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sabato 12 novembre 2022

SAN JOSAFAT


 

4 commenti:

  1. Prima Lettura Ef 4, 1-7. 11-13
    Finché arriviamo tutti all'unità della fede.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
    Fratelli, vi esorto io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
    Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
    A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.
    E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 1
    Beato chi cammina nelle vie del Signore.

    Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
    non indugia nella via dei peccatori
    e non siede in compagnia degli stolti;
    ma si compiace della legge del Signore,
    la sua legge medita giorno e notte.

    Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
    che darà frutto a suo tempo
    e le sue foglie non cadranno mai;
    riusciranno tutte le sue opere.

    Non così, non così gli empi:
    ma come pula che il vento disperde.
    Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
    ma la via degli empi andrà in rovina.

    Canto al Vangelo Gv 15,9.5
    Alleluia, alleluia.
    Rimanete nel mio amore, dice il Signore;
    chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto.
    Alleluia.





    Vangelo Gv 17, 20-26
    Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me, dove sono io.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, alzati gli occhi al cielo, Gesù pregò dicendo: «Padre santo, non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
    E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
    Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
    Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

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  2. . FAUSTI – Gesù, dopo aver chiesto per i discepoli presenti, chiede le stesse cose per quelli che crederanno in Lui attraverso la loro Parola.Tra questi siamo anche noi, gli attuali lettori del Vangelo.
    Come il futuro dei fratelli presenti, così anche i fratelli futuri sono già presenti nella preghiera del Figlio, che tutti abbraccia e a ciascuno dona il Suo rapporto con il Padre.
    Gesù è inviato al mondo per manifestare il “Nome” : è il Figlio che ci mostra il Padre , amandoci con lo stesso amore con il quale è amato da Lui. La Chiesa, unita al Figlio e al Padre, continua la missione di Gesù.
    Gesù chiede, anche per i discepoli futuri, che siano “uno”. L'essere uno nell'amore rivela sulla terra la santità di Dio unico Padre di tutti.
    Nell'unione tra i fratelli si conosce il Padre e il Suo amore. L'unione tra i fratelli è la “Gloria”, il cielo che si riflette sulla terra: Dio si rivela al creato e lo deifica, a lode sua e salvezza nostra.
    Questa unione tra i fratelli è infatti la continuazione, nello spazio e nel tempo dell'incarnazione del Figlio.
    Questa è la glorificazione Sua e del Padre , che Gesù chiede all'inizio della Sua preghiera.
    I discepoli, pur restando nel mondo, uniti a Gesù come i tralci alla vite, sono “uno” nel Figlio e nel Padre.
    Vivono della stessa vita, immersi nell'abisso senza fondo del loro amore reciproco, grembo unico di tutto.
    Sono “uno” in Dio, in cielo ; per questo sono “uno” anche sulla terra.
    Attraverso il nostro amore fraterno tutti gli uomini possono conoscere Dio come Padre ; nessuno escluso, perchè tutti siamo Suoi figli amati.
    Il frutto della nostra missione viene dalla nostra unione con il Figlio, che ci unisce al Padre e tra di noi.
    La missione non è che l'irradiamento della Gloria : il mondo vede il Padre nel volto dei fratelli di Colui che ha detto :” Chi ha visto me, ha visto il Padre” ( 14, 9).
    Alla luce di questa preghiera comprendiamo il senso profondo della storia e dei suoi attori dal punto di vista di chi l'ha messa in moto.
    Al principio c'è il Padre che dà tutto al Figlio e lo “glorifica”, “custodendo” e “santificando nella verità” i Suoi discepoli : il Figlio, a sua volta, “dà” ai discepoli “ vita eterna “,le Sue “parole”,la “Parola” e la “Gloria”, “manifestando “ e “facendo conoscere” il “Nome “ del Padre, perchè giungano a “essere uno” tra di loro, con Lui e il Padre, partecipando alla Sua “gioia completa” di Figlio.
    Gesù ha riversato su di noi l'amore che ha ricevuto dal Padre. Per questo abbiamo la Sua gloria, tutto il Suo potere : siamo Suoi figli e possiamo amarci come Lui ci ha amati.
    Il Figlio è nei credenti che Lo amano perchè li ha amati.
    Il Padre a sua volta, è in noi come nel Figlio che Lo ama.
    Siamo “uno” come Dio, perchè in noi dimora il Figlio e anche il Padre, che in Lui dimora, come Lui nel Padre. “Affinchè il mondo lo conosca come “il Figlio” mandato a “manifestare l'Amore “ del Padre. Queste semplici parole racchiudono insieme il destino della terra e del cielo, del tempo e dell'eternità: l'universo intero è attirato e pervaso dalla Gloria.
    Alla fine tutti saremo figli, conosceremo l'Amore del Padre e potremo dire : “ Abbiamo riconosciuto e creduto all'Amore che Dio ha per noi.Dio e Amore, , chi sta nell'Amore dimora in Dio e Dio dimora in lui “(1 Gv 4,16).
    Il fine e il mezzo della missione , sia per Gesù che per i Suoi discepoli, è sempre e solo l'Amore.
    Nella misura in cui i discepoli crescono nella unità fraterna, manifestano al mondo il volto del Figlio inviato dal Padre.
    L'unione tra i discepoli fa conoscere al mondo l'Amore che il Padre ha per il Figlio : è lo stesso del Figlio per i fratelli e dei fratelli tra di loro (13,34 – 15,12).
    La rivelazione di Gesù tocca qui il Suo vertice . noi siamo una cosa sola con il Padre , che ci ama con lo stesso Amore unico e totale con cui ama il Figlio Suo unigenito.

