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domenica 16 novembre 2025

SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA


 

5 commenti:

  1. Antifona
    «Venite, benedetti del Padre mio», dice il Signore:
    «ero malato e mi avete visitato.
    In verità io vi dico:
    tutto ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
    più piccoli, l’avete fatto a me». ( Mt 25,34.36.40)

    Egli dona largamente ai poveri,
    la sua giustizia rimane per sempre,
    la sua potenza s’innalza nella gloria. ( Sal 111,9)

    Colletta
    O Dio, che a santa Elisabetta hai dato la grazia
    di riconoscere e onorare Cristo nei poveri,
    concedi a noi, per sua intercessione,
    di servire con instancabile carità
    coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.


    Prima Lettura
    Grandissima fu l’ira sopra Israele.
    Dal primo libro dei Maccabèi
    1Mac 1,10-15.41-43.54-57.62-64

    In quei giorni, uscì una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco, che era stato ostaggio a Roma, e cominciò a regnare nell’anno centotrentasette del regno dei Greci.
    In quei giorni uscirono da Israele uomini scellerati, che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno, perché, da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». Parve buono ai loro occhi questo ragionamento. Quindi alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà d’introdurre le istituzioni delle nazioni. Costruirono un ginnasio a Gerusalemme secondo le usanze delle nazioni, cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza. Si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male.
    Poi il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re. Anche molti Israeliti accettarono il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato.
    Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Chisleu, il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se presso qualcuno veniva trovato il libro dell’alleanza e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi impuri e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza, e per questo appunto morirono. Grandissima fu l’ira sopra Israele.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 118 (119)

    R. Dammi vita, Signore, e osserverò la tua parola.

    Mi ha invaso il furore contro i malvagi
    che abbandonano la tua legge.
    I lacci dei malvagi mi hanno avvolto:
    non ho dimenticato la tua legge. R.

    Riscattami dall’oppressione dell’uomo
    e osserverò i tuoi precetti.
    Si avvicinano quelli che seguono il male:
    sono lontani dalla tua legge. R.

    Lontana dai malvagi è la salvezza,
    perché essi non ricercano i tuoi decreti.
    Ho visto i traditori e ne ho provato ribrezzo,
    perché non osservano la tua promessa. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
    chi segue me avrà la luce della vita. (Gv 8,12)

    Alleluia.

    Vangelo
    Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo!
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 18,35-43

    Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
    Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
    Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
    Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

    Parola del Signore.

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  2. Le Parole dei Papi
    La figura di questo cieco rappresenta tante persone che, anche oggi, si trovano emarginate a causa di uno svantaggio fisico o di altro genere. È separato dalla folla, sta lì seduto mentre la gente passa indaffarata, assorta nei propri pensieri e in tante cose... E la strada, che può essere un luogo di incontro, per lui invece è il luogo della solitudine. Tanta folla che passa... E lui è solo. (…) «Gesù si fermò e ordinò che lo conducessero da lui» (v. 40). Così facendo Gesù toglie il cieco dal margine della strada e lo pone al centro dell’attenzione dei suoi discepoli e della folla. Pensiamo anche noi, quando siamo stati in situazioni brutte, anche situazioni di peccato, com’è stato proprio Gesù a prenderci per mano e a toglierci dal margine della strada della salvezza. (…) Anche nella nostra vita Gesù passa; e quando passa Gesù, e io me ne accorgo, è un invito ad avvicinarmi a Lui, a essere più buono, a essere un cristiano migliore, a seguire Gesù. (Papa Francesco - Udienza generale, 15 giugno 2016)

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    Risposte
    1. Il Vangelo della Liturgia di oggi narra di Gesù che, (…) ridona la vista a (…) un cieco che mendica lungo la strada (…) aveva perso la vista, ma non la voce! Infatti, quando sente che sta per passare Gesù, inizia a gridare: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (v. 47). E grida, grida questo. (…) Non è una preghiera timida, convenzionale. Anzitutto chiama il Signore “Figlio di Davide”: cioè lo riconosce Messia, Re che viene nel mondo. Poi lo chiama per nome, con confidenza: “Gesù”. Non ha paura di Lui, non prende le distanze. E così, dal cuore, grida al Dio amico tutto il suo dramma: “Abbi pietà di me!”. Soltanto quella preghiera: “Abbi pietà di me!”. Non gli chiede qualche spicciolo come fa con i passanti. No. A Colui che può tutto chiede tutto. (…) “Abbi pietà di me, abbi pietà di tutto ciò che sono”. Non chiede una grazia, ma presenta sé stesso: chiede misericordia per la sua persona, per la sua vita. Non è una richiesta da poco, ma è bellissima, perché invoca la pietà, cioè la compassione, la misericordia di Dio, la sua tenerezza. (…) La cecità era la punta dell’iceberg, ma nel suo cuore ci saranno state ferite, umiliazioni, sogni infranti, errori, rimorsi. Lui pregava con il cuore. E noi? Quando domandiamo una grazia a Dio, mettiamo nella preghiera anche la nostra propria storia, le ferite, le umiliazioni, i sogni infranti, gli errori, i rimorsi? “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Facciamo oggi noi questa preghiera. (…) Quando la fede è viva, la preghiera è accorata: non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto. Non dimenticatevi di questo.
      (PAPA Francesco Angelus, 24 ottobre 2021)

