Antifona Esultano in cielo le anime dei santi, che hanno seguito le orme di Cristo; per suo amore hanno effuso il proprio sangue, ora con Cristo gioiscono per sempre.
Oppure:
Hanno effuso per il Signore il loro sangue: hanno amato Cristo nella vita, lo hanno imitato nella morte; per questo hanno meritato la corona trionfale.
Colletta O Dio, che hai dato al tuo popolo i santi Cornelio e Cipriano, pastori generosi e martiri intrepidi, per la loro intercessione rendici forti e perseveranti nella fede e fa’ che operiamo assiduamente per l’unità della Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Bisogna che il vescovo sia irreprensibile; allo stesso modo i diaconi conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1Tm 3,1-13
Figlio mio, questa parola è degna di fede: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall'orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio. Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell'uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 100 (101)
R. Camminerò con cuore innocente. Oppure: R. Dona al tuo servo, Signore, integrità di cuore.
Amore e giustizia io voglio cantare, voglio cantare inni a te, Signore. Agirò con saggezza nella via dell’innocenza: quando a me verrai? R.
Camminerò con cuore innocente dentro la mia casa. Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie, detesto chi compie delitti: non mi starà vicino. R.
Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo ridurrò al silenzio; chi ha occhio altero e cuore superbo non lo potrò sopportare. R.
I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino accanto a me: chi cammina nella via dell’innocenza, costui sarà al mio servizio. R.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi, Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)
Alleluia.
Vangelo Ragazzo, dico a te, alzati! Dal Vangelo secondo Luca Lc 7,11-17
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Le Parole dei Papi La compassione è un sentimento che coinvolge, è un sentimento del cuore, delle viscere, coinvolge tutto. Non è lo stesso della “pena”, o di … “peccato, povera gente!”: no, non è lo stesso. La compassione coinvolge. È patire con”. Questo è la compassione. Il Signore si coinvolge con una vedova e con un orfano … Ma dì, tu hai tutta una folla qui, perché non parli alla folla? Lascia … la vita è così … sono tragedie che succedono, accadono … No. Per Lui era più importante quella vedova e quell’orfano morto, che la folla alla quale Lui stava parlando e che lo seguiva. Perché? Perché il suo cuore, le sue viscere si sono coinvolti. Ebbe compassione. Avvicinarsi e toccare la realtà. Toccare. Non guardarla da lontano. Ebbe compassione - prima parola - si avvicinò - seconda parola. Poi fa il miracolo e Gesù non dice: ‘Arrivederci, io continuo il cammino’: no! Prende il ragazzo e cosa dice? ‘Lo restituì a sua madre’: restituire, la terza parola. Gesù fa dei miracoli per restituire, per mettere al proprio posto le persone. Ed è quello che ha fatto con la redenzione. Dio ebbe compassione - si avvicinò a noi in suo Figlio, e restituì tutti noi alla dignità di figli di Dio. Ci ha ricreati tutti. (Papa Francesco – Omelia Santa Marta, 19 settembre 2017)
Di fronte al ragazzo tornato in vita e restituito alla madre, «tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi” e “Dio ha visitato il suo popolo”. Quanto Gesù ha fatto non è dunque solo un’azione di salvezza destinata alla vedova e al suo figlio, o un gesto di bontà limitato a quella cittadina. Nel soccorso misericordioso di Gesù, Dio va incontro al suo popolo, in Lui appare e continuerà ad apparire all’umanità tutta la grazia di Dio. La misericordia, sia in Gesù sia in noi, è un cammino che parte dal cuore per arrivare alle mani. Cosa significa, questo? Gesù ti guarda, ti guarisce con la sua misericordia, ti dice: “Alzati!”, e il tuo cuore è nuovo. Cosa significa compiere un cammino dal cuore alle mani? Significa che con il cuore nuovo, con il cuore guarito da Gesù posso compiere le opere di misericordia mediante le mani, cercando di aiutare, di curare tanti che hanno bisogno. La misericordia è un cammino che parte dal cuore e arriva alle mani, cioè alle opere di misericordia. ( PAPA Francesco Udienza generale, 10 agosto 2016)
