Antifona «Venite, benedetti del Padre mio», dice il Signore: «ero malato e mi avete visitato. In verità io vi dico: tutto ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». (Cf. Mt 25,34.36.40)
Colletta O Dio, che hai reso mirabile santa Margherita [di Scozia] per la grande carità verso i poveri, per sua intercessione e con il suo esempio fa’ che anche noi possiamo essere un riflesso della tua bontà in mezzo agli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene! Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo Ap 4,1-11
Io, Giovanni, vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell'aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d'occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l'aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un'aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: «Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!». E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà esistevano e furono create».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 150 R. Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento. Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza. R.
Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l'arpa e la cetra. Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti. R.
Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti. Ogni vivente dia lode al Signore. R.
Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga. (Cf. Gv 15,16)
Alleluia.
Vangelo Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca? Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,11-28
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: "Fatele fruttare fino al mio ritorno". Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: "Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi". Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate dieci". Gli disse: "Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città". Poi si presentò il secondo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate cinque". Anche a questo disse: "Tu pure sarai a capo di cinque città". Venne poi anche un altro e disse: "Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato". Gli rispose: "Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi". Disse poi ai presenti: "Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci". Gli risposero: "Signore, ne ha già dieci!". "Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me"». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
Figlia di Edoardo, re inglese in esilio ,Margherita nacque in Ungheria intorno al 1046. Sua madre, Agata, discendeva dal santo re magiaro Stefano. Quando aveva nove anni suo padre potè tornare sul trono; ma presto dovette fuggire ancora, questa volta in Scozia. E qui Margherita a 24 anni fu sposa del re Malcom III, da cui ebbe sei figli maschi e due femmine. Il Messale romano la descrive come «modello di madre e di regina per bontà e saggezza». Si racconta che il re non sapesse leggere e avesse un grande rispetto per questa moglie istruita: baciava i libri di preghiera che la vedeva leggere con devozione. Caritatevole verso i poveri, gli orfani, i malati, li assisteva personalmente e invitava Malcom III a fare altrettanto. Già gravemente ammalata ricevette la notizia dell'uccisione del marito e del figlio maggiore nella battaglia di Alnwick: disse di offrire questa sofferenza come riparazione dei propri peccati. Morì a Edimburgo il 16 novembre 1093. La Forma ordinaria del Rito Romano la ricorda il 16 novembre, mentre la Forma extraordinaria il 10 giugno
PAROLE DEL SANTO PADRE Questa parabola ci fa capire quanto è importante avere un’idea vera di Dio. Non dobbiamo pensare che Egli sia un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci. Se dentro di noi c’è questa immagine sbagliata di Dio, allora la nostra vita non potrà essere feconda, perché vivremo nella paura e questa non ci condurrà a nulla di costruttivo, anzi, la paura ci paralizza, ci autodistrugge. Siamo chiamati a riflettere per scoprire quale sia veramente la nostra idea di Dio. Già nell’Antico Testamento Egli si è rivelato come «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). E Gesù ci ha sempre mostrato che Dio non è un padrone severo e intollerante, ma un padre pieno di amore, di tenerezza, un padre pieno di bontà. Pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui. (Angelus, 19 novembre 2017)
FAUSTI - Nella “piccola Apocalisse” ( 17,20-18,8) si dice che il “quando” e il “dove” del Regno è la quotidianità dell'esistenza, in cui si sceglie di vivere per Dio invece che per il ,mondo. Qui, prima della grande Apocalisse (c. 21), si spiega perché il Signore tarda a tornare, e cosa bisogna fare nel frattempo. Questa parabola delle “mine” ha poco a vedere con l'etica calvinista . - trafficare i talenti e le risorse - e più si guadagna, più siamo benedetti. Il problema al quale qui si risponde è lo stesso della 2^ lettera di Pietro (3,4): “Dov'è la promessa della Sua Venuta?”