito a Dio[65].
FAUSTI – E' la Buona Notizia che Gesù ha dato ai poveri, ai quali e per i quali annuncia il compimento della promessa.
RispondiEliminaE' il giudizio di Dio sul mondo : rivela il Suo modo di valutare la realtà, opposto al nostro, e il Suo modo di salvarci, così diverso da quello che noi pensiamo.
Le Beatitudini costituiscono il manifesto del Regno di Dio.
Nella discesa dal monte, Mosè rivelò cosa doveva fare l'uomo ; ora, nella discesa al piano, Gesù rivela cosa fa Dio stesso.
Luca attualizza questa Rivelazione per la sua chiesa e ne fa il fondamento del nuovo popolo in ascolto. La chiave di lettura di tutto il discorso al piano è cristologica/teologica : la vita e l'opera di Gesù manifestano il vero Volto di Dio che nessuno mai ha visto (Gv 1,18).
Nel Suo mistero di morte/esaltazione vediamo come Dio dona il Regno. Nella Sua Passione, Gesù, odiato, bandito, insultato, respinto e diffamato, solidarizza con i poveri e si identifica con loro, Lui che già prima era povero e affamato.
Nella Sua Resurrezione realizza in prima persona la beatitudine, identificando a Sè tutti i poveri, nella sazietà del banchetto messianico e nel riso di vittoria.
Il discorso di Luca è comprensibile solo ai discepoli.
E' una Parola indirizzata a chi, scoperto il tesoro, vuole viverne in pienezza i frutti, disposto ad abbandonare ogni impedimento.
Dal punto di vista storico, Gesù si rivolge a quei poveri reali di tutti i tipi dei quali si è preso cura. Il Suo “prendersi cura di ogni miseria” è il Suo segno messianico.
Sazierà col Suo Pane questi affamati e asciugherà con la Sua consolazione le loro lacrime.
E' da notare il tempo presente della prima beatitudine e della prima lamentazione.
“Già ora” il Regno è dei poveri e “già ora” i ricchi se ne escludono con un surrogato di consolazione. Le altre due Beatitudini- lamentazioni sono al futuro semplice. Ciò significa che con Gesù la storia presente è definitiva, ma non chiusa : è anzi definitivamente aperta verso il suo termine di salvezza.
Questa tensione presente/futuro, tra un “ora” e un “dopo” è lo spazio stesso della storia,luogo di decisione dell'uomo per accogliere la libertà di Cristo.
Le Beatitudini si possono comprendere solo conoscendo che Dio è Amore per tutti i Suoi figli.
La Sua giustizia è togliere a chi ha e dare a chi non ha, in modo che si viva in concreto la fraternità. Il nostro concetto di giustizia “a ciascuno il suo”, più che sulla giustizia di Dio, che è Amore, si fonda sull'ingiustizia umana e ne codifica l'egoismo che la origina.
E' utile notare che la distinzione poveri/ricchi è di facile lettura all'esterno. Difficilissima ne è la lettura all'interno del cuore dell'uomo: solo la Parola che vi penetra dentro discerne in noi tra la beatitudine e l'ahimé ,recidendo dolorosamente in noi il male dal bene.
In realtà ognuno di noi è combattuto tra l'avere, il potere e l'apparire da una parte e la chiamata del Signore alla povertà, al servizio e all'umiltà dall'altra.