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venerdì 13 settembre 2024

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE


 

4 commenti:


  1. Antifona

    Non ci sia per noi altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.
    Egli è nostra salvezza, vita e risurrezione;
    per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (Cf. Gal 6,14)



    Colletta

    O Padre, che hai voluto salvare gli uomini
    con la croce del tuo Figlio unigenito,
    concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero,
    di ottenere in cielo i frutti della sua redenzione.
    Egli è Dio, e vive e regna con te.

    Prima Lettura
    Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita.

    Dal libro dei Numeri
    Nm 21,4b-9

    In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
    Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
    Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.
    Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

    Parola di Dio.



    Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
    Fil 2,6-11

    Cristo Gesù,
    pur essendo nella condizione di Dio,
    non ritenne un privilegio
    l’essere come Dio,
    ma svuotò se stesso
    assumendo una condizione di servo,
    diventando simile agli uomini.
    Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
    umiliò se stesso
    facendosi obbediente fino alla morte
    e a una morte di croce.
    Per questo Dio lo esaltò
    e gli donò il nome
    che è al di sopra di ogni nome,
    perché nel nome di Gesù
    ogni ginocchio si pieghi
    nei cieli, sulla terra e sotto terra,
    e ogni lingua proclami:
    «Gesù Cristo è Signore!»,
    a gloria di Dio Padre.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale

    Dal Sal 77 (78)

    R. Non dimenticate le opere del Signore!

    Ascolta, popolo mio, la mia legge,
    porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
    Aprirò la mia bocca con una parabola,
    rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. R.

    Quando li uccideva, lo cercavano
    e tornavano a rivolgersi a lui,
    ricordavano che Dio è la loro roccia
    e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. R.

    Lo lusingavano con la loro bocca,
    ma gli mentivano con la lingua:
    il loro cuore non era costante verso di lui
    e non erano fedeli alla sua alleanza. R.

    Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
    invece di distruggere.
    Molte volte trattenne la sua ira
    e non scatenò il suo furore. R.

    Acclamazione al Vangelo

    Alleluia, alleluia.

    Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,
    perché con la tua croce hai redento il mondo.

    Alleluia.
    Vangelo
    Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo.

    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 3,13-17

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
    «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
    Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

    Parola del Signore.

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  2. PAROLE DEL SANTO PADRE
    La pagina del Vangelo odierno ci invita […] a riflettere sul senso profondo dell’avere fede, che consiste nel fidarci totalmente del Signore. Si tratta di abbattere gli idoli mondani per aprire il cuore al Dio vivo e vero; Egli solo può dare alla nostra esistenza quella pienezza tanto desiderata eppure difficile da raggiungere. Fratelli e sorelle, sono molti, infatti, anche ai nostri giorni, quelli che si propongono come dispensatori di felicità: vengono e promettono successo in tempi brevi, grandi guadagni a portata di mano, soluzioni magiche ad ogni problema, e così via. E qui è facile scivolare senza accorgersi nel peccato contro il primo comandamento: cioè l’idolatria, sostituire Dio con un idolo. […]
    Per questo Gesù ci apre gli occhi sulla realtà. Siamo chiamati alla felicità, ad essere beati, e lo diventiamo fin da ora nella misura in cui ci mettiamo dalla parte di Dio, del suo Regno, dalla parte di ciò che non è effimero ma dura per la vita eterna. Siamo felici se ci riconosciamo bisognosi davanti a Dio […] e se, come Lui e con Lui, stiamo vicino ai poveri, agli afflitti e agli affamati. Anche noi lo siamo davanti a Dio: siamo poveri, afflitti, siamo affamati davanti a Dio. (Angelus, 17 febbraio 2019)
    Gesù innalzato: sulla croce. Mosè fa un serpente e lo innalza. Gesù sarà innalzato, come il serpente, per dare la salvezza. Ma il nocciolo della profezia è proprio che Gesù si è fatto peccato per noi. Non ha peccato: si è fatto peccato. Come dice San Pietro nella sua Lettera: “Portò i nostri peccati su di sé” (cf. 1Pt 2,24) E quando noi guardiamo il crocifisso, pensiamo al Signore che soffre: tutto quello è vero. Ma ci fermiamo prima di arrivare al centro di quella verità: in questo momento, Tu sembri il più grande peccatore, Ti sei fatto peccato. Ha preso su di sé tutti i nostri peccati, si è annientato fino ad adesso. La croce, è vero, è un supplizio, c’è la vendetta dei dottori della Legge, di quelli che non volevano Gesù: tutto questo è vero. Ma la verità che viene da Dio è che Lui è venuto al mondo per prendere i nostri peccati su di sé al punto di farsi peccato. Tutto peccato. I nostri peccati sono lì. Dobbiamo abituarci a guardare il crocifisso sotto questa luce, che è la più vera, è la luce della redenzione. (Omelia da Santa Marta, 31 marzo 2020)

