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lunedì 22 luglio 2024

SANTA BRIGIDA, PATRONA D'EUROPA


 

6 commenti:


  1. Antifona

    Rallegriamoci tutti nel Signore,
    in questo giorno di festa in onore di santa Brigida;
    della sua gloria si allietano gli angeli e lodano il Figlio di Dio.

    Si dice il Gloria.

    Colletta

    O Dio, che hai guidato santa Brigida
    nelle varie condizioni della sua vita,
    e nella contemplazione della passione del tuo Figlio
    le hai rivelato la sapienza della croce,
    concedi a noi di cercare te in ogni cosa,
    seguendo fedelmente la tua chiamata.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.
    Prima Lettura
    Non vivo più io, ma Cristo vive in me.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
    Gal 2,19-20

    Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio.
    Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me.
    E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale

    Dal Sal 33 (34)

    R. Benedirò il Signore in ogni tempo.

    Benedirò il Signore in ogni tempo,
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
    Io mi glorio nel Signore:
    i poveri ascoltino e si rallegrino. R.

    Magnificate con me il Signore,
    esaltiamo insieme il suo nome.
    Ho cercato il Signore: mi ha risposto
    e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

    Guardate a lui e sarete raggianti,
    i vostri volti non dovranno arrossire.
    Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
    lo salva da tutte le sue angosce. R.

    L’angelo del Signore si accampa
    attorno a quelli che lo temono, e li libera.
    Gustate e vedete com’è buono il Signore;
    beato l’uomo che in lui si rifugia. R.

    Temete il Signore, suoi santi:
    nulla manca a coloro che lo temono.
    I leoni sono miseri e affamati,
    ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene. R.

    Acclamazione al Vangelo

    Alleluia, alleluia.

    Rimanete nel mio amore, dice il Signore,
    chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto. (Gv 15,9b.5b)

    Alleluia.


    Vangelo
    Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 15,1-8

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

    Parola del Signore.

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    Risposte

    1. Parole del Santo Padre

      Gesù insiste sul verbo “rimanere”. Lo ripete ben sette volte nel brano evangelico odierno. Prima di lasciare questo mondo e andare al Padre, Gesù vuole rassicurare i suoi discepoli che possono continuare ad essere uniti a Lui. Dice: «Rimanete in me e io in voi». Questo rimanere non è un rimanere passivo, un “addormentarsi” nel Signore, lasciandosi cullare dalla vita. No, non è questo. Il rimanere in Lui, il rimanere in Gesù che Lui ci propone è un rimanere attivo, e anche reciproco. Perché? Perché i tralci senza la vite non possono fare nulla, hanno bisogno della linfa per crescere e per dare frutto; ma anche la vite ha bisogno dei tralci, perché i frutti non spuntano sul tronco dell’albero. È un bisogno reciproco, è un rimanere reciproco per dare frutto. Noi rimaniamo in Gesù e Gesù rimane in noi. Prima di tutto noi abbiamo bisogno di Lui. Il Signore ci vuole dire che prima dell’osservanza dei suoi comandamenti, prima delle beatitudini, prima delle opere di misericordia, è necessario essere uniti a Lui, rimanere in Lui. Non possiamo essere buoni cristiani se non rimaniamo in Gesù. E invece con Lui possiamo tutto Con Lui possiamo tutto. (Regina Caeli, 2 maggio 2021)

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  2. BENEDETTO XVI – Gesù di Nazaret – La parabola della Vite nei discorsi di Addio di Gesù porta avanti l'intera storia del pensiero e del discorso biblico sulla vite e apre un'ultima profondità.
    ”Io Sono la Vera Vite” dice il Signore (Gv 15,1). E' importante innanzitutto l'aggettivo “ vera”.
    Ma l'elemento essenziale e di massimo rilievo in questa frase è l'”Io Sono” ; il Figlio stesso si identifica con la Vite, è diventato Egli Stesso Vite.
    Si è lasciato piantare nella terra. E' entrato nella vite : il mistero dell'Incarnazione, di cui Giovanni ha parlato nel prologo, viene ripreso in modo sorprendente.Ora la vite non è più una creatura che Dio guarda con amore, ma che può anche sradicare e rigettare.
    Nel Figlio è diventato Egli stesso Vite, si è identificato per sempre e ontologicamente con la vite.
    Questa Vite non può mai più essere sradicata, non può mai più essere abbandonata al saccheggio: è definitivamente di Dio, attraverso il Figlio Stesso che vive in essa.
    La promessa è irrevocabile, l'unità è divenuta indistruttibile.Questo è il nuovo grande passo storico di Dio che costituisce il significato più profondo della parabola : Incarnazione, Morte e Resurrezione si rivelano in tutta la loro portata.
    Il “Figlio di Dio” Gesù Cristo … non fu “si” e “no”, ma in Lui c'è stato il Sì.
    E in realtà tutte le promesse di Dio in Lui son divenute Sì (2Cor 1,19) è così che lo esprime S. Paolo.
    Se il frutto che dobbiamo portare è l 'amore, il suo presupposto è proprio questo “rimanere” che profondamente ha a che fare con quella fede che non lascia il Signore. Si parla al v. 7 della preghiera come momento essenziale di questo “rimanere”: all'orante è promesso il sicuro esaudimento.
    Pregare nel Nome di Gesù , però, non significa chiedere una cosa qualsiasi, bensì chiedere il dono essenziale che Gesù , nei discorsi di addio, qualifica “la gioia”, mentre Luca lo chiama Spirito Santo, il che, in fondo , è la stessa cosa.
    Le Parole sul rimanere nell'amore rimandano già all'ultimo versetto della Preghiera Sacerdotale di Gesù (Gv 17 : Ho fatto conosce loro il Tuo Nome e Lo farò conoscere, perché l'Amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro) , legando così il discorso della Vite al grande tema dell'unità, che il Signore presenta come supplica al Padre.

