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domenica 2 luglio 2023

SAN TOMMASO




 

5 commenti:

  1. Antifona
    Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto;
    ti rendo grazie perché sei stato la mia salvezza. (Sal 117,28.21)
    Gloria.

    Colletta
    Esulti la tua Chiesa, Dio onnipotente,
    nella festa del santo apostolo Tommaso;
    ci sostenga la sua protezione
    perché, credendo, abbiamo vita nel nome di Gesù Cristo,
    tuo Figlio, che egli riconobbe come suo Signore e suo Dio.
    Egli vive e regna con te.

    Prima Lettura
    Edificati sopra il fondamento degli apostoli.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
    Ef 2,19-22

    Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù.
    In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 116 (117)
    R. Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
    Genti tutte, lodate il Signore,
    popoli tutti, cantate la sua lode. R.

    Perché forte è il suo amore per noi
    e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
    beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! (Gv 20,29)

    Alleluia.

    Vangelo
    Mio Signore e mio Dio!
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 20,24-29

    Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

    Parola del Signore.

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    1. PAROLE DEL SANTO PADRE
      Tommaso, in realtà, non è l’unico che fa fatica a credere, anzi rappresenta un po’ tutti noi. Infatti non è sempre facile credere, specialmente quando, come nel suo caso, si ha patito una grande delusione. Dopo una grande delusione è difficile credere. Ha seguito Gesù per anni, correndo rischi e sopportando disagi, ma il Maestro è stato messo in croce come un delinquente e nessuno lo ha liberato, nessuno ha fatto niente! È morto e tutti hanno paura. Come fidarsi ancora? Come fidarsi della notizia che dice che è vivo? Il dubbio era dentro di lui.
      Tommaso, però, dimostra di avere del coraggio: mentre gli altri sono chiusi nel cenacolo per la paura, lui esce, col rischio che qualcuno possa riconoscerlo, denunciarlo e arrestarlo. Potremmo perfino pensare che, col suo coraggio, meriterebbe più degli altri di incontrare il Signore risorto. Invece, proprio per essersi allontanato, quando Gesù appare la prima volta ai discepoli la sera di Pasqua, Tommaso non c’è e perde l’occasione. Si era allontanato dalla comunità. Come potrà recuperarla? Solo tornando con gli altri, tornando lì, in quella famiglia che ha lasciato spaventata e triste. Quando lo fa, quando torna, gli dicono che Gesù è venuto, ma lui fatica a credere; vorrebbe vedere le sue piaghe. E Gesù lo accontenta: otto giorni dopo, appare di nuovo in mezzo ai suoi discepoli e gli mostra le sue piaghe, le mani, i piedi, quelle piaghe che sono le prove del suo amore, che sono i canali sempre aperti della sua misericordia. (Regina Caeli, Domenica della Divina Misericordia, 16 aprile 2023)

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  2. S. FAUSTI - “Tommaso, uno dei dodici” In Giovanni il termine “dodici”ricorre solo qui e altre due volte dopo il dono del pane (6,70); l'espressione “uno dei dodici” è riservata, oltre che al traditore, solo a Tommaso. Didimo in greco, come Tommaso in ebraico, significa gemello, che fa un paio con l'altro, anche in senso spregiativo. Tommaso è gemello di molti fratelli . Innanzitutto di Giuda . Come lui rischia di perdersi nella notte dell'incredulità , tagliato fuori dalla comunità al cui centro sta il Crocifisso Risorto. Inoltre è gemello nostro , è nella situazione di tutti noi, che non eravamo con quelli che hanno visto il Signore e siamo chiamati alla fede dalla loro testimonianza.
    Infine è anche gemello di Gesù, il Suo alter-ego , la Sua anima gemella.
    Infatti è disposto a morire al Suo fianco(11,16) , a differenza di Pietro disposto a “dare la vita per “ Lui (13,37).
    Ama Gesù e vuole seguirlo fino alla morte.
    Ignora però che non la morte, ma la vita è la Parola definitiva.
    Non sa che Gesù non muore: torna al Padre proprio mettendosi in comunione con i fratelli , obbediente alla loro condizione umana fino alla morte, e alla morte di croce (Fil2,8).
    Ora, attraverso le Sue ferite, Lo conoscerà come la Via della Verità che porta alla Vita (14,5).
    Mentre gli altri erano nel cenacolo, ammucchiati dalla comune paura, Tommaso, il gemello, ha osato uscire, sprezzante del pericolo. Con il suo agire contraddice il suo nome ;non è solidale con loro . Non condivide la loro fragilità e paura. Per questo si esclude dagli altri, tagliando la relazione con loro. E' gemello di quella parte più profonda di noi stessi che non accetta il limite, ma, con la forza della disperazione, reprime la paura stessa, chiudendosi in una solitudine tanto eroica quanto distruttiva.Non crede alla vita . Vive la morte come unico orizzonte possibile.
    L'evangelista riserva l'espressione “aver visto il Signore” alla testimonianza diretta dei primi discepoli. Nel racconto preferisce mettere in risalto il fatto che Gesù viene in mezzo a loro, per farsi riconoscere attraverso la Parola e i segni della passione impressi nel Suo Corpo.
    Evidenzia così quell'aspetto della fede che è comune a loro e a noi.

