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giovedì 22 febbraio 2024

FESTA DELLA CATTEDRA DI S. PIETRO




4 commenti:

  1. Antifona
    Dice il Signore a Simon Pietro:
    «Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno.
    E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». (Lc 22,32)

    Si dice il Gloria.



    Colletta
    Dio onnipotente, concedi
    che tra gli sconvolgimenti del mondo
    non si turbi la tua Chiesa,
    che hai fondato sulla roccia
    della professione di fede dell’apostolo Pietro.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.



    Prima Lettura
    Compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
    Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
    1Pt 5,1-4

    Carissimi, esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 22 (23)
    R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
    Su pascoli erbosi mi fa riposare,
    ad acque tranquille mi conduce.
    Rinfranca l'anima mia,
    mi guida per il giusto cammino
    a motivo del suo nome. R.

    Anche se vado per una valle oscura,
    non temo alcun male, perché tu sei con me.
    Il tuo bastone e il tuo vincastro
    mi danno sicurezza. R.

    Davanti a me tu prepari una mensa
    sotto gli occhi dei miei nemici.
    Ungi di olio il mio capo;
    il mio calice trabocca. R.

    Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
    tutti i giorni della mia vita,
    abiterò ancora nella casa del Signore
    per lunghi giorni. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Tu sei Pietro e su questa pietra
    edificherò la mia Chiesa
    e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. (Mt16,18)

    Alleluia.


    Vangelo
    Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 16,13-19

    In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
    Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
    E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

    Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Prima di interpellare direttamente loro, i Dodici, Gesù vuole sentire da loro che cosa pensa di Lui la gente – e sa bene che i discepoli sono molto sensibili alla popolarità del Maestro! Perciò domanda: «La gente, chi dice che io sia?» (v. 27). Ma, in realtà, a Lui non interessano i sondaggi e le chiacchiere della gente. Il Signore vuole che i suoi discepoli di ieri e di oggi instaurino con Lui una relazione personale, e così lo accolgano al centro della loro vita. Per questo li sprona a porsi in tutta verità di fronte a sé stessi, e chiede: «Ma voi, chi dite che io sia?» (v. 29). Gesù, oggi, rivolge questa richiesta così diretta e confidenziale a ciascuno di noi: Chi sono io per te?”. Ognuno è chiamato a rispondere, nel proprio cuore, lasciandosi illuminare dalla luce che il Padre ci dà per conoscere il suo Figlio Gesù. Fratelli e sorelle, la professione di fede in Gesù Cristo non può fermarsi alle parole, ma chiede di essere autenticata da scelte e gesti concreti, da una vita improntata all’amore di Dio, di una vita grande, di una vita con tanto amore per il prossimo. (Angelus, 16 settembre 2018)