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  3. FAUSTI – L'unione tra il Figlio e ogni uomo è come quella tra la vite e il tralcio .
    Hanno un'unica vita e producono l'identico frutto .
    In Lui, Vera Vite, ritorniamo a Dio e alla Sua Alleanza.
    L'essere o dimorare “in” Lui è condizione per vivere ed essere fecondi. Gesù ha parlato di messe abbondante e di grano che porta molto frutto (12,24). Non portare frutto è essere fuori dal comando e dalla benedizione fondamentale del Creatore che vuole le creature partecipi della Sua fecondità. Una vita che non dà vita è morta, una luce che non dà luce è spenta.
    Il frutto di cui si parla sarà chiaro solo alla fine.
    Purtroppo possiamo essere discepoli di Gesù solo a parole, senza vivere la Sua Parola.
    E' un severo ammonimento perchè non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. Se però non viviamo di Lui e non amiamo i fratelli, siamo rami morti, siamo non figli, che si autoescludono dal Figlio e dal Padre, recisi dalla fonte della vita.
    Questo è il dramma dell'uomo , ma anche di Dio che troverà la Sua soluzione sulla Croce, dove il legno verde porta in sé la maledizione del legno secco. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito” (3,16). Nell'Alleanza, sia Antica che Nuova, Dio è sempre fedele
    Ciò che manca è la nostra risposta, lasciata alla nostra libertà.
    Gesù, il Figlio, è il primo che risponde, amando il Padre e i fratelli. Il Padre è un agricoltore che sa il Suo mestiere. Si prende cura della Sua vite togliendo i rami infecondi e sfrondando gli altri, perchè siano più fruttiferi. Dio in noi purifica dall'egoismo ciò che è bene e toglie ciò che è male, palese o meno.
    C'è una “purezza” fondamentale nel discepolo, operata dalla parola, “più tagliente di una spada a doppio taglio”, che penetra fin nelle profondità dei pensieri e del cuore.
    La Parola mette a nudo la nostra verità, è un costante esorcismo che ci libera dalla menzogna.
    La Parola del Signore è Spirito e Vita (6,63) : ci comunica lo Spirito, la Vita del Figlio.
    Il Battesimo di Cristo è innanzi tutto un'immersione nella Parola , che ce lo fa conoscere e amare.
    Essa ci porta a sfrondare i nostri egoismi , a rompere con l mondo e ad assimilarci a Lui.
    “Rimanete in me” : è un imperativo : il Signore ci supplica di essere tralci uniti alla vite. Dimoriamo in Lui dimorando nel Suo Amore per noi , sorgente del nostro amore reciproco.
    Amare Gesù e fare la Sua Volontà è un atto di libertà nostra, che nessuno, neppure Dio, può fare al nostro posto.
    Noi siamo sempre in Lui perchè ci ama.
    Ma noi possiamo non amarci , impedendo che Lui sia in noi. Lui ci ama, comunque ; tutto dipende dalla nostra risposta. L'espressione richiama il discorso eucaristico di Cafarnao :
    ”Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in Lui”.
    (6,56). Il Suo amore per noi è la fonte del nostro dimorare in Lui : possiamo amarlo perchè Lui per primo ci ha amati.
    Si afferma ripetutamente , in negativo e in positivo, la necessità dell'unione con Lui : separati da Lui non si porta frutto, uniti a Lui si produce molto frutto.
    L'unione con Lui, non solo affettiva ma anche effettiva, è la possibilità stessa di una vita feconda.
    Corrisponde all'entusiastico “essere in Cristo” di Paolo, ritornello di tutte le sue lettere.
    La nostra azione scaturusce da ciò che siamo : uniti al Figlio siamo figli e possiamo portare frutti di amore fraterno.
    Soprattutto nell'azione apostolica , la nostra unione con il Signore è determinante.
    Se non Lo si conosce , si sbaglia nel fare il bene, se non Lo si ama, manca la forza di farlo.
    Qui Giovanni sta parlando della nostra “Vita nello Spirito”,
    indispensabile per glorificare e testimoniare al mondo l'Amore del Padre e del Figlio.
    L'unione con Gesù non è solo abbandono estatico, ma vita concreta, che porta i suoi stessi frutti.
    Mistica d'amore e mistica di servizio sono inseparabili.
    L'efficacia del servizio nasce dalla forza stessa dell'unione con Gesù.

