PAROLE DEL SANTO PADRE La redenzione, la rivelazione, la presenza di Dio nel mondo incomincia così e sempre è così. La rivelazione di Dio si fa nella piccolezza. Piccolezza, sia umiltà sia... tante cose, ma nella piccolezza. I grandi si presentano potenti, pensiamo alla tentazione di Gesù nel deserto, come Satana si presenta potente, padrone di tutto il mondo: “Io ti do tutto, se tu...”. Invece le cose di Dio incominciano germogliando, da un seme, piccole. E Gesù parla di questa piccolezza nel Vangelo […] In una comunità cristiana dove i fedeli, i sacerdoti, i vescovi, non prendono questa strada della piccolezza, manca futuro, crollerà. Lo abbiamo visto nei grandi progetti della storia: cristiani che cercavano di imporsi, con la forza, la grandezza, le conquiste... Ma il Regno di Dio germoglia nel piccolo, sempre nel piccolo, il seme piccolo, il seme di vita. Ma il seme da solo non può. E c’è un’altra cosa che aiuta e che dà la forza: “In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore". (Omelia da Santa Marta, 3 dicembre 2019)
Antifona Cantiamo al Signore perché ha mirabilmente trionfato. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Alleluia. (Cf. Es 15,1-2)
Colletta Dio onnipotente ed eterno, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato in modo singolare la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberati dalle tenebre dell’errore, aderiamo sempre più agli insegnamenti della tua verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Ecco, qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato? Dagli Atti degli Apostoli At 8,26-40
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etíope, eunùco, funzionario di Candàce, regina di Etiòpia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaìa. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaìa, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: "Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita". Rivolgendosi a Filippo, l'eunùco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c'era dell'acqua e l'eunùco disse: «Ecco, qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunùco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunùco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 65 (66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra. Oppure: R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare la voce della sua lode; è lui che ci mantiene fra i viventi e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. R.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. A lui gridai con la mia bocca, lo esaltai con la mia lingua. R.
Sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. R.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. (Gv 6,51)
Alleluia.
Vangelo Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,44-51
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parole del Santo Padre Ci stupisce, e ci fa riflettere questa parola del Signore. Essa introduce nella dinamica della fede, che è una relazione: la relazione tra la persona umana – tutti noi – e la Persona di Gesù, dove un ruolo decisivo gioca il Padre, e naturalmente anche lo Spirito Santo – che qui rimane sottinteso. Non basta incontrare Gesù per credere in Lui, non basta leggere la Bibbia, il Vangelo - questo è importante!, ma non basta -; non basta nemmeno assistere a un miracolo, come quello della moltiplicazione dei pani. Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato. E io mi domando: perché, questo? Non sono stati attratti dal Padre? No, questo è accaduto perché il loro cuore era chiuso all’azione dello Spirito di Dio. E se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo. (Angelus, 9 agosto 2015)
FAUSTI -La gioia dei discepoli si fa esultanza di Gesù, perché la Sua conoscenza di Figlio è rivelata ai piccoli. E' una danza di gioia del Figlio per il dono che il Padre in Lui concede agli "infanti". E' una meteorite caduta dal cielo giovanneo,un masso erratico abbandonato da un ghiacciaio ritiratosi su vette inaccessibili. Gesù rivolge queste Parole al Padre in quell'"ora" in cui rientra la missione dei settantadue. Rivela loro il vero motivo di gioia che fa esultare Lui stesso : la partecipazione alla Sua Comunione di Conoscenza e Amore del Padre Questa esultanza rimbalza poi in beatitudine per i discepoli, perché i loro occhi vedono ciò che i loro orecchi odono : il compimento di ogni promessa e profezia. Per tre volte si parla di gioia e per tre motivi. In primo luogo i discepoli gioiscono per la vittoria su satana che si compie oggi, nella loro missione. La storia presente è liberata.. La lotta escatologica tra Michele e il drago (Dan 12,1-3) avviene già ora nell'opera di Gesù che i discepoli continuano nel Suo Nome e sotto il Suo sguardo. In secondo luogo Gesù specifica che la missione non è solo vittoria su satana che precipita dalla sua posizione di dominio. E' anche ritorno alla condizione originaria del paradiso, in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato. Nessun male, nessun veleno,neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita (Sap 1,14-2,24). In terzo luogo si dice il vero motivo di gioia : la missione non è solo vittoria sul male e ritorno al paradiso perduto. La missione dei settantadue ha portato il Regno fino agli estremi confini della terra. Gesù gioisce. Tutto è compiuto! L'Amore del Padre è amato e la Bellezza del Figlio è rispecchiata in tutti i fratelli. Ciò che Dio è per Natura, l'uomo lo diventa per Grazia.
