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martedì 13 agosto 2024

SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE


 

6 commenti:

  1. 1 Gv 3, 14-18
    Non amiamo a parole, ma coi fatti e nella verità.

    Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
    Fratelli, noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna.
    Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?
    Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.

    Salmo Responsoriale Dal Salmo 115
    Preziosa agli occhi dei Signore è la morte dei suoi fedeli.

    Ho creduto anche quando dicevo:
    «Sono troppo infelice»
    Ho detto con sgomento:
    «Ogni uomo è inganno ».

    Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?
    Alzerò il calice della salvezza
    e invocherò il nome dei Signore.

    Sì, io sono il tuo servo, Signore,
    io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
    hai spezzato le mie catene.
    A te offrirò sacrifici di lode
    e invocherò il nome dei Signore.

    Canto al Vangelo Gv 12,25
    Alleluia, alleluia.
    «Chi odia la sua vita in questo mondo,
    la conserverà per la vita eterna».
    Alleluia.





    Vangelo Gv 15, 12-16
    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.

    Dal vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre, l’ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda ».

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    1. MEMORIA DI S. MASSIMILIANO MARIA KOLBE


      Antifona

      «Venite, benedetti del Padre mio», dice il Signore.
      «In verità io vi dico: tutto ciò che avete fatto
      a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». (Mt 25,34-40)

      Colletta

      O Dio, che al santo presbitero e martire
      Massimiliano Maria [Kolbe],
      ardente di amore per la Vergine Immacolata,
      hai dato un grande zelo per le anime
      e un amore eroico verso il prossimo,
      concedi a noi, per sua intercessione,
      di impegnarci senza riserve
      al servizio degli uomini per la tua gloria
      e di conformarci fino alla morte a Cristo tuo Figlio.
      Egli è Dio, e vive e regna con te.

      Prima Lettura
      Segna un tau sulla fronte degli uomini che piangono per tutti gli abomini che si compiono in Gerusalemme.

      Dal libro del profeta Ezechièle
      Ez 9,1-7;10,18-22

      Una voce potente gridò ai miei orecchi: «Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in mano». Ecco sei uomini giungere dalla direzione della porta superiore che guarda a settentrione, ciascuno con lo strumento di sterminio in mano. In mezzo a loro c’era un altro uomo, vestito di lino, con una borsa da scriba al fianco. Appena giunti, si fermarono accanto all’altare di bronzo.
      La gloria del Dio d’Israele, dal cherubino sul quale si posava, si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l’uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono». Agli altri disse, in modo che io sentissi: «Seguitelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non abbia pietà, non abbiate compassione. Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: non toccate, però, chi abbia il tau in fronte.
      Cominciate dal mio santuario!». Incominciarono dagli anziani che erano davanti al tempio. Disse loro: «Profanate pure il tempio, riempite di cadaveri i cortili. Uscite!». Quelli uscirono e fecero strage nella città.
      La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini. I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all’ingresso della porta orientale del tempio del Signore, mentre la gloria del Dio d’Israele era in alto su di loro. Erano i medesimi esseri che io avevo visto sotto il Dio d’Israele lungo il fiume Chebar e riconobbi che erano cherubini. Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d’uomo sotto le ali. Il loro aspetto era il medesimo che avevo visto lungo il fiume Chebar. Ciascuno di loro avanzava diritto davanti a sé.

      Parola di Dio.

      Salmo Responsoriale

      Dal Sal 112 (113)

      R. Più alta dei cieli è la gloria del Signore.

      Lodate, servi del Signore,
      lodate il nome del Signore.
      Sia benedetto il nome del Signore,
      da ora e per sempre. R.

      Dal sorgere del sole al suo tramonto
      sia lodato il nome del Signore.
      Su tutte le genti eccelso è il Signore,
      più alta dei cieli è la sua gloria. R.

      Chi è come il Signore, nostro Dio,
      che siede nell’alto
      e si china a guardare
      sui cieli e sulla terra? R.

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    2. Alleluia

      Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
      affidando a noi la parola della riconciliazione. ( 2Cor 5,19)
      Alleluia.


      Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.

      Vangelo
      Matteo
      18,15-20

      In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
      «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
      In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
      In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

      Parola del Signore.

      Santo Padre

      Oggi il Vangelo ci parla di correzione fraterna (Mt 18,15-20), che è una delle espressioni più alte dell’amore, e anche delle più impegnative, perché non è facile correggere gli altri. Quando un fratello nella fede commette una colpa contro di te, tu, senza rancore, aiutalo, correggilo: aiutare correggendo. Purtroppo, invece, la prima cosa che spesso si crea attorno a chi sbaglia è il pettegolezzo, in cui tutti vengono a conoscere lo sbaglio, con tanto di particolari, tranne l’interessato! […] Gesù, invece, ci insegna a comportarci in modo diverso. Ecco cosa dice oggi: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). Parlaci “a tu per tu”, parlaci lealmente, per aiutarlo a capire dove sbaglia. E questo fallo per il suo bene, vincendo la vergogna e trovando il coraggio vero, che non è quello di sparlare, ma di dire le cose in faccia con mitezza e gentilezza. […] E se non capisce ancora? Allora, dice Gesù, coinvolgi la comunità. Ma anche qui precisiamo: non vuol dire mettere una persona alla gogna, svergognandola pubblicamente, bensì unire gli sforzi di tutti per aiutarla a cambiare. Puntare il dito contro non va bene, anzi spesso rende più difficile per chi ha sbagliato riconoscere il proprio errore. Piuttosto, la comunità deve far sentire a lui o a lei che, mentre condanna l’errore, è vicina con la preghiera e con l’affetto alla persona, sempre pronta a offrire il perdono, la comprensione, e a ricominciare. (Angelus, 10 9 2023)
      FAUSTI - “Avrai guadagnato il tuo fratello”, dice Gesù a chi è riuscito a ricondurre un peccatore a riconoscere il proprio errore. Infatti ha ristabilito la fraternità : non è più solo , e dove due fratelli sono insieme, il Padre si compiace e il Figlio è tra di loro. La verità va fatta nella carità , ma la carità non è mai disgiunta dalla verità. Il primato è sempre dell'amore : ma questo si manifesta sia nel cercare lo smarrito, che nell'illuminarlo nel suo smarrimento , e alla fine nel perdonarlo comunque.
      Quanto si dice sulla correzione fraterna sembra in contrasto con il non giudicare , con la ricerca della riconciliazione. In realtà la correzione fraterna è segno di grande amore . È possibile in una comunità dove ognuno è accolto nei suoi limiti, non è giudicato se sbaglia, è assolto se colpevole, è ricercato se si smarrisce, è perdonato se pecca.
      Senza accettazione incondizionata , non esiste correzione fraterna . C'è semplice contrapposizione tra critica malevola e indurimento difensivo.
      Una persona, solo se è accolta e nella misura in cui è accolta, è disposta ad accettare eventuali osservazioni, senza avvertirle come aggressione. La correzione è indispensabile, perché il nostro stare insieme sia per il meglio e non per il peggio.
      Il peccato rompe la fraternità . Se perdoni, la ristabilisci solo a metà : tu sei fratello, ma l'altro non ancora, fino a quando non riconosce l'errore e accetta il perdono. La correzione, quando riesce, ristabilisce la fraternità da entrambe le parti...

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    3. --->Bisogna tentare tutte le vie per ricondurre lo smarrito a casa. Prima a tu per tu, poi con la mediazione di altri, e, se necessario, della stessa comunità.. Chi non vuol ricredersi, verrà ritenuto come pagano e peccatore. Non si vuol eliminare la mela marcia, è un rendere noto ciò che ha rotto la fraternità . Non è giudizio, è medicina, perché lo smarrito riconosca il suo male e possa ravvedersi. Rendere nota la verità è grande servizio di carità. Trattare uno come pagano non significa escluderlo dal proprio amore : Gesù è venuto a salvare ciò che è perduto e invia i Suoi discepoli verso tutti i pagani.