. Precede il racconto di Zaccheo, che “oggi” Lo accoglie, segue quello dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Questa cornice chiarisce il discorso delle mine : il Regno viene “oggi” per chi, come Zaccheo, si converte alla Misericordia e accoglie il suo Signore che viene in povertà e umiltà. Questo significa far fruttare i doni ricevuti. Il rimando del Suo Ritorno non è dilazione del Suo giorno, ma dilatazione del tempo della salvezza. Il prolungarsi del tempo ha il suo ultimo perché nella pazienza di Colui che vuole “che tutti gli uomini siano salvati” (1 Tm 2,4) e “che tutti abbiano modo di convertirsi “(2 Pt3,9). Il ritardo della Sua Venuta dipende dalla nostra lentezza a convertirci. L'attesa deve tradursi nell'impegno di una vita che segue la Sua stessa via, per andare incontro a Lui, che per primo è venuto incontro a noi. Egli non viene solo perché è già venuto e attende l'oggi in cui noi ci volgiamo a Lui. I termini son da capovolgere : l'attesa è Sua e il ritorno è nostro. Il Suo ritorno a noi sarà nel ritorno di noi tutti a Lui. Contro la tentazione di evadere dal presente in nome del futuro, il cristiano sa che il “tempo è compiuto”.(Mc1,15) e conosce bene il valore dell'oggi. E' il tempo urgente in cui ci si deve convertire. Il presente, con tutte le realtà che contiene, non va né disprezzato come se fosse niente, né sovra-estimato, come se fosse tutto : è il tempo e il luogo in cui si gioca il tutto, che è la fedeltà al Signore. “Chi è fedele nel poco, lo è anche nel molto” (16,10). L'aldilà, assoluto e infinito, si gioca nell' aldiquà, relativo e finito. Le creature quindi, non vanno né idolatrate, né demonizzate. Non sono un fine, ma un mezzo da utilizzare tanto quanto servono al fine. Il testo è un'allegoria della partenza e del ritorno del Signore. Partito con la Sua Morte e la Sua Ascensione, tornerà definitivamente a salvarci nel giorno del giudizio. Questi sono i due confini che racchiudono la storia umana. Nel mezzo c'è il tempo del Suo, o meglio del nostro viaggio, in cui siamo mandati a ripercorrere lo stesso pellegrinaggio del Samaritano :”Va' e fa' lo stesso” (10,7). I discepoli, prima dell'Ascensione, fanno a Gesù la loro ultima domanda , che è la prima urgenza della Chiesa . “E' questo il tempo in cui ricostituirai il regno d'Israele?” Egli risponde di non indagare sui tempi e i momenti , ma d'essere d'ora in poi Suoi testimoni fino agli estremi confini della terra (At1,7). Ciò significa diventare come Lui, Misericordioso come il Padre. La mina che ha dato non serve per arricchire davanti agli uomini, ma davanti a Dio , farla fruttare non vuol dire accumulare con avidità, ma donare con generosità. Questa Parabola è simile a quella dei talenti (Mt 25,14..21). In Luca si sottolinea la parità dei doni e la diversità del premio : tutti hanno una mina e il premio è secondo la risposta. In Matteo la diversità dei doni che abbiamo (cinque, due, un talento) e la parità del premio :”Entra nella gioia del Tuo Signore” .
Antifona
RispondiElimina«Venite, benedetti del Padre mio», dice il Signore:
«ero malato e mi avete visitato.
In verità io vi dico:
tutto ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l’avete fatto a me». (Cf. Mt 25,34.36.40)
Colletta
O Dio, che hai reso mirabile santa Margherita [di Scozia]
per la grande carità verso i poveri,
per sua intercessione e con il suo esempio
fa’ che anche noi possiamo essere un riflesso
della tua bontà in mezzo agli uomini.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 4,1-11
Io, Giovanni, vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». Subito fui preso dallo Spirito.
Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell'aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d'occhi davanti e dietro.
Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l'aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un'aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere:
«Santo, santo, santo
il Signore Dio, l'Onnipotente,
Colui che era, che è e che viene!».
E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo:
«Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
di ricevere la gloria, l'onore e la potenza,
perché tu hai creato tutte le cose,
per la tua volontà esistevano e furono create».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 150
R. Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente.
Lodate Dio nel suo santuario,
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza. R.
Lodatelo con il suono del corno,
lodatelo con l'arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti. R.
Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente
dia lode al Signore. R.
Acclamazione al Vangelo
RispondiEliminaAlleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga. (Cf. Gv 15,16)
Alleluia.
Vangelo
Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19,11-28
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: "Fatele fruttare fino al mio ritorno". Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: "Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi". Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate dieci". Gli disse: "Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città".
Poi si presentò il secondo e disse: "Signore, la tua moneta d'oro ne ha fruttate cinque". Anche a questo disse: "Tu pure sarai a capo di cinque città".
Venne poi anche un altro e disse: "Signore, ecco la tua moneta d'oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato". Gli rispose: "Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi". Disse poi ai presenti: "Toglietegli la moneta d'oro e datela a colui che ne ha dieci". Gli risposero: "Signore, ne ha già dieci!". "Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me"».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
Parola del Signore.