FAUSTI – Il centurione pagano, che crede nell'efficacia della parola del Signore anche in sua assenza, ci ha fatto vedere com'è la fede per noi che non abbiamo visto il Signore: sapere che Lui ci salva mediane la sua parola di promessa. Cristo infatti salva mediante la Parola tutti coloro che l'accolgono. Ora si mostra perché possiamo avere tale fede : sia perché Lui si commuove al nostro male e ci visita con la sua presenza, sia perché Lui è il Signore e la sua parola è efficace , capace di salvarci anche dalla morte. Egli è la misericordia che incontra la nostra miseria e realizza quanto detto da Zaccaria : la bontà misericordiosa del nostro Dio, che viene a visitarci dall'alto come sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte. Gesù ha appena proclamato il Regno promesso : la beatitudine ai poveri, affamati e piangenti, e comandato la misericordia. Ora sazia la fame del più povero tra tutti : un morto, l'estremamente povero, digiuno di vita. Ora usa grazia e misericordia verso il più piccolo tra tutti, l'estremamente piccolo, un bimbo morto, figlio unico di madre vedova! Gesù fa per primo quanto ha espresso come esigenza del Figlio di Dio : ama i nemici , si prende a cuore i piccoli ,e accoglie i peccatori (Lc 7 ). E' un racconto kerigmatico, un invito del credente al non credente, perché partecipi alla lode di Dio in colui che, senza esserne per nulla pregato, è venuto a vincere la morte. Il racconto è esclusivo di Luca , che narra due resurrezioni nel Vangelo ( qui e la figlia di Giairo 8, 40-56) e due negli Atti ( 9, 36-42 e 20,7-12). C'è lo sfondo veterotestamentario della risurrezione operata da Elia (1Re 17,17-24) e da Eliseo (2Re 4,32-37).La risurrezione dai morti , che per Israele è un'attesa escatologica, è totalmente estranea alla mentalità pagana. Il desiderio di vincere la morte – costitutivo dell'uomo! - non può mai tradursi in speranza reale per l'uomo, perché è brutalmente spezzato dalla morte. La risurrezione è indeducibile da qualsiasi premessa, impossibile per qualsiasi pretesa e attesa umana : è deducibile solo dalla promessa di Dio, possibile solo come dono inatteso della sua potenza misericordiosa. Più che la potenza di Gesù , il racconto evidenzia la misericordia del Salvatore, Dio previene e visita senza richiesta, preghiera o fede, chi è totalmente perduto e non può più richiedere né pregare, né credere. Gesù è qui chiamato da Luca per la prima volta “Signore”. Ciò significa che questo episodio lo rivela pienamente : è Il Signore di misericordia, autore della vita, vincitore della morte. Il figlio della vedova è descritto in termini che alludono a Gesù stesso morto e risorto . È il “figlio unigenito”, “alla porta della città”, si “desta” e, al suo destarsi, si parla di “un grande profeta destato tra noi”. Questo scambio di figura, questa sovra-impressione, Gesù/figlio unico morto/destato sta a indicare la misericordia. Essa lo porterà a venire incontro alla nostra miseria, fino a identificarsi con noi e perdere sé per salvare noi. Il racconto vuole suscitare fede nella misericordia di Dio per i piccoli e per i piangenti, per ogni uomo , che è piccolo e piangente di fronte alla morte. Piccolo perché assolutamente indifeso , piangente perché irrimediabilmente offeso. Gesù viene a dare speranza là dove nessuno può averne. Perché l'uomo muore ; e, quando vive, vive nel dolore della morte altrui e nell'attesa della propria. Gesù vince colui che dà morte alla vita e restituisce la vita alla vita : la madre ritrova il figlio.
Antifona
RispondiEliminaEsultano in cielo le anime dei santi,
che hanno seguito le orme di Cristo;
per suo amore hanno effuso il proprio sangue,
ora con Cristo gioiscono per sempre.