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  3. –-> Dopo essersi manifestato alla comunità, Gesù si rivolge personalmente a Tommaso. Non vuole infatti perdere nessuno di quelli che il Padre gli ha dato (17,12). Rivolgendosi a lui, mostra che non solo conosce i pensieri del suo cuore, ma che era presente quando lui esprimeva la sua incredulità e il desiderio, ritenuto impossibile, di vederlo e toccarlo. Gesù è umile : si mette a disposizione di Tommaso, della sua sorda chiusura agli altri e alla vita.
    Questa condiscendenza lo renderà disponibile a credere in Lui, fino a giungere al punto più alto di espressione della fede. Gesù esorta Tommaso a realizzare il suo desiderio di toccare e vedere il segno dei chiodi che lo hanno sostenuto sulla croce, la ferita della lancia che gli ha aperto il fianco. La presenza del Risorto è sempre connessa con le Sue ferite, ricordo della Sua Passione, memoria perenne del Suo Amore per noi. L'esortazione è rivolta anche al lettore, gemello di Tommaso.
    Come lui, anche noi siamo chiamati a toccare e vedere il Corpo del Figlio, per entrare in Comunione con Lui.
    Vedere le ferite del Crocifisso,immergerci e battezzarci in esse, significa per noi respirare l'Amore più forte della morte stessa, trovare la fonte della vita.
    Anche noi possiamo così contemplare la gloria del Verbo fatto carne, l'Unigenito del Padre, la gloria di quell'Amore per noi che è prima della fondazione del mondo.
    Credenti o non credenti non si nasce, ma si diventa. In noi ci sono due semi : la fiducia del Figlio e la sfiducia del divisore. Se stiamo accanto agli altri, cominciamo a coltivare la fiducia.

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  4. --> Tommaso, come Maria e gli altri, ha visto il Signore. Ma non basta vederlo.
    Maria Lo vedeva, ma non Lo riconosceva. Il discepolo prediletto, invece, senza vederlo, solo osservando i segni, crede in Lui, prototipo di quelli che verranno dopo.E' necessario che i primi discepoli abbiano visto e riconosciuto Gesù risorto, per poterlo testimoniare. Tommaso fa parte di loro ; per questo il Signore si è fatto vedere da lui. Però non c'era quando gli altri Lo videro : per questo è anche simile a noi , chiamati a credere attraverso la testimonianza altrui.
    Tommaso è l'anello di congiunzione tra i primi e noi, che sperimentiamo il Risorto attraverso il loro annuncio.
    “Beati quelli che non videro e credettero” I verbi in greco sono all'aoristo perchè, quando l'evangelista scrive, i suoi lettori erano tra quelli che credettero senza aver visto. Ciò non significa che la fede è cieca. Al contrario : i credenti, in quanto non vedenti, hanno una fede incondizionata e i non vedenti, in quanto credenti, hanno una vista più penetrante degli altri.
    Hanno infatti aperto l'occhio del cuore, che solo vede la realtà.
    Questa beatitudine è per noi, lettori del Vangelo, che esultiamo di gioia indicibile e gloriosa, perchè, pur non avendo visto il Signore, lo amiamo (1Pt1,8). E' la beatitudine della fede , che si completa con l'altra beatitudine : “Sapendo queste cose , sarete beati, se le metterete in pratica”.
    La nostra beatitudine non è fare un incontro straordinario con Lui, ma, grazie all'ascolto della Sua Parola, condurre una vita nuova nell'amore, camminando come Lui ha camminato (1Gv 2,6).
    Noi, come il discepolo prediletto, crediamo nel Risorto. Lo vediamo nei segni lasciati dalla Sua Resurrezione nella comunità che Lo testimonia con la vita e con l'annuncio . Essa è un sepolcro vuoto di morte, e pieno di vita. Lo vediamo e tocchiamo spiritualmente attraverso la Parola, che ci fa entrare nelle Sue piaghe e ci invita al Suo banchetto, per nutrirci di Lui e vivere di Lui.
    Il finale del Vangelo non ci presenta l'andarsene di Gesù. Egli non si separa da noi.
    E' invece sempre presente in noi nella memoria della Sua Passione, dalla quale scaturiscono pace e gioia, missione e Spirito di perdono. Essa ci inserisce nell'esperienza di fede dei discepoli che ci hanno preceduto e ci rende capaci di essere Suoi testimoni davanti al mondo intero.
    Da qui l'importanza dell'Eucaristia, “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”.
    Se è vero che la Chiesa fa l'Eucaristia, è altrettanto vero che l'Eucaristia fa la Chiesa.
    Quando un cristiano la trascura o ci va solo per precetto, è come uno che non mangia o lo fa solo per comando. Se non è già morto, poco gli manca.

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