Translate

domenica 30 luglio 2023

SANT' IGNAZIO


 

3 commenti:

  1. Antifona
    Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra,
    e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. (Fil 2,10-11)
    O Dio, che hai chiamato sant’Ignazio [di Loyola]
    a operare nella Chiesa per la maggior gloria del tuo nome,
    concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio,
    di combattere in terra la buona battaglia della fede
    per ricevere con lui in cielo la corona dei santi.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro.
    Dal libro dell'Èsodo
    Es 32,15-24.30-34

    In quei giorni, Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
    Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». Ma rispose Mosè:
    «Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.
    Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.
    Il grido di chi canta a due cori io sento».
    Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti.
    Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».
    Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».
    Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».
    Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 105 (106)
    R. Rendete grazie al Signore, perché è buono.
    Si fabbricarono un vitello sull’Oreb,
    si prostrarono a una statua di metallo;
    scambiarono la loro gloria
    con la figura di un toro che mangia erba. R.

    Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
    che aveva operato in Egitto cose grandi,
    meraviglie nella terra di Cam,
    cose terribili presso il Mar Rosso. R.

    Ed egli li avrebbe sterminati,
    se Mosè, il suo eletto,
    non si fosse posto sulla breccia, davanti a lui
    per impedire alla sua collera di distruggerli. R.

    RispondiElimina
  2. Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.
    Per sua volontà il Padre ci ha generati
    per mezzo della parola di verità,
    affinché noi siamo come una primizia delle sue creature. (Gc 1,18)
    Alleluia.

    Vangelo
    Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 13,31-35

    In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
    Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
    Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
    «Aprirò la mia bocca con parabole,
    proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

    Parola del Signore.
    PAROLE DEL SANTO PADRE
    La (…) parabola utilizza l’immagine del granello di senape. Pur essendo il più piccolo di tutti i semi, è pieno di vita e cresce fino a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto» (Mc 4,32). E così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola e apparentemente irrilevante. Per entrare a farne parte bisogna essere poveri nel cuore; non confidare nelle proprie capacità, ma nella potenza dell’amore di Dio; non agire per essere importanti agli occhi del mondo, ma preziosi agli occhi di Dio, che predilige i semplici e gli umili. Quando viviamo così, attraverso di noi irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è piccolo e modesto in una realtà che fa fermentare l’intera massa del mondo e della storia. (…) il Regno di Dio richiede la nostra collaborazione, ma è soprattutto iniziativa e dono del Signore. La nostra debole opera, apparentemente piccola di fronte alla complessità dei problemi del mondo, se inserita in quella di Dio non ha paura delle difficoltà. La vittoria del Signore è sicura: il suo amore farà spuntare e farà crescere ogni seme di bene presente sulla terra. Questo ci apre alla fiducia e alla speranza, nonostante i drammi, le ingiustizie, le sofferenze che incontriamo. Il seme del bene e della pace germoglia e si sviluppa, perché lo fa maturare l’amore misericordioso di Dio. (Angelus, 14 giugno 2015)

    RispondiElimina
  3. FAUSTI - Il Regno dei cieli è paragonato a un chicco di senape, invisibile come la capocchia di uno spillo.
    La sua piccolezza estrema è scandalosamente associata alla grandezza del Regno.
    La Sua grandezza non è quella dei più alti cedri . È quella del legno della croce , dove gli uccelli trovano nido. Così tutti gli alberi della foresta conoscono “chi “ è il Signore , colui che umilia l'albero alto e innalza l'albero basso, fa seccare l'albero verde e fa germogliare l'albero secco
    (EZ 17,22-23) Lui stesso è il legno verde che si fa secco per bruciare le nostre iniquità e comunicare a noi la Sua linfa vitale.
    Se il piccolo seme gettato diventa il grande albero della croce, quel pugno di impasto andato a male, preso e nascosto in tre misure di farina, è il Cristo sepolto, nascosto per tre giorni nel cuore della terra, la lieviterà di vita nuova, libera dal vecchio lievito di malizia e perversità. Il Signore Risorto, albero del regno e fermento di vita, è il Gesù crocifisso, preso, gettato e nascosto, esposto sulla croce e deposto nel sepolcro.
    La Sua piccolezza e impurità sono potenza e santità di Dio, salvezza del mondo.
    Sotto il velo delle parabole Gesù esprime il mistero, nascosto a tutti, della passione di Dio per l'uomo. E' il mistero dell'Agnello immolato, predestinato a ciò prima della fondazione del mondo, così salva noi, scelti prima della fondazione , predestinati a essere Suoi figli. In Lui esce allo scoperto il segreto del cuore di Dio, perchè chi vuole, liberamente intenda.
    In Lui vedremo ciò che mai entrò nel cuore dell'uomo,proprio ciò per cui il cuore di ogni uomo è fatto.


    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.