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  3. BENEDETTO XVI - Gesù e la Chiesa non si possono separare l'uno dall'altro più di quanto si possano semplicemente identificare. Egli supera sempre infinitamente la Chiesa. Non è stato solo ad opera del Concilio Vaticano II che ci si è palesato ben chiaro che Egli, come Signore della Chiesa, ne costituisce anche la grandezza e il metro di giudizio. Ciò l'ho sempre sperimentato come consolazione e allo stesso tempo come sfida
    Come consolazione , perché abbiamo sempre saputo che la scrupolosità dei rubricisti e dei legalisti non ha nulla a che fare con Lui, con l'infinita generosità che giunge a noi dalle Parole del Vangelo come una brezza che reca refrigerio e abbatte come un castello di carte ogni devozionismo pedante.
    Abbiamo sempre saputo che la vicinanza a Lui è del tutto indipendente dalla dignità ecclesiastica che uno possiede come pure dall'erudizione giuridica o storica. Questo mi ha sempre permesso di guardare alle cose esteriori con la giusta pacatezza, avvertendo sempre irradiarsi dalla figura di Gesù un senso di ottimismo liberante.
    Ma d'altro canto non si mai perdere di vista il fatto che Cristo, per molti aspetti, esige molto più di quanto sa pretendere la Chiesa.
    Il radicalismo delle Sue Parole trova vera corrispondenza soltanto nel radicalismo di scelte come quelle attuate dall'eremita Antonio, il padre del deserto, o da Francesco d'Assisi nell'accettazione del tutto alla lettera del messaggio del Vangelo... Io so che il Gesù dei Vangeli è il Gesù reale, so che mi posso fidare molto più tranquillamente di Lui che delle più dotte ricostruzioni, e che Egli sopravvivrà a tutte.
    Tutta intera l'ampiezza e le diverse sfumature della tradizione Evangelica mi ragguagliano su chi era ed è Gesù. Egli si fa sentire e vedere sempre di nuovo in essa...

    A te, Padre Onnipotente,
    origine del cosmo e dell'uomo,
    per Cristo, il Vivente,
    Signore del tempo e della storia,
    nello Spirito che santifica l'universo,
    la lode, l'onore, la Gloria,
    oggi e nei secoli senza fine. Amen! S.Giov. Paolo II

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  4. FAUSTI - “Nessuno è salito al cielo” Nessuno può, come Adamo, i titani o Prometeo, dare la scalata al cielo per rapire le cose celesti o il fuoco. E' invece il cielo che scende sulla terra, per donarci se stesso. Dio è Amore che scende nel Figlio verso tutti i fratelli.
    Essere figlio non è oggetto di rapina, ma dono di amore.
    Il Figlio dell'uomo innalzato – su di Lui si è aperto il cielo, sia per scendere che per salire- è il solo che può manifestarci la gloria e raccontarci il Padre.
    In Lui c'è la discesa di Dio verso l'uomo e l'ascesa dell'uomo a Dio.
    “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto” Al popolo, morso dai serpenti, Mosè mostrò, elevato come stendardo, un serpente di bronzo (Num 21,8). Chi levava in alto lo sguardo, era guarito dal veleno mortale.
    Contemplando il Crocifisso, siamo “svelenati” dalla menzogna del serpente che ci ha tolto la conoscenza del Padre e ci ha fatto fuggire da Lui.
    In Lui conosciamo la verità di Dio e nostra . Egli ci ama e noi siamo l'amore che Lui ha per noi.
    Volgendo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, (19,37) ai piedi della croce scopriamo questa verità che ci fa liberi (8,32) e nasciamo dall'alto.
    La salvezza di Dio non ignora il male. Sarebbe falsa. Lo assume invece , in modo divino, per amore.
    E lo vince nel perdono, dove tutti, dal più piccolo al più grande, conosciamo chi è il Signore .

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