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  2. FAUSTI – Per dimorare nel Suo Amore, bisogna osservare i Suoi comandi che si riducono a
    uno : l'amore fraterno, che resta dimezzato fino a quando non è reciproco.
    L'Amore che Gesù ha mostrato verso di noi sulla Croce è la sorgente del nostro amore verso gli altri : uno può amare se e come è amato.
    Come Gesù ha dimorato nell'Amore del Padre amando i fratelli, così noi dimoriamo nel Suo Amore di Figlio facendo altrettanto.
    Il comando di amare Dio diventa comando di amare l'uomo. Infatti amore per Dio e amore per l'uomo sono un'unica realtà, come l'Amore del Figlio verso il Padre e verso di noi è lo stesso Amore del Padre verso il Figlio e verso di noi.
    L'Amore è Uno solo ; è Dio. E mette in comunione tutti.
    Si parla di amore gli uni verso gli altri.
    L'amore infatti è gioia solo nella reciprocità. Essa da sempre c'è in Dio ; noi siamo chiamati ad averla tra di noi, rendendo presente Dio sulla terra.
    L'apice dell' amore sta nel porre la propria vita a favore dell'amato.
    Gesù ci considera amici. Anche quando eravamo suoi nemici, traditori come Giuda o rinnegatori come Pietro, ci ha mostrato il Suo Amore , gratuito e indubitabile.
    Proprio così, da nemici che eravamo, possiamo diventare Suoi amici. Gesù è sempre e comunque nostro amico. A nostra volta, anche noi siamo suoi amici , se rispondiamo al Suo amore, facendo come Lui ha fatto.
    “Non vi chiamo più servi” : “Servo” è un titolo onorifico.
    Servi del re sono i grandi di corte, servi di Dio i profeti e i giusti.
    Il servo esegue la volontà del suo Signore , ma con un rapporto di sudditanza, non di uguaglianza.
    Gesù non ci vuole servi, ma amici, uguali a Lui.
    Non siamo infatti sudditi della Legge, ma viviamo nella libertà di figli amati.
    Se Mosè ci ha dato la Legge, dalla pienezza della Parola diventata carne, riceviamo grazia su grazia;
    la grazia della verità del Figlio, che ci mette in comunione col Padre. Siamo stati scelti non per essere servi, ma amici di Dio, uniti a Lui nell'unico amore.
    La nostra vocazione è sicura, perchè è “Sua”, è Lui che ci sceglie e ci chiama.
    E la Sua scelta è irrevocabile, a prova di tradimenti e rinnegamenti.
    Qui non si parla della scelta dei dodici e del loro invio in missione, ma dei discepoli presenti e futuri, che devono andare dove Gesù stesso è andato : verso la pienezza dell'amore del Padre, amando i fratelli fino a porre la vita al loro servizio.
    Questo è il molto frutto che glorifica il Padre.
    E' quel “molto frutto” che porterà il Figlio stesso quando, dando la vita per i fratelli,
    attirerà tutti a sé.
    Questa è la missione fondamentale della Chiesa ,sale della terra, luce del mondo, (Mt 5,13...)
    e profumo di Cristo per tutti (2 Cor 2,14).
    Vedendo come i discepoli vivono, tutti ritrovano ciò che in fondo al cuore desiderano :
    la bellezza dell'amore che salva il mondo.
    La missione non è propaganda , ma irraggiamento dell'amore reciproco, che tutti attira a sé.
    Quel Dio che nessuno mai ha visto, noi l'abbiamo visto nel volto del Figlio, che ha detto : “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. Gli altri lo vedono nel nostro volto di fratelli.
    Questo frutto ci fa dimorare nel Figlio e nel Padre come fa dimorare il Figlio e il Padre in noi.
    Se siamo nel Figlio sappiamo che il Padre sempre ci ascolta come ascolta Lui. Per questo gli chiediamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere da figli.
    Ecco che cosa chiedere al Padre nel nome del Figlio : il Suo stesso amore per i fratelli.
    Oltre questo amore non c'è più nulla, se non ancora l'amore, che è infinito.
    Perchè “Dio è Amore”, e “ Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv 4,16).