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  4. PREGHIERA DI SANTA BRIGIDA - Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver predetto prima del tempo la tua morte, per aver trasformato in modo mirabile, durante l’ultima Cena, del pane materiale nel tuo corpo glorioso, per averlo distribuito amorevolmente agli apostoli in memoria della tua degnissima passione, per aver lavato loro i piedi con le tue mani sante e preziose, dimostrando così l’immensa grandezza della tua umiltà.
    Onore a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver sudato sangue dal tuo corpo innocente nel timore della passione e della morte, operando tuttavia la nostra redenzione che desideravi portare a compimento, mostrando così chiaramente il tuo amore per il genere umano.
    Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per essere stato condotto da Caifa e per aver permesso nella tua umiltà, tu che sei giudice di tutti, di essere sottoposto al giudizio di Pilato.
    Gloria a te, Signor mio Gesù Cristo, per essere stato deriso quando, rivestito di porpora, sei stato rivestito di spine acutissime, e per aver sopportato con infinita pazienza che il tuo volto glorioso fosse coperto di sputi, che i tuoi occhi fossero velati, che la tua faccia fosse percossa pesantemente dalle mani sacrileghe di uomini iniqui.
    Lode a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver permesso con tanta pazienza di essere legato alla colonna, di essere flagellato in modo disumano, di essere condotto coperto di sangue al giudizio di Pilato, di esserti mostrato come un agnello innocente condotto all’immolazione. Onore a te, Signor mio Gesù Cristo, per esserti lasciato condannare nel tuo santo corpo, ormai tutto inondato di sangue, alla morte di croce; per aver portato con dolore la croce sulle tue sacre spalle, e per aver voluto essere inchiodato al legno del patibolo dopo essere stato trascinato crudelmente al luogo della passione e spogliato delle tue vesti.
    Onore a te, Signore Gesù Cristo, per aver rivolto umilmente, in mezzo a tali tormenti, i tuoi occhi colmi di amore e di bontà alla tua degnissima Madre, che mai conobbe il peccato, né mai consentì alla più piccola colpa, e per averla consolata affidandola alla protezione fedele del tuo discepolo.
    Benedizione eterna a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver dato, durante la tua mortale agonia, la speranza del perdono a tutti i peccatori, quando hai promesso misericordiosamente la gloria del paradiso al ladrone che si era rivolto a te.
    Lode eterna a te, Signor mio Gesù Cristo, per ogni ora in cui hai sopportato per noi peccatori sulla croce le più grandi amarezze e sofferenze; infatti i dolori acutissimi delle tue ferite penetravano orribilmente nella tua anima beata e trapassavano crudelmente il tuo cuore sacratissimo, finché, venuto meno il cuore, esalasti felicemente lo spirito e, inclinato il capo, lo consegnasti in tutta umiltà nelle mani di Dio Padre, rimanendo poi, morto, tutto freddo nel corpo.
    Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver redento le anime col tuo sangue prezioso e con la tua santissima morte, e per averle misericordiosamente ricondotte dall’esilio alla vita eterna. Sii benedetto, Signor mio Gesù Cristo, per aver lasciato che la lancia ti perforasse, per la nostra salvezza, il fianco e il cuore, e per il sangue prezioso e l’acqua che da quel fianco sono sgorgati per la nostra redenzione.


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    1. --->Gloria a te, Signor mio Gesù Cristo, per aver voluto che il tuo corpo benedetto fosse deposto dalla croce ad opera dei tuoi amici, fosse consegnato nelle braccia della tua addolorata Madre, e da lei avvolto in panni, e che fosse rinchiuso nel sepolcro e custodito dai soldati. Onore eterno a te, Signor mio Gesù Cristo, per essere risuscitato dai morti il terzo giorno e per esserti incontrato vivo con chi hai prescelto; per essere salito, dopo quaranta giorni, al cielo, alla vista di molti, e per aver collocato lassù, tra gli onori, i tuoi amici che avevi liberato dagli inferi.
      Giubilo e lode eterna a te, Signore Gesù Cristo, per aver mandato nel cuore dei discepoli lo Spirito Santo e per aver comunicato al loro spirito un immenso e divino amore.
      Sii benedetto, lodato e glorificato nei secoli, mio Signore Gesù, che siedi sul trono nel tuo regno dei cieli, nella gloria della tua maestà, corporalmente vivo con tutte le tue santissime membra, che prendesti dalla carne della Vergine. E così verrai nel giorno del giudizio per giudicare le anime di tutti i vivi e di tutti i morti: tu che vivi e regni col Padre e con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

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