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martedì 21 novembre 2023

SANTA CECILIA , PATRONA DEI MUSICISTI


 

5 commenti:

  1. O Dio,
    che ogni anno ci allieti
    con la memoria di santa Cecilia,
    concedi che i mirabili esempi della sua vita
    ci offrano un modello da imitare
    e proclamino le meraviglie
    che Cristo tuo Figlio opera nei suoi fedeli.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.

    Prima Lettura
    Il Creatore dell’universo vi restituirà di nuovo il respiro e la vita.
    Dal secondo libro dei Maccabèi
    2Mac 7,1.20-31

    In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
    Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».
    Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo.
    Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia».
    Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio».

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 16 (17)
    R. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.
    Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
    sii attento al mio grido.
    Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
    sulle mie labbra non c’è inganno. R.

    Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
    e i miei piedi non vacilleranno.
    Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
    tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole. R.

    Custodiscimi come pupilla agli occhi,
    all’ombra delle tue ali nascondimi,
    Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
    al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.


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    Risposte
    1. Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Io ho scelto voi, dice il Signore,
      perché andiate e portiate frutto
      e il vostro frutto rimanga. (Gv 15,16)

      Alleluia.

      Vangelo
      Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?
      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 19,11-28

      In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
      Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
      Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
      Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
      Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
      Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

      Parola del Signore.

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    2. PAROLE DEL SANTO PADRE
      Per andare avanti e crescere nel cammino della vita, non bisogna avere paura, bisogna avere fiducia. Questa parabola ci fa capire quanto è importante avere un’idea vera di Dio. Non dobbiamo pensare che Egli sia un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci. Se dentro di noi c’è questa immagine sbagliata di Dio, allora la nostra vita non potrà essere feconda, perché vivremo nella paura e questa non ci condurrà a nulla di costruttivo, anzi, la paura ci paralizza, ci autodistrugge. Siamo chiamati a riflettere per scoprire quale sia veramente la nostra idea di Dio. Già nell’Antico Testamento Egli si è rivelato come «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). E Gesù ci ha sempre mostrato che Dio non è un padrone severo e intollerante, ma un padre pieno di amore, di tenerezza, un padre pieno di bontà. Pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui. Gesù ci mostra la generosità e la premura del Padre in tanti modi: con la sua parola, con i suoi gesti, con la sua accoglienza verso tutti, specialmente verso i peccatori, i piccoli e i poveri (…) ma anche con i suoi ammonimenti, che rivelano il suo interesse perché noi non sprechiamo inutilmente la nostra vita. È segno infatti che Dio ha grande stima di noi: questa consapevolezza ci aiuta ad essere persone responsabili in ogni nostra azione. (Angelus, 19 novembre 2017)

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  2. FAUSTI - Nella “piccola Apocalisse” ( 17,20-18,8) si dice che il “quando” e il “dove” del Regno è la quotidianità dell'esistenza, in cui si sceglie di vivere per Dio invece che per il ,mondo. Qui, prima della grande Apocalisse (c. 21), si spiega perché il Signore tarda a tornare, e cosa bisogna fare nel frattempo.
    Questa parabola delle “mine” ha poco a vedere con l'etica calvinista . - trafficare i talenti e le risorse - e più si guadagna, più siamo benedetti.
    Il problema al quale qui si risponde è lo stesso della 2^ lettera di Pietro (3,4):
    “Dov'è la promessa della Sua Venuta?”.
    Precede il racconto di Zaccheo, che “oggi” Lo accoglie, segue quello dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme.
    Questa cornice chiarisce il discorso delle mine : il Regno viene “oggi” per chi, come Zaccheo, si converte alla Misericordia e accoglie il suo Signore che viene in povertà e umiltà.
    Questo significa far fruttare i doni ricevuti.
    Il rimando del Suo Ritorno non è dilazione del Suo giorno, ma dilatazione del tempo della salvezza.
    Il prolungarsi del tempo ha il suo ultimo perché nella pazienza di Colui che vuole “che tutti gli uomini siano salvati” (1 Tm 2,4) e “che tutti abbiano modo di convertirsi “(2 Pt3,9).
    Il ritardo della Sua Venuta dipende dalla nostra lentezza a convertirci.
    L'attesa deve tradursi nell'impegno di una vita che segue la Sua stessa via, per andare incontro a Lui, che per primo è venuto incontro a noi.
    Egli non viene solo perché è già venuto e attende l'oggi in cui noi ci volgiamo a Lui. I termini son da capovolgere : l'attesa è Sua e il ritorno è nostro.
    Il Suo ritorno a noi sarà nel ritorno di noi tutti a Lui.
    Contro la tentazione di evadere dal presente in nome del futuro, il cristiano sa che il “tempo è compiuto”.(Mc1,15) e conosce bene il valore dell'oggi.
    E' il tempo urgente in cui ci si deve convertire.
    Il presente, con tutte le realtà che contiene, non va né disprezzato come se fosse niente, né sovra-estimato, come se fosse tutto : è il tempo e il luogo in cui si gioca il tutto, che è la fedeltà al Signore.
    “Chi è fedele nel poco, lo è anche nel molto” (16,10).
    L'aldilà, assoluto e infinito, si gioca nell' aldiquà, relativo e finito.
    Le creature quindi, non vanno né idolatrate, né demonizzate.
    Non sono un fine, ma un mezzo da utilizzare tanto quanto servono al fine.
    Il testo è un'allegoria della partenza e del ritorno del Signore. Partito con la Sua Morte e la Sua Ascensione, tornerà definitivamente a salvarci nel giorno del giudizio.
    Questi sono i due confini che racchiudono la storia umana.
    Nel mezzo c'è il tempo del Suo, o meglio del nostro viaggio, in cui siamo mandati a ripercorrere lo stesso pellegrinaggio del Samaritano :”Va' e fa' lo stesso” (10,7).
    I discepoli, prima dell'Ascensione, fanno a Gesù la loro ultima domanda , che è la prima urgenza della Chiesa . “E' questo il tempo in cui ricostituirai il regno d'Israele?” Egli risponde di non indagare sui tempi e i momenti , ma d'essere d'ora in poi Suoi testimoni fino agli estremi confini della terra (At1,7).
    Ciò significa diventare come Lui, Misericordioso come il Padre.
    La mina che ha dato non serve per arricchire davanti agli uomini, ma davanti a Dio , farla fruttare non vuol dire accumulare con avidità, ma donare con generosità.
    Questa Parabola è simile a quella dei talenti (Mt 25,14..21). In Luca si sottolinea la parità dei doni e la diversità del premio : tutti hanno una mina e il premio è secondo la risposta.
    In Matteo la diversità dei doni che abbiamo (cinque, due, un talento) e la parità del premio :”Entra nella gioia del Tuo Signore” .

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  3. S. CECILIA , PATRONA DEI MUSICISTI: l’antichissima antifona "Cantantibus organis" ha contribuito a farla considerare patrona della musica. Però la sua basilica in Trastevere data di sicuro prima del 313, e una festa in suo onore in tale chiesa è attestata dal 545. Cecilia raffigura l’ideale della verginità consacrata dal martirio e il valore della vigilanza cristiana a cui canto e musica danno festosità. La lode liturgica scaturisce dall’attesa gioiosa della Chiesa che va incontro al suo sposo: Cristo che viene.
    LETTURE PROPRIE IN
    https://parolaeimmagine.blogspot.com/2022/11/santa-cecilia.html

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