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  3. FAUSTI “Interrogava i Suoi Discepoli” Fin qui erano gli altri a interrogarsi su di Lui. Ora è Lui che interroga . La fede inizia dove noi smettiamo di mettere in questione il Signore , e accettiamo di essere messi in questione da Lui. A ogni nostra domanda su di Lui corrisponde una nostra risposta su di Lui, che Lo riduce a misura delle nostre domande.
    La Sua domanda a noi invece ci apre al Suo Mistero.
    La fede è responsabilità, abilità-a-rispondere al Signore che ci interpella. Lui è e resta sempre per noi un mistero, su cui non abbiamo né risposte, né immagini : l'unica risposta siamo noi che diventiamo a Sua immagine. Lasciarsi interrogare da Lui e rispondergli secondo lo Spirito è l'arte e l'avventura di essere uomo. Dio è l'eterna domanda , l'uomo ne è la risposta, nella misura in cui ne ascolta la Parola e la incarna nella propria vita.
    C'è un si dice, un parlare generico e irresponsabile, che non corrisponde mai a verità. In esso ciò che è già noto, o si presume tale, diventa misura di tutto. Le nostre convinzioni ci velano la realtà del Figlio dell'uomo e dell'uomo stesso, che è sempre più grande di quanto possiamo già sapere. Giovanni Battista ed Elia sono le figure religiose più eminenti del passato, con una sorte di azione e di passione per la Parola, Hanno in comune il non essere state capite in vita e l'essere già morte.1
    “Ma voi, chi dite che Io sia? “ IO-Sono chiede con umiltà ai discepoli : “Chi sono Io?” per introdurli nel Suo Mistero. Non è una crisi di identità Sua : è in gioco l'identità loro.
    Gesù rivolge loro la domanda con trepida attesa : essere riconosciuto è il desiderio dell'Amore che si rivela. La risposta personale a questa Sua domanda costituisce il discepolo.
    Il cristianesimo non è un'ideologia,una dottrina, una morale ma il mio rapporto con Gesù, il “Mio” Signore che amo come Lui mi ama.
    Ai discepoli si chiede prima cosa dicono gli uomini e poi cosa dicono loro, per suggerire che la loro risposta non deve essere come quella degli altri. Né la carne né il sangue, ma solo il Padre può rivelare chi è il Figlio..
    Siamo alla svolta decisiva del Vangelo : finalmente Pietro e quelli con lui Lo riconoscono come Messia e Figlio di Dio.
    Avvinti a Lui, d'ora in poi potranno ricevere il dono di quella conoscenza di Lui che può essere fatta solo a chi Lo ama. Pietro per primo risponde alla domanda . Lo riconosce come il Cristo e il Figlio del Dio vivente ; è il Salvatore atteso che compie ogni promessa del cielo e desiderio della terra, è l'inatteso Figlio di Dio, che in ogni promessa si compromette, dono oltre ogni desiderio. Gesù è venuto a portarci il dono del Padre, il Padre come dono, in modo che siam tutti figli e fratelli.
    “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente” Quella di Pietro è la professione di fede cristiana : Gesù è il Cristo, l'unico Cristo, è il Figlio, il Figlio Unigenito del Padre della vita.
    Vedere nella Carne di Gesù il Cristo, Figlio di Dio, è il centro della rivelazione, è entrare nella conoscenza del mistero del rapporto Padre/Figlio, rivelato ai piccoli.
    Da questa risposta Pietro è generato uomo nuovo, partecipe del segreto di Dio.
    Con ulteriore sorpresa dovrà capire in seguito che il Cristo non è quello che lui pensa, ma un Cristo che lui non si aspetta, scoprirà anche che il Figlio di Dio è un Figlio che lui neanche sospetta, e che il Dio Vivente è “Altro” da quello che lui immagina .
    “Beato te, Simone” Quella di Pietro è la Beatitudine suprema : accogliendo il Figlio, entra nel Regno del Padre. Lui è il primo che riceve la rivelazione di ciò che è nascosto ai sapienti e agli intelligenti. Pietro vede quanto occhio umano mai vide : ciò che Dio ha preparato per coloro che Lo amano nella Carne del Figlio. Il cristianesimo è conoscere a amare la persona di Gesù.

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  4. --->Credere al Suo messaggio non è apprezzare o adottare la Sua dottrina : è conoscere e amare Lui come Figlio di Dio, che si è fatto mio fratello per darmi il Suo stesso rapporto col Padre.
    E' il Signore che mi ha amato e ha dato Se stesso per me (Gal 2,20).
    “Tu sei Pietro e su questa pietra Io edificherò la Mia Chiesa” Pietro diventa “Pietra” attributo di Dio ( Is 17,10), come lo fu anche Abramo, padre dei credenti (Is 51,1).
    La fede nel Figlio gli dona la prerogativa di Dio stesso. La Chiesa si costruisce su questa pietra come la casa di coloro che sono ormai familiari di Dio. Ogni potere di morte si infrangerà contro il Dio Vivente e contro quelli di casa Sua. La Sua fedeltà ha ormai l'ultima parola su ogni nostra infedeltà, al di là di ogni nostra fragilità e peccato, che pure Pietro sperimenterà.
    Ciò che vale per Pietro, vale per tutta la Chiesa.
    “A te darò le chiavi del regno dei cieli” la fede di Pietro è la chiave che apre il Regno.
    La promessa vale per il tempo che segue. La fedeltà di Dio garantisce la fede di Pietro, nella quale egli poi confermerà i suoi fratelli. Il ruolo di Pietro è quello della pietra su cui si edifica la Comunità che professa tale fede. In base al dono della fede , a Pietro è dato il pegno /impegno di dire ciò che è conforme o meno ad essa, e, di conseguenza, dichiarare chi appartiene o no al Regno. Legare o sciogliere significa proibire e permettere, ammettere ed escludere dalla Comunità, interpretando autenticamente la Parola.
    L'autorità nella Chiesa non è certo come quella dei capi delle nazioni, ma la stessa del Signore, che è venuto per salvare e dare la Vita. Si tratta di un servizio nella fede e nell'amore, principio di unione e di Vita.

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