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  3. --> Prima Gesù chiedeva, ora vuole ciò che chiede : vuole che si compia la volontà del Padre, “come in cielo, così in terra”. Suo cibo di Figlio è fare la Sua volontà ( 4, 34).
    Egli dà la vita a chi vuole, e la Sua volontà è la stessa del Padre che l'ha inviato a salvare il mondo (3,16). Questa volontà del Padre e del Figlio è il loro amore reciproco, lo Spirito che il Figlio comunica ai fratelli. Esso vivifica ormai la nostra storia di maledizione e di peccato, portandola efficacemente alla riconciliazione : ci fa passare dalla divisione alla comunione d'amore.
    Il “dove” di Gesù è il Padre, in Lui dimora, da Lui viene, a Lui va, in Lui e di Lui vive.
    Come Dio chiese al primo uomo : “dove sei?”, così i primi discepoli han chiesto a Gesù :
    “Dove dimori?” (1,38).
    Il racconto del Vangelo ci ha mostrato “dove” Gesù sta di casa : nell'amore del Padre, che dischiude ai fratelli. Qui anche noi troviamo la nostra casa come figli del Padre e fratelli tra di noi.
    E' la patria da dove Adamo è fuggito, abbandonando il suo luogo naturale.
    Lontano da esso, l'uomo è lontano da sé, fuori dal suo posto, è uno spostato, estraneo a sé e a tutto.
    Accanto a Lui, come i suoi compagni sul Golgota, partecipiamo al suo trionfo.
    Il nostro essere presso il Padre avviene nella nostra comunione con il Figlio. In compagnia Sua, anche noi troviamo il nostro luogo di origine: finisce l'esilio e regniamo con Lui.
    Entriamo nella famiglia di Dio, però non più da schiavi, ma da liberi, figli nel Figlio.
    Questa è la vita eterna, che già ora otteniamo, nella nostra condizione terrestre, come Gesù nella Sua carne, viviamo la vita celeste.
    Non solo siamo chiamati figli di Dio, ma lo siamo realmente , anche se in modo ancora velato
    (1Gv 3,1). Questa visione presente non esclude quella futura, che ne sarà il disvelamento pieno.
    La stessa morte è ormai “insussistente” come morte : diventa il travaglio del parto.
    Infatti la conoscenza del Padre vince il peccato , pungiglione della morte, che ci avvelena l'esistenza (1 Cor 15, 56).La nostra vita non è più per la morte, ma è un passaggio da questo mondo al Padre, un venire alla luce nella nostra condizione di figli.Posti accanto a Gesù siamo Suoi compagni : morti e risorti con Lui, camminiamo in una vita nuova (Rom 6,4 – Col 2,12).
    Siamo addirittura seduti alla destra di Dio (Ef 2,6) , la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. (Col 3,3).
    Già su questa terra ci è dato di contemplare la gloria dell'amore, ma come in uno specchio (1 Cor 13,12). Quando però si manifesterà Cristo, nostra vita, anche noi saremo manifestati con Lui nella gloria (Col 3,4)e lo vedremo faccia a faccia così come Egli è.
    Allora la nostra trasformazione, già in atto, sarà compiuta.
    Il Padre ha dato a Gesù la Gloria del Figlio, come gli ha dato la corona dei fratelli : la gloria “che hai dato a me” si rivela in coloro “ che hai dato a me” e sono “accanto a me” , ”dove sono Io”. Conoscere l'Amore del Padre è ritrovare la propria identità di figli, avere la vita autentica.
    Gesù ci rivela che è donata anche a ciascuno di noi. Infatti ha appena detto di noi al Padre : “Li amasti come amasti me (23b)”.
    Chi non conosce il Padre non si può sentire figlio : è privo di ciò che lo costituisce tale.
    “Prima” della fondazione del mondo significa prima del tempo :
    da sempre il Padre ama il Figlio e anche noi.
    Il Suo Amore che è prima , è anche durante e oltre ogni tempo (Sl 117) :
    è il fondamento stesso della creazione , suo principio e suo fine.
    Prima il Padre era chiamato Santo , perchè ci custodisce nella santità , nell'Amore che ci fa essere “uno” con Lui e tra di noi.
    Ora è chiamato Giusto, perchè ci giustifica, facendoci giusti come Lui è giusto.
    La giustizia richiama il giudizio. Il Padre giusto esercita la Sua giustizia amando incondizionatamente i Suoi figli.
    Questa giustizia si rivela nel “giudizio” del Figlio uguale al Padre .
    La croce , dove, dando la vita per i fratelli che Lo uccidono, rivela la Gloria dell'Amore.

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  4. Maràn athà - Egli si aggregò alla Chiesa rutena unita a Roma e divenne monaco col nome di Giosafat.
    Fatto vescovo di Pólozk (Russia bianca), operò infaticabilmente per l’unione con la Sede Romana, bene accetto al popolo ma non sostenuto e osteggiato dai nobili e dai dissidenti. Il suo zelo ardente fu coronato dal martirio il 12 novembre 1623. Fu canonizzato da Pio IX nel 1867, nel 18° centenario degli apostoli Pietro e Paolo, fra il concorso di tutto l’Episcopato. La sua «memoria» ha oggi un valore ecumenico. Possano i cattolici di rito orientale, specialmente ucraini, che fino ad oggi soffrono per la loro fedeltà a Roma, essere artefici di dialogo e di unione fra i cristiani di Oriente e di Occidente.

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