Figlia di Edoardo, re inglese in esilio ,Margherita nacque in Ungheria intorno al 1046. Sua madre, Agata, discendeva dal santo re magiaro Stefano. Quando aveva nove anni suo padre potè tornare sul trono; ma presto dovette fuggire ancora, questa volta in Scozia. E qui Margherita a 24 anni fu sposa del re Malcom III, da cui ebbe sei figli maschi e due femmine. Il Messale romano la descrive come «modello di madre e di regina per bontà e saggezza». Si racconta che il re non sapesse leggere e avesse un grande rispetto per questa moglie istruita: baciava i libri di preghiera che la vedeva leggere con devozione. Caritatevole verso i poveri, gli orfani, i malati, li assisteva personalmente e invitava Malcom III a fare altrettanto. Già gravemente ammalata ricevette la notizia dell'uccisione del marito e del figlio maggiore nella battaglia di Alnwick: disse di offrire questa sofferenza come riparazione dei propri peccati. Morì a Edimburgo il 16 novembre 1093. La Forma ordinaria del Rito Romano la ricorda il 16 novembre, mentre la Forma extraordinaria il 10 giugno
RispondiEliminaPAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaQuesta parabola ci fa capire quanto è importante avere un’idea vera di Dio. Non dobbiamo pensare che Egli sia un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci. Se dentro di noi c’è questa immagine sbagliata di Dio, allora la nostra vita non potrà essere feconda, perché vivremo nella paura e questa non ci condurrà a nulla di costruttivo, anzi, la paura ci paralizza, ci autodistrugge. Siamo chiamati a riflettere per scoprire quale sia veramente la nostra idea di Dio. Già nell’Antico Testamento Egli si è rivelato come «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). E Gesù ci ha sempre mostrato che Dio non è un padrone severo e intollerante, ma un padre pieno di amore, di tenerezza, un padre pieno di bontà. Pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui. (Angelus, 19 novembre 2017)
FAUSTI - Nella “piccola Apocalisse” ( 17,20-18,8) si dice che il “quando” e il “dove” del Regno è la quotidianità dell'esistenza, in cui si sceglie di vivere per Dio invece che per il ,mondo. Qui, prima della grande Apocalisse (c. 21), si spiega perché il Signore tarda a tornare, e cosa bisogna fare nel frattempo.
RispondiEliminaQuesta parabola delle “mine” ha poco a vedere con l'etica calvinista . - trafficare i talenti e le risorse - e più si guadagna, più siamo benedetti.
Il problema al quale qui si risponde è lo stesso della 2^ lettera di Pietro (3,4):
“Dov'è la promessa della Sua Venuta?”.
Precede il racconto di Zaccheo, che “oggi” Lo accoglie, segue quello dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme.
Questa cornice chiarisce il discorso delle mine : il Regno viene “oggi” per chi, come Zaccheo, si converte alla Misericordia e accoglie il suo Signore che viene in povertà e umiltà.
Questo significa far fruttare i doni ricevuti.
Il rimando del Suo Ritorno non è dilazione del Suo giorno, ma dilatazione del tempo della salvezza.
Il prolungarsi del tempo ha il suo ultimo perché nella pazienza di Colui che vuole “che tutti gli uomini siano salvati” (1 Tm 2,4) e “che tutti abbiano modo di convertirsi “(2 Pt3,9).
Il ritardo della Sua Venuta dipende dalla nostra lentezza a convertirci.
L'attesa deve tradursi nell'impegno di una vita che segue la Sua stessa via, per andare incontro a Lui, che per primo è venuto incontro a noi.
Egli non viene solo perché è già venuto e attende l'oggi in cui noi ci volgiamo a Lui. I termini son da capovolgere : l'attesa è Sua e il ritorno è nostro.
Il Suo ritorno a noi sarà nel ritorno di noi tutti a Lui.
Contro la tentazione di evadere dal presente in nome del futuro, il cristiano sa che il “tempo è compiuto”.(Mc1,15) e conosce bene il valore dell'oggi.
E' il tempo urgente in cui ci si deve convertire.
Il presente, con tutte le realtà che contiene, non va né disprezzato come se fosse niente, né sovra-estimato, come se fosse tutto : è il tempo e il luogo in cui si gioca il tutto, che è la fedeltà al Signore.
“Chi è fedele nel poco, lo è anche nel molto” (16,10).
L'aldilà, assoluto e infinito, si gioca nell' aldiquà, relativo e finito.
Le creature quindi, non vanno né idolatrate, né demonizzate.
Non sono un fine, ma un mezzo da utilizzare tanto quanto servono al fine.
Il testo è un'allegoria della partenza e del ritorno del Signore. Partito con la Sua Morte e la Sua Ascensione, tornerà definitivamente a salvarci nel giorno del giudizio.
Questi sono i due confini che racchiudono la storia umana.
Nel mezzo c'è il tempo del Suo, o meglio del nostro viaggio, in cui siamo mandati a ripercorrere lo stesso pellegrinaggio del Samaritano :”Va' e fa' lo stesso” (10,7).
I discepoli, prima dell'Ascensione, fanno a Gesù la loro ultima domanda , che è la prima urgenza della Chiesa . “E' questo il tempo in cui ricostituirai il regno d'Israele?” Egli risponde di non indagare sui tempi e i momenti , ma d'essere d'ora in poi Suoi testimoni fino agli estremi confini della terra (At1,7).
Ciò significa diventare come Lui, Misericordioso come il Padre.
La mina che ha dato non serve per arricchire davanti agli uomini, ma davanti a Dio , farla fruttare non vuol dire accumulare con avidità, ma donare con generosità.
Questa Parabola è simile a quella dei talenti (Mt 25,14..21). In Luca si sottolinea la parità dei doni e la diversità del premio : tutti hanno una mina e il premio è secondo la risposta.
In Matteo la diversità dei doni che abbiamo (cinque, due, un talento) e la parità del premio :”Entra nella gioia del Tuo Signore” .