      “Lui può farlo. Quando lo farà, come lo farà non lo sappiamo. Questa è la sicurezza della preghiera. Il bisogno di dirlo con verità, al Signore. ‘Sono cieco, Signore. Ho questo bisogno. Ho questa malattia. Ho questo peccato. Ho questo dolore…’, ma sempre la verità, come è la cosa. E Lui sente il bisogno, ma sente che noi chiediamo il suo intervento con sicurezza. Pensiamo se la nostra preghiera è bisognosa ed è sicura: bisognosa, perché diciamo la verità a noi stessi, e sicura, perché crediamo che il Signore possa fare quello che noi chiediamo”
      .(PAPA Francesco Santa Marta 6 dicembre 2013)

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  3. FAUSTI – Gerico è la porta di ingresso alla terra promessa, termine del lungo esodo dalla schiavitù alla libertà. Ma i discepoli sono ancora in Egitto, incapaci di compiere, addirittura comprendere, il cammino di Gesù.
    Ora il Signore passa nelle loro tenebre.
    E' la notte pasquale, in cui usa misericordia a chi invoca il Suo Nome.
    Questo cieco è il prototipo dell'illuminato.
    Sa di non vedere, ascolta bene, grida, entra in dialogo con Gesù, Lo riconosce Messia e Signore, sa cosa chiedere e l'ottiene : alzare gli occhi su di Lui, vedere la Luce che salva e seguirlo.
    Il racconto parla dell'illuminazione battesimale che fa riconoscere in Gesù, il nazareno che passa, il Figlio di Davide, il Messia, anzi il Signore stesso che ha pietà di me.
    Gli occhi devono aprirsi per vedere la perla preziosa, e ottenere la sublimità della conoscenza di Lui come Signore (Fil 3,8).
    Solo così è vinta la tristezza e l'oscurità che tiene lontano da Lui , e nasce la gioia di chi, scoperto il tesoro, ne è conquistato e corre per conquistarlo (Fil 3,12).
    E' l'ingresso nel Regno , che consiste nell'amare con tutto il cuore Colui che per primo mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal 2,20).
    In Luca questa è l'unica guarigione di un cieco.
    In Atti 9 ci presenterà Paolo fariseo illuminato mediante il suo accecamento .
    Infatti Egli è venuto in questo mondo per “giudicare, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono diventino ciechi.” (Gv 9,39).
    Così guarisce tutti. Nel discorso inaugurale e nella Sua risposta a Giovanni , Gesù pone la vista ai ciechi come primo segno messianico. E'il sole che sorge per illuminare chi sta nelle tenebre e nell'ombra della morte (1,78...).
    Il primo miracolo annunciato è l'ultimo compiuto.
    E' infatti quello definitivo che permette di vedere la salvezza che ci ha già donato.
    Il centro di questo brano è il Nome di Gesù, luce del mondo (Gv 8,12), la cui invocazione mette in comunione con Lui . Chiamare per nome significa avere un rapporto personale di conoscenza e di amore, da amico ad amico.
    E' quanto avviene nel battesimo che ci unisce a Lui. Chiamando Lui per Nome, abbiamo il nostro vero nome di creature nuove.
    In Lui la nostra miseria trova il Volto di Dio che è Misericordia di Padre verso il Figlio..
    Come può l'uomo vedere la gloria nell'umiliazione del Figlio dell'uomo, compimento delle Scritture? I nostri occhi, tre volte ciechi davanti ad essa, devono essere guariti.
    La cecità è l'estremo rifugio del peccato come fuga da Dio.
    Il bimbo chiude gli occhi e crede di non essere visto!
    Colui che ha creato la luce, che anzi è la Luce, ora apre l'occhio perché possa contemplarla.
    Il Battesimo ci dà un'illuminazione reale su Dio, che rimane però al centro del cuore, come un fuoco sepolto sotto la cenere della menzogna antica.
    Viene ravvivato dallo Spirito, mediante il ricordo costante della Parola, la Liturgia e la preghiera del Nome.

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  4. Memoria di Santa Elisabetta di Ungheria, che, ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.

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