FAUSTI – Al ritorno della missione, Gesù ne rivela il senso ultimo. Il cammino è chiaro solo quando è già percorso tutto! Il colore del rientro è la gioia, dono definitivo degli operai! Se la messe è molta, ora, nelle valli ammantate di grano, tutto canta e grida di gioia (Sal 65,14). La gioia dei discepoli si fa esultanza di Gesù, perché la Sua conoscenza di Figlio è rivelata ai piccoli. Questa esultanza rimbalza poi in beatitudine per i discepoli, perché i loro occhi vedono ciò che i loro orecchi odono : il compimento di ogni promessa e profezia. Per tre volte si parla di gioia e per tre motivi. In primo luogo i discepoli gioiscono per la vittoria su satana che si compie oggi, nella loro missione. La storia presente è sdemonizzata. La lotta escatologica tra Michele e il drago (Dan 12,1-3) avviene già ora nell'opera di Gesù che i discepoli continuano nel Suo Nome e sotto il Suo sguardo. In secondo luogo Gesù specifica che la missione non è solo vittoria su satana che precipita dalla sua posizione di dominio. E' anche ritorno alla condizione originaria del paradiso, in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato. Nessun male, nessun veleno,neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita (Sap 1,14-2,24). In terzo luogo si dice il vero motivo di gioia : la missione non è solo vittoria sul male e ritorno al paradiso perduto. E' soprattutto “iscrizione “ nel libro della vita, che contiene la registrazione del popolo di Dio. I nomi di coloro che sono inviati nel Suo Nome e hanno adempiuto la missione , sono a pieno titolo scritti nei cieli, ossia in Dio, come Gesù stesso, il primo inviato. Gesù dice ora ai discepoli :”Gioite”, perché sono entrati con Lui in seno al Padre, e possono dire con verità : “Abbà”. Fine ultimo della missione è renderci perfetta somiglianza del Figlio. Beneficiario dell'invio è l'inviato, che diventa pienamente figlio. Per questo, ciascuno secondo la sua chiamata, siamo tutti inviati a testimoniare l'Amore del Padre ai fratelli.
SUPPLICA A MARIA SANTISSIMA O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, in questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.
Ave Maria
È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore. Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo.
Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
Ave Maria
Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie. Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaLa redenzione, la rivelazione, la presenza di Dio nel mondo incomincia così e sempre è così. La rivelazione di Dio si fa nella piccolezza. Piccolezza, sia umiltà sia... tante cose, ma nella piccolezza. I grandi si presentano potenti, pensiamo alla tentazione di Gesù nel deserto, come Satana si presenta potente, padrone di tutto il mondo: “Io ti do tutto, se tu...”. Invece le cose di Dio incominciano germogliando, da un seme, piccole. E Gesù parla di questa piccolezza nel Vangelo […]
In una comunità cristiana dove i fedeli, i sacerdoti, i vescovi, non prendono questa strada della piccolezza, manca futuro, crollerà. Lo abbiamo visto nei grandi progetti della storia: cristiani che cercavano di imporsi, con la forza, la grandezza, le conquiste... Ma il Regno di Dio germoglia nel piccolo, sempre nel piccolo, il seme piccolo, il seme di vita. Ma il seme da solo non può. E c’è un’altra cosa che aiuta e che dà la forza: “In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore". (Omelia da Santa Marta, 3 dicembre 2019)
Antifona
EliminaCantiamo al Signore perché ha mirabilmente trionfato.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza. Alleluia. (Cf. Es 15,1-2)
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che in questi giorni pasquali ci hai rivelato in modo singolare
la grandezza del tuo amore,
fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono,
perché, liberati dalle tenebre dell’errore,
aderiamo sempre più agli insegnamenti della tua verità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Ecco, qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?
Dagli Atti degli Apostoli
At 8,26-40
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etíope, eunùco, funzionario di Candàce, regina di Etiòpia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaìa.
Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaìa, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: "Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita".
Rivolgendosi a Filippo, l'eunùco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c'era dell'acqua e l'eunùco disse: «Ecco, qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunùco, ed egli lo battezzò.
Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunùco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 65 (66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. R.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua. R.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. (Gv 6,51)
Alleluia.
Vangelo
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,44-51
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore.
