Santa Maria, donna coraggiosa, alcuni anni fa in una celebre omelia pronunciata a Zapopan nel Messico, Giovanni Paolo II ha scolpito il monumento più bello che il magistero della Chiesa abbia mai elevato alla tua umana fierezza, quando disse che tu ti presenti come modello «per coloro che non accettano passivamente le avverse circostanze della vita personale e sociale, né sono vittime dell'alienazione».
Dunque, tu non ti sei rassegnata a subire l'esistenza. Hai combattuto. Hai affrontato gli ostacoli a viso aperto. Hai reagito di fronte alle difficoltà personali e ti sei ribellata dinanzi alle ingiustizie sociali del tuo tempo. Non sei stata, cioè, quella donna tutta casa e chiesa che certe immagini devozionali vorrebbero farci passare. Sei scesa sulla strada e ne hai affrontato i pericoli, con la consapevolezza che i tuoi privilegi di Madre di Dio non ti avrebbero offerto isole pedonali capaci di preservarti dal traffico violento della vita.
Perciò, Santa Maria, donna coraggiosa, tu che nelle tre ore di agonia sotto la croce hai assorbito come una spugna le afflizioni di tutte le madri della terra, prestaci un po' della tua fortezza. Nel nome di Dio, vendicatore dei poveri, alimenta i moti di ribellione di chi si vede calpestato nella sua dignità. Alleggerisci le pene di tutte le vittime dei soprusi. E conforta il pianto nascosto di tante donne che, nell'intimità della casa, vengono sistematicamente oppresse dalla prepotenza del maschio.
Ma ispira anche la protesta delle madri lacerate negli affetti dai sistemi di forza e dalle ideologie di potere. Tu, simbolo delle donne irriducibili alla logica della violenza, guida i passi delle "madri-coraggio" perché scuotano l'omertà di tanti complici silenzi. Scendi in tutte le "piazze di maggio" del mondo per confortare coloro che piangono i figli desaparecidos. E quando suona la diana di guerra, convoca tutte le figlie di Eva perché si mettano sulla porta di casa e impediscano ai loro uomini di uscire, armati come Caino, ad ammazzare il fratello.
Santa Maria, donna coraggiosa, tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio, rincuoraci col tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l'anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita perché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi. Siediti sui nostri sconsolati marciapiedi. Ripetici parole di speranza.
E allora, confortati dal tuo respiro, ti invocheremo con la preghiera più antica che sia stata scritta in tuo onore: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Così sia.
S. FAUSTI - “Donna, ecco il tuo Figlio / ecco la tua Madre” Sono le ultime parole che Gesù rivolge alla Madre e al discepolo amato. Il Re della Gloria continua il “Suo giudizio”: ai crocifissori dona le vesti, alla Madre il discepolo e al discepolo la Madre. “Dopo questo” sa che tutto è compiuto :porta a termine la Sua missione di Figlio, consegnerà lo Spirito. Gli altri vangeli guardano ciò che avviene in croce di riflesso, nelle reazioni degli spettatori. Tranne che nel Suo duplice grido prima di spirare, Gesù è contemplato indirettamente attraverso le parole dei presenti. Giovanni, invece, con un rapido susseguirsi di scene, punta direttamente l'occhio sulla Gloria : osa fissare faccia a faccia la luce del mondo. Il linguaggio ,sobrio ed essenziale , non tradisce emozioni . In poche parole presenta realtà così grandi che , di fronte ad esse, tutto tace. Davanti al sublime c'è solo estasi, silenzio di panico coinvolgimento. Le ultime tre icone riportano brevi istanti dove la durata del racconto tende a corrispondere a quella del fatto . Tempo narrante e tempo narrato coincidono in tempo reale. In questo modo si ottiene l'effetto di far partecipare il lettore all'evento. Questi è presente alla scena, immerso in un tempo senza tempo : tocca l'Eterno, vede l'Invisibile , si inabissa nella Gloria. In effetti la Parola, ogni Parola, è come una finestra : non guardi lei, ma attraverso di lei. Allora ti apri all'Altro ; e l'Altro si apre a te . Esiste per te e tu per lui , entra in te e tu in Lui, fa parte di te e tu di Lui. Si può dire che, come nel “linguaggio di Adamo” , nella singola parola eccheggia il tutto. Questa narrazione, posta al centro delle cinque che rappresentano ciò che avviene sulla croce, è splendida, e, nell'economia di Giovanni, ha un valore definitivo. In essa sono ripresi e risuonano insieme , in pienezza armonica, i temi del Vangelo : è “L'ora” verso la quale tutto tendeva , l'ora della luce, che raggiunge e illumina l'universo. Il racconto è un pozzo inesauribile, con la profondità del mistero che presenta. Nei Vangeli le persone sono sempre anche “personaggi” , figure tipiche nelle quali ognuno si riconosce. A livello storico la madre di Gesù e le altre donne sono le persone che amano Gesù , mentre il discepolo è la persona che sa di essere amata da Gesù. A livello simbolico generale , madre