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lunedì 17 ottobre 2022

S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA


 

4 commenti:

  1. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me.
    Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato
    e ha consegnato se stesso per me. (Gal 2,19-20)
    Dio onnipotente ed eterno,
    che nella testimonianza dei santi martiri
    edifichi il corpo mistico della tua Chiesa,
    fa’ che la gloriosa passione,
    che meritò a sant’Ignazio una corona immortale,
    doni a noi protezione perenne.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Con Cristo ci ha risuscitato e con lui ci ha fatto sedere nei cieli.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
    Ef 2,1-10

    Fratelli, voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle Potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Anche tutti noi, come loro, un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri.
    Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
    Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 99 (100)
    R. Il Signore ci ha fatti e noi siamo suoi.

    R. Salvati dall’amore, cantiamo un canto nuovo.
    Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
    servite il Signore nella gioia,
    presentatevi a lui con esultanza. R.

    Riconoscete che solo il Signore è Dio:
    egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
    suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

    Varcate le sue porte con inni di grazie,
    i suoi atri con canti di lode,
    lodatelo, benedite il suo nome. R.

    Perché buono è il Signore,
    il suo amore è per sempre,
    la sua fedeltà di generazione in generazione. R.


    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Beati i poveri in spirito,
    perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)

    Alleluia.

    Vangelo
    Quello che hai preparato, di chi sarà?
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 12,13-21

    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
    E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
    Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

    Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    C’è una cosa che è vera, quando il Signore benedice una persona con le ricchezze: lo fa amministratore di quelle ricchezze per il bene comune e per il bene di tutto, non per il proprio bene. E non è facile diventare un onesto amministratore, perché sempre c’è la tentazione della cupidigia, del diventare importante. Il mondo ti insegna questo e ci porta per questa strada. Pensare agli altri, pensare che quello che io ho è al servizio degli altri e che nessuna cosa che ho la potrò portare con me. Ma se io uso quello che il Signore mi ha dato per il bene comune, come amministratore, questo mi santifica, mi farà santo”. (Santa Marta 19 giugno 2015)

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  3. FAUSTI – Questa parabola descrive l'uomo che fa consistere la propria sicurezza nell'accumulo di beni. E' il contrario del discepolo la cui sicurezza è nell'Amore del Padre e dei fratelli. La nostra vita non sta nei beni, ma in Colui che li dona. La Sapienza di Dio ha previsto che la soddisfazione dei bisogni che abbiamo diventi strumento per colmare il bisogno che siamo : la Comunione con il Padre che dona e con i fratelli con cui condividiamo.
    Questo è il regno dei figli, il nostro vero tesoro.
    Luca tratta spesso dei beni materiali come dono del Padre, che tale deve restare nella condivisione con i fratelli.
    Questa lezione è fondamentale già per Israele, ogni volta che se ne dimentica, il giardino torna di nuovo deserto!
    Se fai dipendere la tua vita da ciò che hai, distruggi ciò che sei.
    La vita infatti è dal Padre . Per questo sei figlio Suo e fratello di tutti.
    Se la tua vita è dalle cose, Lui non è più tuo Padre e i fratelli sono tuoi contendenti. E le stesse cose che prima erano da Dio e per te, cambiano valore . Sei tu da loro e per loro e sacrifichi la tua vita a ciò che deve garantirla. Ciò che hai e possiedi, ti dà morte se lo consideri come fine invece che come mezzo.
    Ne sei schiavo , e per quanto tu possieda non sarai mai pieno, perché altro è il pane che ti sazia.
    Per inganno l'uomo ha abbandonato “la sorgente di acqua viva per scavarsi cisterne screpolate, che non tengono l'acqua “(Ger 2,13) , ha posto come principio della propria vita il timore della morte, invece che l'amore del Padre della vita.
    I frutti della terra sono benedizione di Dio. Chi li riceve come dono è benedetto lui stesso.
    Chi li prende come possesso, li taglia dalla loro sorgente ed è maledetto.
    Riceverli come dono significa usarli ricordando che sono del Padre e per tutti i fratelli.
    Quest'amore concreto del Padre e dei fratelli, che si esprime rispettivamente in Lode e in misericordia,
    è tutta la legge .
    Ogni qualvolta vivrà con spirito di padrone, Israele andrà in esilio.
    L'oblio del dono è la via dell'esilio , il ricordo e la conversione quella del ritorno.
    Mosè mette in guardia il popolo, ammonendolo di non dire mai “è mio” ciò che gli sarà dato nella terra promessa (Dt 8,7-20).
    Chi vuol possedere è in realtà posseduto da ciò che possiede.
    Non è più libero, ma schiavo.
    Come per Adamo lo stare nel giardino è legato all'obbedienza a Dio, così per Israele lo stare nella terra promessa è legato in concreto al non impadronirsi del dono.
    Il destino dell'uomo dipende dall'uso corretto delle creature : o sono mezzi per amare Dio e il prossimo, che significa ringraziare e condividere, o diventano fine e surrogato di Dio, che significa possederle e accumularle.
    Il possesso è contrario al ringraziare , ed è contro Dio ; l'accumulo è contrario alla condivisione ed è contro gli uomini.
    Dio ha ordinato di non possedere e di non accumulare, bensì di ringraziare del dono e condividere. L'obbedienza a questa Sua Parola introduce nel riposo (= terra promessa) dove si mangia (=vive) , si beve(=ama) e si gioisce , perché nel soddisfare i bisogni primari si soddisfa anche l'essenziale : l'amore del Padre e dei fratelli !.
    Dall'uso delle cose materiali deriva la realizzazione o il fallimento dell'uomo.
    Questa coscienza è spesso falsata in noi perché, idolatrando le cose , non le poniamo in discussione, e pensiamo che la salvezza si giochi su altri fronti, più “spirituali”. Il mio limite mi porta a conoscermi in verità e a demistificare ogni ipocrisia. O mi accetto da Dio e per Dio come Sua creatura , o sono disperato!
    Nessuna cosa che ho copre la mia nudità e sazia il mio bisogno di vita.
    La coscienza della morte mi mostra il mio essere profondo : la mia solitudine assoluta davanti a Lui, che può essere colmata solo da Lui, mio riposo, mio cibo, mia bevanda e mia gioia!

