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mercoledì 16 novembre 2022

SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA


 

3 commenti:

  1. Antifona
    «Venite, benedetti del Padre mio», dice il Signore:
    «ero malato e mi avete visitato.
    In verità io vi dico:
    tutto ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
    più piccoli, l’avete fatto a me». (Cf. Mt 25,34.36.40)

    Oppure:

    Egli dona largamente ai poveri,
    la sua giustizia rimane per sempre,
    la sua potenza s’innalza nella gloria. (Cf. Sal 111,9)

    Colletta
    O Dio, che a santa Elisabetta hai dato la grazia
    di riconoscere e onorare Cristo nei poveri,
    concedi a noi, per sua intercessione,
    di servire con instancabile carità
    coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.


    Prima Lettura
    L’Agnello è stato immolato e ci ha riscattato con il suo sangue, noi uomini di ogni nazione.
    Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
    Ap 5,1-10

    Io, Giovanni, vidi nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli.
    Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo. Uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli».
    Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra.
    Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e cantavano un canto nuovo:
    «Tu sei degno di prendere il libro
    e di aprirne i sigilli,
    perché sei stato immolato
    e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue,
    uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione,
    e hai fatto di loro, per il nostro Dio,
    un regno e sacerdoti,
    e regneranno sopra la terra».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 149
    R. Hai fatto di noi, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti.
    Cantate al Signore un canto nuovo;
    la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
    Gioisca Israele nel suo creatore,
    esultino nel loro re i figli di Sion. R.

    Lodino il suo nome con danze,
    con tamburelli e cetre gli cantino inni.
    Il Signore ama il suo popolo,
    incorona i poveri di vittoria. R.

    Esultino i fedeli nella gloria,
    facciano festa sui loro giacigli.
    Le lodi di Dio sulla loro bocca:
    questo è un onore per tutti i suoi fedeli. R.


    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Oggi non indurite il vostro cuore,
    ma ascoltate la voce del Signore. (Cf. Sal 94 (95),8ab)

    Alleluia.

    Vangelo
    Se avessi compreso quello che porta alla pace!
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 19,41-44

    In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
    «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
    Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

    Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    “Ma anche oggi Gesù piange. Perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie. Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi … tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace (…) Ci farà bene anche a noi chiedere la grazia del pianto, per questo mondo che non riconosce la strada della pace. Che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla. Chiediamo la conversione del cuore”. (Omelia Santa Marta 19 novembre 2015)

    FAUSTI – In questo brano il “pittore” Luca dà l'ultimo tocco al ritratto di Gesù, icona perfetta del Padre.
    Il Suo Volto di pellegrino, diverso da qualunque altro, indurito nel Suo Cammino verso Gerusalemme, giunto alla meta, si scioglie in lacrime.
    Questo pianto rivela il mistero più grande di Dio : la Sua Passione per noi.
    Gesù, in mezzo alle acclamazioni, si avvicina alla Sua città e la vede. Lui è ben più di Giona! (11,32). Questi sostò davanti a Ninive convertita, dispiaciuto del male che non le accadeva fino a desiderare la morte.
    Gesù invece sosta davanti a Gerusalemme indurita, dispiaciuto del male che le accade fino a morirne realmente.
    La differenza tra i due è semplicemente quella che c'è tra Dio e l'uomo : la Misericordia.
    “Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione....sono Dio e non uomo : sono il Santo in mezzo a te” (Os 11,8s).
    Il Suo pianto manifesta la Sua impotenza davanti al rifiuto.
    Ma rivela pure la Gloria di un Amore fedele anche nell'infedeltà.
    Questo è l'unico modo per creare libertà dove c'è schiavitù, suscitare risposta anche nel cuore più ostinatamente chiuso e offrire una possibilità irrevocabile di conversione, che rimane aperta a tutti e per sempre.
    Le Parole di Gesù sono una constatazione sofferta di ciò che il popolo inconsapevolmente fa a se stesso. Il male, dal quale mette inutilmente in guardia Gerusalemme, ricadrà infatti su di Lui.
    In Croce, assediato e angustiato da tutta la cattiveria del mondo, sarà distrutto dall'abbandono di tutti.
    Il pianto di Gesù non esprime minaccia o condanna , ma quella Sua debolezza estrema che portò Lui alla croce e noi alla salvezza.
    Gesù disse :”Beati voi che ora piangete” (6,21).
    Ora è Lui stesso, il Re, che piange.
    Il motivo del lamento, ripetuto all'inizio e alla fine, è il fatto che non sia stata riconosciuta, in questo giorno, la Sua venuta.
    Per questo, invece di iniziare il giorno di pace senza fine,continuano i giorni di guerra, fino alla distruzione.
    Anche noi, con Gerusalemme, siamo chiamati a discernere “oggi” la visita di Dio nel Suo Messia.
    Ha ormai il volto del piccolo e del povero umiliato : è il Samaritano in viaggio che si fa carico del male dei fratelli.
    Ora è piangente.
    Sorriderà quando sarà accolto.
    Qui dobbiamo chiedere al Signore di contemplare il Suo Volto e conoscere perché piange non il Suo, ma il nostro male.
    La tribolazione e la morte sono conseguenze della non conversione.
    Ma Egli ci visita anche nel nostro peccato ; se, per rispetto della nostra libertà , non ci può salvare dal male, per rispetto di Sé ci salva nel male stesso.

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  3. Memoria di santa Elisabetta di Ungheria, che, ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.

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