Parole del Santo Padre
EliminaCi stupisce, e ci fa riflettere questa parola del Signore. Essa introduce nella dinamica della fede, che è una relazione: la relazione tra la persona umana – tutti noi – e la Persona di Gesù, dove un ruolo decisivo gioca il Padre, e naturalmente anche lo Spirito Santo – che qui rimane sottinteso. Non basta incontrare Gesù per credere in Lui, non basta leggere la Bibbia, il Vangelo - questo è importante!, ma non basta -; non basta nemmeno assistere a un miracolo, come quello della moltiplicazione dei pani. Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato. E io mi domando: perché, questo? Non sono stati attratti dal Padre? No, questo è accaduto perché il loro cuore era chiuso all’azione dello Spirito di Dio. E se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo. (Angelus, 9 agosto 2015)
FAUSTI -La gioia dei discepoli si fa esultanza di Gesù, perché la Sua conoscenza di Figlio è rivelata ai piccoli.
RispondiEliminaE' una danza di gioia del Figlio per il dono che il Padre in Lui concede agli "infanti".
E' una meteorite caduta dal cielo giovanneo,un masso erratico abbandonato da un ghiacciaio ritiratosi su vette inaccessibili.
Gesù rivolge queste Parole al Padre in quell'"ora" in cui rientra la missione dei settantadue.
Rivela loro il vero motivo di gioia che fa esultare Lui stesso : la partecipazione alla Sua Comunione di Conoscenza e Amore del Padre
Questa esultanza rimbalza poi in beatitudine per i discepoli, perché i loro occhi vedono ciò che i loro orecchi odono : il compimento di ogni promessa e profezia.
Per tre volte si parla di gioia e per tre motivi.
In primo luogo i discepoli gioiscono per la vittoria su satana che si compie oggi, nella loro missione.
La storia presente è liberata.. La lotta escatologica tra Michele e il drago (Dan 12,1-3) avviene già ora nell'opera di Gesù che i discepoli continuano nel Suo Nome e sotto il Suo sguardo.
In secondo luogo Gesù specifica che la missione non è solo vittoria su satana che precipita dalla sua posizione di dominio.
E' anche ritorno alla condizione originaria del paradiso, in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato.
Nessun male, nessun veleno,neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita (Sap 1,14-2,24).
In terzo luogo si dice il vero motivo di gioia : la missione non è solo vittoria sul male e ritorno al paradiso perduto. La missione dei settantadue ha portato il Regno fino agli estremi confini della terra. Gesù gioisce. Tutto è compiuto! L'Amore del Padre è amato e la Bellezza del Figlio è rispecchiata in tutti i fratelli. Ciò che Dio è per Natura, l'uomo lo diventa per Grazia.
FAUSTI – Al ritorno della missione, Gesù ne rivela il senso ultimo. Il cammino è chiaro solo quando è già percorso tutto! Il colore del rientro è la gioia, dono definitivo degli operai!
EliminaSe la messe è molta, ora, nelle valli ammantate di grano, tutto canta e grida di gioia (Sal 65,14).
La gioia dei discepoli si fa esultanza di Gesù, perché la Sua conoscenza di Figlio è rivelata ai piccoli. Questa esultanza rimbalza poi in beatitudine per i discepoli, perché i loro occhi vedono ciò che i loro orecchi odono : il compimento di ogni promessa e profezia.
Per tre volte si parla di gioia e per tre motivi.
In primo luogo i discepoli gioiscono per la vittoria su satana che si compie oggi, nella loro missione.
La storia presente è sdemonizzata. La lotta escatologica tra Michele e il drago (Dan 12,1-3) avviene già ora nell'opera di Gesù che i discepoli continuano nel Suo Nome e sotto il Suo sguardo.
In secondo luogo Gesù specifica che la missione non è solo vittoria su satana che precipita dalla sua posizione di dominio.
E' anche ritorno alla condizione originaria del paradiso, in cui l'uomo riprende il suo ruolo di signore del creato.
Nessun male, nessun veleno,neanche la morte, può danneggiarlo e avvelenargli la vita (Sap 1,14-2,24).
In terzo luogo si dice il vero motivo di gioia : la missione non è solo vittoria sul male e ritorno al paradiso perduto. E' soprattutto “iscrizione “ nel libro della vita, che contiene la registrazione del popolo di Dio.
I nomi di coloro che sono inviati nel Suo Nome e hanno adempiuto la missione , sono a pieno titolo scritti nei cieli, ossia in Dio, come Gesù stesso, il primo inviato.
Gesù dice ora ai discepoli :”Gioite”, perché sono entrati con Lui in seno al Padre, e possono dire con verità : “Abbà”.
Fine ultimo della missione è renderci perfetta somiglianza del Figlio.
Beneficiario dell'invio è l'inviato, che diventa pienamente figlio.
Per questo, ciascuno secondo la sua chiamata, siamo tutti inviati a testimoniare l'Amore del Padre ai fratelli.
SUPPLICA A MARIA SANTISSIMA
RispondiEliminaO Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, in questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.
Ave Maria
È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore. Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo.
Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
Ave Maria
Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie. Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
Ave Maria
Chiediamo la benedizione a Maria