Oppure:
Hanno effuso per il Signore il loro sangue:
hanno amato Cristo nella vita,
lo hanno imitato nella morte;
per questo hanno meritato la corona trionfale.
Colletta
O Dio, che hai dato al tuo popolo i santi Cornelio e Cipriano,
pastori generosi e martiri intrepidi,
per la loro intercessione rendici forti e perseveranti nella fede
e fa’ che operiamo assiduamente per l’unità della Chiesa.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Bisogna che il vescovo sia irreprensibile; allo stesso modo i diaconi conservino il mistero della fede in una coscienza pura.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1Tm 3,1-13
Figlio mio, questa parola è degna di fede: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall'orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio.
Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell'uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 100 (101)
R. Camminerò con cuore innocente.
Oppure:
R. Dona al tuo servo, Signore, integrità di cuore.
Amore e giustizia io voglio cantare,
voglio cantare inni a te, Signore.
Agirò con saggezza nella via dell’innocenza:
quando a me verrai? R.
Camminerò con cuore innocente
dentro la mia casa.
Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie,
detesto chi compie delitti: non mi starà vicino. R.
Chi calunnia in segreto il suo prossimo
io lo ridurrò al silenzio;
chi ha occhio altero e cuore superbo
non lo potrò sopportare. R.
I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese
perché restino accanto a me:
chi cammina nella via dell’innocenza,
costui sarà al mio servizio. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)
Alleluia.
Vangelo
Ragazzo, dico a te, alzati!
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,11-17
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Parola del Signore.
Le Parole dei Papi
RispondiEliminaLa compassione è un sentimento che coinvolge, è un sentimento del cuore, delle viscere, coinvolge tutto. Non è lo stesso della “pena”, o di … “peccato, povera gente!”: no, non è lo stesso. La compassione coinvolge. È patire con”. Questo è la compassione. Il Signore si coinvolge con una vedova e con un orfano … Ma dì, tu hai tutta una folla qui, perché non parli alla folla? Lascia … la vita è così … sono tragedie che succedono, accadono … No. Per Lui era più importante quella vedova e quell’orfano morto, che la folla alla quale Lui stava parlando e che lo seguiva. Perché? Perché il suo cuore, le sue viscere si sono coinvolti. Ebbe compassione. Avvicinarsi e toccare la realtà. Toccare. Non guardarla da lontano. Ebbe compassione - prima parola - si avvicinò - seconda parola. Poi fa il miracolo e Gesù non dice: ‘Arrivederci, io continuo il cammino’: no! Prende il ragazzo e cosa dice? ‘Lo restituì a sua madre’: restituire, la terza parola. Gesù fa dei miracoli per restituire, per mettere al proprio posto le persone. Ed è quello che ha fatto con la redenzione. Dio ebbe compassione - si avvicinò a noi in suo Figlio, e restituì tutti noi alla dignità di figli di Dio. Ci ha ricreati tutti. (Papa Francesco – Omelia Santa Marta, 19 settembre 2017)
Di fronte al ragazzo tornato in vita e restituito alla madre, «tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi” e “Dio ha visitato il suo popolo”. Quanto Gesù ha fatto non è dunque solo un’azione di salvezza destinata alla vedova e al suo figlio, o un gesto di bontà limitato a quella cittadina. Nel soccorso misericordioso di Gesù, Dio va incontro al suo popolo, in Lui appare e continuerà ad apparire all’umanità tutta la grazia di Dio. La misericordia, sia in Gesù sia in noi, è un cammino che parte dal cuore per arrivare alle mani. Cosa significa, questo? Gesù ti guarda, ti guarisce con la sua misericordia, ti dice: “Alzati!”, e il tuo cuore è nuovo. Cosa significa compiere un cammino dal cuore alle mani? Significa che con il cuore nuovo, con il cuore guarito da Gesù posso compiere le opere di misericordia mediante le mani, cercando di aiutare, di curare tanti che hanno bisogno. La misericordia è un cammino che parte dal cuore e arriva alle mani, cioè alle opere di misericordia. ( PAPA Francesco Udienza generale, 10 agosto 2016)
EliminaFAUSTI – Il centurione pagano, che crede nell'efficacia della parola del Signore anche in sua assenza, ci ha fatto vedere com'è la fede per noi che non abbiamo visto il Signore: sapere che Lui ci salva mediane la sua parola di promessa. Cristo infatti salva mediante la Parola tutti coloro che l'accolgono. Ora si mostra perché possiamo avere tale fede : sia perché Lui si commuove al nostro male e ci visita con la sua presenza, sia perché Lui è il Signore e la sua parola è efficace , capace di salvarci anche dalla morte.