e donne da una parte e discepolo amato dall'altra sono rispettivamente figura dell'amore dato e dell'amore ricevuto La Madre con le sue compagne , rappresenta chiunque dà amore.Questi è innanzitutto il Padre nei confronti del Figlio, poi Dio nei confronti dell'universo, il Figlio nei confronti dei fratelli, Gesù nei confronti del discepolo, Israele nei confronti della Chiesa , e così via fino alla più piccola delle creature : chiunque riceve amore è immagine del Figlio, amore amato. Ma di amore dato si muore e di amore ricevuto si soffoca : si vive solo quando l'amore amante è amato e l'amore amato è a sua volta amante. Questo amore corrisposto che “circola” tra Padre e Figlio è lo Spirito Santo, danza di Dio e vita di quanto esiste. Gesù, amore amato, è amante del Padre e dei fratelli : ha la pienezza dello Spirito. Ora che se ne va, per chi Lo ama e per chi è da Lui amato, è l'ora della separazione. Per questo, prima di andarsene, si prende cura di loro. Affidando il discepolo alla Madre, la Madre ha chi amare e il discepolo chi lo ama; affidando la Madre al discepolo, la Madre ha chi la ama e il discepolo ha chi amare. Così compie la Sua opera di Figlio . Comunica ai fratelli il Suo Spirito , Amore amante e amato, perfettamente corrisposto. A livello simbolico specifico, Maria di Nazareth , chiamata donna, è la sposa, l'Israele che attende lo Sposo. Ora che è venuto, diventa Madre e genera l'Uomo nuovo, il popolo messianico, la Chiesa. Inoltre Maria, in quanto Madre del Figlio e dei Suoi fratelli, è segno dell'unità realizzata dalla croce, che abbraccia insieme il popolo dell'antica e nuova Alleanza , aperta a tutti.
-->Infine , in quanto donna, è la Sposa, la figlia di Sion, il popolo della promessa che attende il suo Signore. Ora che è venuto, gli genera il popolo messianico. Concludendo possiamo dire che Maria, oltre che figura universale di chi ama, -correlativa al discepolo, figura di chi è amato - , rappresenta Israele, donna/sposa del Signore, che diventa Madre del Messia e del Suo popolo . è insieme compimento di Israele e principio della Chiesa. Israele riconosce la Chiesa come sua figlia e la Chiesa riconosce Israele come sua madre. C'è continuità e unità tra Antica e nuova Alleanza come tra Madre e Figlio : sono “uno” nel reciproco amore.
Maria donna coraggiosa
RispondiEliminaDon Tonino Bello
Santa Maria, donna coraggiosa, alcuni anni fa in una celebre omelia pronunciata a Zapopan nel Messico, Giovanni Paolo II ha scolpito il monumento più bello che il magistero della Chiesa abbia mai elevato alla tua umana fierezza, quando disse che tu ti presenti come modello «per coloro che non accettano passivamente le avverse circostanze della vita personale e sociale, né sono vittime dell'alienazione».
Dunque, tu non ti sei rassegnata a subire l'esistenza. Hai combattuto. Hai affrontato gli ostacoli a viso aperto. Hai reagito di fronte alle difficoltà personali e ti sei ribellata dinanzi alle ingiustizie sociali del tuo tempo. Non sei stata, cioè, quella donna tutta casa e chiesa che certe immagini devozionali vorrebbero farci passare. Sei scesa sulla strada e ne hai affrontato i pericoli, con la consapevolezza che i tuoi privilegi di Madre di Dio non ti avrebbero offerto isole pedonali capaci di preservarti dal traffico violento della vita.
Perciò, Santa Maria, donna coraggiosa, tu che nelle tre ore di agonia sotto la croce hai assorbito come una spugna le afflizioni di tutte le madri della terra, prestaci un po' della tua fortezza. Nel nome di Dio, vendicatore dei poveri, alimenta i moti di ribellione di chi si vede calpestato nella sua dignità. Alleggerisci le pene di tutte le vittime dei soprusi. E conforta il pianto nascosto di tante donne che, nell'intimità della casa, vengono sistematicamente oppresse dalla prepotenza del maschio.
Ma ispira anche la protesta delle madri lacerate negli affetti dai sistemi di forza e dalle ideologie di potere. Tu, simbolo delle donne irriducibili alla logica della violenza, guida i passi delle "madri-coraggio" perché scuotano l'omertà di tanti complici silenzi. Scendi in tutte le "piazze di maggio" del mondo per confortare coloro che piangono i figli desaparecidos. E quando suona la diana di guerra, convoca tutte le figlie di Eva perché si mettano sulla porta di casa e impediscano ai loro uomini di uscire, armati come Caino, ad ammazzare il fratello.
Santa Maria, donna coraggiosa, tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio, rincuoraci col tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l'anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita perché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi. Siediti sui nostri sconsolati marciapiedi. Ripetici parole di speranza.
E allora, confortati dal tuo respiro, ti invocheremo con la preghiera più antica che sia stata scritta in tuo onore: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Così sia.
