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venerdì 19 settembre 2025

SANTI MARTIRI COREANI ANDREA KIM , PAOLO CHÔNG E COMPAGNI


 

4 commenti:

  1. Antifona
    Il sangue dei martiri per Cristo fu sparso sulla terra;
    in cielo essi raccolgono il premio eterno.

    Colletta
    O Dio, che moltiplichi su tutta la terra i tuoi figli di adozione
    e hai reso seme fecondo di cristiani
    il sangue dei santi Andrea [Kim], Paolo [Chông]
    e dei loro compagni nel martirio,
    fa’ che siamo sorretti dal loro aiuto
    e ne seguiamo costantemente l’esempio.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Conserva senza macchia il comandamento, fino alla manifestazione del Signore.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
    1Tm 6,13-16

    Figlio mio, davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
    che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
    il beato e unico Sovrano,
    il Re dei re e Signore dei signori,
    il solo che possiede l’immortalità
    e abita una luce inaccessibile:
    nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
    A lui onore e potenza per sempre. Amen.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 99 (100)

    R. Presentatevi al Signore con esultanza.
    Oppure:
    R. Andiamo al Signore con canti di gioia.

    Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
    servite il Signore nella gioia,
    presentatevi a lui con esultanza. R.

    Riconoscete che solo il Signore è Dio:
    egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
    suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

    Varcate le sue porte con inni di grazie,
    i suoi atri con canti di lode,
    lodatelo, benedite il suo nome. R.

    Perché buono è il Signore,
    il suo amore è per sempre,
    la sua fedeltà di generazione in generazione. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
    con cuore integro e buono
    e producono frutto con perseveranza. (Cf. Lc 8,15)

    Alleluia.

    Vangelo
    Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 8,4-15

    In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
    I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
    vedendo non vedano
    e ascoltando non comprendano.
    Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

    Parola del Signore.

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  2. Le Parole dei Papi
    Noi siamo abituati a calcolare le cose – e a volte è necessario –, ma questo non vale nell’amore! Il modo in cui questo seminatore “sprecone” getta il seme è un’immagine del modo in cui Dio ci ama. È vero infatti che il destino del seme dipende anche dal modo in cui il terreno lo accoglie e dalla situazione in cui si trova, ma anzitutto in questa parabola Gesù ci dice che Dio getta il seme della sua parola su ogni tipo di terreno, cioè in qualunque nostra situazione: a volte siamo più superficiali e distratti, a volte ci lasciamo prendere dall’entusiasmo, a volte siamo oppressi dalle preoccupazioni della vita, ma ci sono anche i momenti in cui siamo disponibili e accoglienti. Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca. Egli ci ama così: non aspetta che diventiamo il terreno migliore, ci dona sempre generosamente la sua parola. Forse proprio vedendo che Lui si fida di noi, nascerà in noi il desiderio di essere un terreno migliore. Questa è la speranza, fondata sulla roccia della generosità e della misericordia di Dio.
    (Leone XIV – Udienza generale, 21 maggio 2025)

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    Risposte

    1. Questa del seminatore è un po’ la “madre” di tutte le parabole, perché parla dell’ascolto della Parola. Ci ricorda che essa è un seme fecondo ed efficace; e Dio lo sparge dappertutto con generosità, senza badare a sprechi. Così è il cuore di Dio! Ognuno di noi è un terreno su cui cade il seme della Parola, nessuno è escluso. Possiamo chiederci: io, che tipo di terreno sono? Se vogliamo, con la grazia di Dio possiamo diventare terreno buono, dissodato e coltivato con cura, per far maturare il seme della Parola. Esso è già presente nel nostro cuore, ma il farlo fruttificare dipende da noi, dipende dall’accoglienza che riserviamo a questo seme.
      ( PAPA Francesco Angelus, 12 luglio 2020)

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  3. FAUSTI - Dopo aver raccontato la parabola, Gesù spiega perché parla così. E' un modo particolare di proporre la Verità.
    Se è importante che sia detta, è altrettanto importante che sia comprensibile.
    La Parola, che riunisce e forma i discepoli nell'ascolto, ha una duplice dimensione.
    Una è l'annuncio missionario che porta alla fede e rende discepolo; l'altra è l'istruzione successiva che nutre e fa crescere fino a portare frutti abbondanti e maturi.
    La Parola è quindi sempre interna ed esterna insieme.
    Nasce dalla Chiesa e fa nascere ovunque la Chiesa, annunciando a tutti la salvezza.
    La parabola presenta un racconto breve , di esperienze note, caricate emotivamente di allusioni misteriose ed esperienze ignote.
    Parlando d'altro, parla dell'Altro, stimolando il desiderio di conoscerlo.
    Il linguaggio parabolico di per sé è tipico della comunicazione di esperienze religiose ; dice non dicendo e fa vedere velando ciò che per sé non può essere direttamente ascoltato e visto.
    Da qui nasce la conoscenza contemplativa , che è direttamente ineffabile, perché oggetto diretto di esperienza
    La parabola è riservata a coloro ai quali è “dato conoscere i misteri del regno di Dio”.
    Questi misteri si identificano con Gesù, la Parola di morte e resurrezione, il seme che conosce fallimento e successo.
    La Legge della Croce come via alla Gloria vale tanto per Gesù quanto per il discepolo che Lo segue. Già nella prima persecuzione che subisce, la Chiesa capisce la propria storia come una e identica con quella del suo Signore, a cui è associata.
    Tale intelligenza dei misteri del Regno è la fonte del coraggio per continuare a credere e ad annunciare, al di là di ogni difficoltà.
    Questi misteri vengono dichiarati velatamente, attraverso il destino che la Parola incontra, che è lo stesso del chicco di grano che se non muore non porta frutto.
    Questa interpretazione della parabola racconta “la storia teologica “ dell'annuncio missionario e ha un duplice intento. Da una parte la comunità capisce i suoi insuccessi alla luce della morte /risurrezione, senza scoraggiarsi.
    D'altra parte, siccome la Parola è necessariamente efficace, la chiesa può verificare dai frutti la qualità del proprio ascolto.
    Infatti, se la Parola è il seme ,l'uomo che ascolta è il terreno che accoglie.
    Allora il frutto, scontata la bontà del seme, sarà proporzionale alla docilità dell'ascolto.
    I diversi tipi di ascolto non sono solo categorie di persone : anche nel nostro cuore ci sono zone che non credono alla Parola di Dio, perché credenti a tante altre parole, che ottundono, intimoriscono, e/o seducono.
    Il cuore è la capacità interna e vitale di accogliere la Parola : è “bello” perché si adorna di Essa e la custodisce , è “buono” in quanto porta frutto mediante la perseveranza , soprattutto nei momenti di prova. Maria è in questo il modello del cuore buono e bello : ascolta e dice “Sì” alla Parola(1,38-41), La conserva e considera nel Suo Cuore, serbandola anche quando non la capisce. Il centuplo del frutto è legato a questi “ascoltare, trattenere e perseverare”quotidiani a tutta prova. E' frutto dell'ascolto della Parola del Signore che porta il credente a riverberare sul proprio volto la luce del Padre di Misericordia che Gesù ha rivelato.
    Ci fa partecipare della stessa famiglia e ci inserisce nel dialogo misterioso di esultanza tra Figlio e Padre. Se questi frutti non ci sono, bisogna individuare e smascherare le resistenze specifiche che poniamo all'ascolto della Parola. Inoltre ci si può impegnare con fiducia nell'annuncio della Parola, perché certamente produrrà frutto : è seme di Dio. Egli stesso ne garantisce la crescita.

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