RispondiEliminaEgli è la misericordia che incontra la nostra miseria e realizza quanto detto da Zaccaria : la bontà misericordiosa del nostro Dio, che viene a visitarci dall'alto come sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte.
Gesù ha appena proclamato il Regno promesso : la beatitudine ai poveri, affamati e piangenti, e comandato la misericordia. Ora sazia la fame del più povero tra tutti : un morto, l'estremamente povero, digiuno di vita. Ora usa grazia e misericordia verso il più piccolo tra tutti, l'estremamente piccolo, un bimbo morto, figlio unico di madre vedova!
Gesù fa per primo quanto ha espresso come esigenza del Figlio di Dio : ama i nemici ,
si prende a cuore i piccoli ,e accoglie i peccatori (Lc 7 ). E' un racconto kerigmatico, un invito del credente al non credente, perché partecipi alla lode di Dio in colui che, senza esserne per nulla pregato, è venuto a vincere la morte. Il racconto è esclusivo di Luca , che narra due resurrezioni nel Vangelo ( qui e la figlia di Giairo 8, 40-56) e due negli Atti ( 9, 36-42 e 20,7-12).
C'è lo sfondo veterotestamentario della risurrezione operata da Elia (1Re 17,17-24) e da Eliseo (2Re 4,32-37).La risurrezione dai morti , che per Israele è un'attesa escatologica, è totalmente estranea alla mentalità pagana.
Il desiderio di vincere la morte – costitutivo dell'uomo! - non può mai tradursi in speranza reale per l'uomo, perché è brutalmente spezzato dalla morte.
La risurrezione è indeducibile da qualsiasi premessa, impossibile per qualsiasi pretesa e attesa umana : è deducibile solo dalla promessa di Dio, possibile solo come dono inatteso della sua potenza misericordiosa.
Più che la potenza di Gesù , il racconto evidenzia la misericordia del Salvatore, Dio previene e visita senza richiesta, preghiera o fede, chi è totalmente perduto e non può più richiedere né pregare, né credere.
Gesù è qui chiamato da Luca per la prima volta “Signore”. Ciò significa che questo episodio lo rivela pienamente : è Il Signore di misericordia, autore della vita, vincitore della morte.
Il figlio della vedova è descritto in termini che alludono a Gesù stesso morto e risorto .
È il “figlio unigenito”, “alla porta della città”, si “desta” e, al suo destarsi, si parla di “un grande profeta destato tra noi”. Questo scambio di figura, questa sovra-impressione, Gesù/figlio unico morto/destato sta a indicare la misericordia.
Essa lo porterà a venire incontro alla nostra miseria, fino a identificarsi con noi e perdere sé per salvare noi.
Il racconto vuole suscitare fede nella misericordia di Dio per i piccoli e per i piangenti, per ogni uomo , che è piccolo e piangente di fronte alla morte.
Piccolo perché assolutamente indifeso , piangente perché irrimediabilmente offeso.
Gesù viene a dare speranza là dove nessuno può averne.
Perché l'uomo muore ; e, quando vive, vive nel dolore della morte altrui e nell'attesa della propria. Gesù vince colui che dà morte alla vita e restituisce la vita alla vita : la madre ritrova il figlio.
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