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  4. Da lettera ai Romani - S. Ignazio di Antiochia
    ...Imitare la passione del Cristo

    VI,1. Nulla mi gioverebbero le lusinghe del mondo e tutti i regni di questo secolo. È bello per me morire in Gesù Cristo più che regnare sino ai confini della terra. Cerco quello che è morto per noi; voglio quello che è risorto per noi. Il mio rinascere è vicino. 2. Perdonatevi fratelli. Non impedite che io viva, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo né seducete con la materia chi vuol essere di Dio. Lasciate che riceva la luce pura; là giunto sarò uomo. 3. Lasciate che io sia imitatore della passione del mio Dio. Se qualcuno l'ha in sé, comprenda quanto desidero e mi compatisca conoscendo ciò che mi opprime.



    L'amore crocifisso

    VII,1. Il principe di questo mondo vuole rovinare e distruggere il mio proposito verso Dio. Nessuno di voi qui presenti lo assecondi. Siate piuttosto per me, cioè di Dio. Non parlate di Gesù Cristo, mentre desiderate il mondo. Non ci sia in voi gelosia. 2. Anche se vicino a voi vi supplico non ubbiditemi. Obbedite a quanto vi scrivo. Vivendo vi scrivo che bramo di morire. La mia passione umana è stata crocifissa, e non è in me un fuoco materiale. Un'acqua viva mi parla dentro e mi dice: qui al Padre. 3. Non mi attirano il nutrimento della corruzione e i piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di David e come bevanda il suo sangue che è l'amore incorruttibile. Scrivo secondo la mente di Dio

    VIII,1. Non voglio più vivere secondo gli uomini. Questo sarà se voi lo volete. Vogliatelo perché anche voi potreste essere voluti da Lui. Ve lo chiedo con poche parole. 2. Credetemi, Gesù Cristo vi farà vedere che io parlo sinceramente; egli è la bocca infallibile con la quale il Padre ha veramente parlato. 3. Chiedete per me che lo raggiunga. Non ho scritto secondo la carne, ma secondo la mente di Dio. Se soffro mi avete amato, se sono ricusato, mi avete odiato.

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