S. FAUSTI - “Donna, ecco il tuo Figlio / ecco la tua Madre” Sono le ultime parole che Gesù rivolge alla Madre e al discepolo amato. Il Re della Gloria continua il “Suo giudizio”: ai crocifissori dona le vesti, alla Madre il discepolo e al discepolo la Madre.
RispondiElimina“Dopo questo” sa che tutto è compiuto :porta a termine la Sua missione di Figlio, consegnerà lo Spirito.
Gli altri vangeli guardano ciò che avviene in croce di riflesso, nelle reazioni degli spettatori. Tranne che nel Suo duplice grido prima di spirare, Gesù è contemplato indirettamente attraverso le parole dei presenti. Giovanni, invece, con un rapido susseguirsi di scene, punta direttamente l'occhio sulla Gloria : osa fissare faccia a faccia la luce del mondo.
Il linguaggio ,sobrio ed essenziale , non tradisce emozioni . In poche parole presenta realtà così grandi che , di fronte ad esse, tutto tace. Davanti al sublime c'è solo estasi, silenzio di panico coinvolgimento.
Le ultime tre icone riportano brevi istanti dove la durata del racconto tende a corrispondere a quella del fatto . Tempo narrante e tempo narrato coincidono in tempo reale. In questo modo si ottiene l'effetto di far partecipare il lettore all'evento. Questi è presente alla scena, immerso in un tempo senza tempo : tocca l'Eterno, vede l'Invisibile , si inabissa nella Gloria.
In effetti la Parola, ogni Parola, è come una finestra : non guardi lei, ma attraverso di lei.
Allora ti apri all'Altro ; e l'Altro si apre a te . Esiste per te e tu per lui , entra in te e tu in Lui, fa parte di te e tu di Lui. Si può dire che, come nel “linguaggio di Adamo” , nella singola parola eccheggia il tutto. Questa narrazione, posta al centro delle cinque che rappresentano ciò che avviene sulla croce, è splendida, e, nell'economia di Giovanni, ha un valore definitivo.
In essa sono ripresi e risuonano insieme , in pienezza armonica, i temi del Vangelo : è “L'ora” verso la quale tutto tendeva , l'ora della luce, che raggiunge e illumina l'universo.
Il racconto è un pozzo inesauribile, con la profondità del mistero che presenta. Nei Vangeli le persone sono sempre anche “personaggi” , figure tipiche nelle quali ognuno si riconosce.
A livello storico la madre di Gesù e le altre donne sono le persone che amano Gesù , mentre il discepolo è la persona che sa di essere amata da Gesù.
A livello simbolico generale , madre e donne da una parte e discepolo amato dall'altra sono rispettivamente figura dell'amore dato e dell'amore ricevuto La Madre con le sue compagne , rappresenta chiunque dà amore.Questi è innanzitutto il Padre nei confronti del Figlio, poi Dio nei confronti dell'universo, il Figlio nei confronti dei fratelli, Gesù nei confronti del discepolo, Israele nei confronti della Chiesa , e così via fino alla più piccola delle creature : chiunque riceve amore è immagine del Figlio, amore amato.
Ma di amore dato si muore e di amore ricevuto si soffoca : si vive solo quando l'amore amante è amato e l'amore amato è a sua volta amante.
Questo amore corrisposto che “circola” tra Padre e Figlio è lo Spirito Santo, danza di Dio e vita di quanto esiste. Gesù, amore amato, è amante del Padre e dei fratelli : ha la pienezza dello Spirito.
Ora che se ne va, per chi Lo ama e per chi è da Lui amato, è l'ora della separazione.
Per questo, prima di andarsene, si prende cura di loro.
Affidando il discepolo alla Madre, la Madre ha chi amare e il discepolo chi lo ama;
affidando la Madre al discepolo, la Madre ha chi la ama e il discepolo ha chi amare.
Così compie la Sua opera di Figlio . Comunica ai fratelli il Suo Spirito , Amore amante e amato, perfettamente corrisposto.
A livello simbolico specifico, Maria di Nazareth , chiamata donna, è la sposa, l'Israele che attende lo Sposo. Ora che è venuto, diventa Madre e genera l'Uomo nuovo, il popolo messianico, la Chiesa. Inoltre Maria, in quanto Madre del Figlio e dei Suoi fratelli, è segno dell'unità realizzata dalla croce,
che abbraccia insieme il popolo dell'antica e nuova Alleanza , aperta a tutti.
-->Infine , in quanto donna, è la Sposa, la figlia di Sion, il popolo della promessa che attende il suo Signore. Ora che è venuto, gli genera il popolo messianico.
RispondiEliminaConcludendo possiamo dire che Maria, oltre che figura universale di chi ama, -correlativa al discepolo, figura di chi è amato - , rappresenta Israele, donna/sposa del Signore, che diventa Madre del Messia e del Suo popolo . è insieme compimento di Israele e principio della Chiesa.
Israele riconosce la Chiesa come sua figlia e la Chiesa riconosce Israele come sua madre.
C'è continuità e unità tra Antica e nuova Alleanza come tra Madre e Figlio : sono “uno” nel reciproco amore.