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  3. Dalle lettere di san Massimiliano Maria Kolbe (Cfr. Scritti di Massimiliano M. Kolbe, traduzione italiana, Vol. I, Firenze 1975, pp. 44-46. 113-114)
    Sono pieno di gioia, fratello carissimo, per l'ardente zelo che ti spinge a promuovere la gloria di Dio. Nei nostri tempi, constatiamo, non senza tristezza, il propagarsi dell'«indifferentismo». Una malattia quasi epidemica che si va diffondendo in varie forme non solo nella generalità dei fedeli, ma anche tra i membri degli istituti religiosi. Dio è degno di gloria infinita. La nostra prima e principale preoccupazione deve essere quella di dargli lode nella misura delle nostre deboli forze, consapevoli di non poterlo glorificare quanto egli merita.
    La gloria di Dio risplende soprattutto nella salvezza delle anime che Cristo ha redento con il suo sangue. Ne deriva che l'impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la salvezza e la santificazione del maggior numero di anime. Ed ecco in poche parole i mezzi più adatti per procurare la gloria di Dio nella santificazione delle anime. Dio, scienza e sapienza infinita, che conosce perfettamente quello che dobbiamo fare per aumentare la sua gloria, manifesta normalmente la sua volontà mediante i suoi rappresentanti sulla terra.
    L'obbedienza, ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà. E' vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L'unica eccezione si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della volontà di Dio.
    Dio è tutto: solo lui è infinito, sapientissimo, clementissimo Signore, creatore e Padre, principio e fine, sapienza, potere e amore. Tutto ciò che esiste fuori di Dio ha valore in quanto si riferisce a lui, che è creatore di tutte le cose, redentore degli uomini, fine ultimo di tutte le creazioni. Egli ci manifesta la sua volontà e ci attrae a sé attraverso i suoi rappresentanti sulla terra, volendo servirsi di noi per attrarre a sé altre anime e unirle nella perfetta carità.
    Considera, fratello, quanto è grande, per la misericordia di Dio, la dignità della nostra condizione. Attraverso la via dell'obbedienza noi superiamo i limiti della nostra piccolezza, e ci conformiamo alla volontà divina che ci guida ad agire rettamente con la sua infinita sapienza e prudenza. Aderendo a questa divina volontà a cui nessuna creatura può resistere, diventiamo più forti di tutti.
    Questo è il sentiero della sapienza e della prudenza, l'unica via nella quale possiamo rendere a Dio la massima gloria. Se esistesse una via diversa e più adatta, il Cristo l'avrebbe certamente manifestata con la parola e con l'esempio. Il lungo periodo della vita nascosta di Nazareth è compendiato dalla Scrittura con queste parole: «e stava loro sottomesso» (Lc 2, 51). Tutto il resto della sua vita è posto sotto il segno dell'obbedienza, mostrando frequentemente che il Figlio di Dio è disceso sulla terra per compiere la volontà del Padre.
    Amiamo dunque, fratelli, con tutte le forze il Padre celeste pieno di amore per noi; e la prova della nostra perfetta carità sia l'obbedienza, da esercitare soprattutto quando ci chiede di sacrificare la nostra volontà. Infatti non conosciamo altro libro più sublime che Gesù Cristo crocifisso, per progredire nell'amore di Dio.
    Tutte queste cose le otterremo più facilmente per l'intercessione della Vergine Immacolata che Dio, nella sua bontà, ha fatto dispensatrice della sua misericordia. Nessun dubbio che la volontà di Maria è la stessa volontà di Dio. Consacrandoci a lei, diventiamo nelle sue mani strumenti della divina misericordia, come lei lo è stato nelle mani di Dio.
    Lasciamoci dunque guidare da lei, lasciamoci condurre per mano, tranquilli e sicuri sotto la sua guida. Maria penserà a tutto per noi, provvederà a tutto e allontanando ogni angustia e difficoltà verrà prontamente in soccorso alle nostre necessità corporali e spirituali.

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