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giovedì 10 ottobre 2024

SAN DANIELE COMBONI


 

6 commenti:

  1. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Il segno di Giona, il vero, è quello che ci dà la fiducia di essere salvati per il sangue di Cristo. Quanti cristiani, quanti ce ne sono, pensano che saranno salvati soltanto per quello che loro fanno, per le loro opere. Le opere sono necessarie, ma sono una conseguenza, una risposta a quell’amore misericordioso che ci salva. Ma le opere sole, senza questo amore misericordioso non servono. Invece, la ‘sindrome di Giona’ ha fiducia soltanto nella sua giustizia personale, nelle sue opere. (Santa Marta, 14 ottobre 2013)

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    Risposte

    1. Antifona

      Tutte le cose sono in tuo potere
      e nessuno può opporsi alla tua volontà.
      Tu hai fatto il cielo e la terra
      e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento:
      tu sei il Signore di tutte le cose. (Cf. Est 4,17b-c)

      Colletta

      Dio onnipotente ed eterno,
      che esaudisci le preghiere del tuo popolo
      oltre ogni desiderio e ogni merito,
      effondi su di noi la tua misericordia:
      perdona ciò che la coscienza teme
      e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
      Per il nostro Signore Gesù Cristo.
      Prima Lettura
      È per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede?

      Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
      Gal 3,1-5

      O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso!
      Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede? Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? Avete tanto sofferto invano? Se almeno fosse invano!
      Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede?

      Parola di Dio.


      Salmo Responsoriale

      Lc 1,68-75

      R. Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
      perché ha visitato il suo popolo.

      Ha suscitato per noi un Salvatore potente
      nella casa di Davide, suo servo,
      come aveva detto
      per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo. R.

      Salvezza dai nostri nemici,
      e dalle mani di quanti ci odiano.
      Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
      e si è ricordato della sua santa alleanza. R.

      Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
      di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
      di servirlo senza timore, in santità e giustizia
      al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. R.

      Acclamazione al Vangelo

      Alleluia, alleluia.

      Apri, Signore, il nostro cuore
      e accoglieremo le parole del Figlio tuo. (Cf. At 16,14b)

      Alleluia.

      Vangelo
      Chiedete e vi sarà dato.

      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 11,5-13

      In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
      «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
      Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
      Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

      Parola del Signore.

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    2. FAUSTI – Questa parabola è un commento a .”Dacci oggi il nostro pane di domani”. Ci esorta a una preghiera sostenuta dalla fede “sfacciata” nell'amico che dorme.
      L'inizio e la fine parlano di tre pani di cui abbiamo bisogno, da donare all'amico in cammino nella notte. Si tratta dell'Eucaristia, che mette Lui in Comunione di vita con noi e noi con chi ancora viaggia nelle tenebre. Associati a Lui che si prende cura di noi, anche noi possiamo prenderci cura degli altri, nei quali vediamo Lui caricato dei nostri mali.
      L'Eucaristia realmente ci trasforma in Lui. Essa è l'esaudimento pieno della preghiera al Padre . Riceviamo quel pane che ci permette di gridare :”Abbà” , e accogliamo ciò che da sempre desidera darci, Suo Figlio come nostra Vita.
      Ma il dono Eucaristico esige una fede “sfacciata” , davanti alla porta chiusa, capace di varcare la soglia della casa del Padre ed entrare nel riposo dei figli.
      La sfacciataggine consiste nel credere che il sonno dell'amico è il luogo stesso in cui siamo esauditi . La Sua morte è il dono della Sua Vita, fatta per noi pane di domani.
      L'Eucaristia, celebrata con fede sicura nel sonno dell'amico che si risveglia, è la preghiera dove otteniamo quel pane che chiediamo al Padre per donarlo ai fratelli. Questo pane trasfigura il nostro volto in quello del Figlio, che tutto riceve e tutto dà, e ama pienamente come pienamente è amato.
      Egli ci dà “molto di più di quanto possiamo domandare o pensare”(Ef 3,20) : essendo Amore infinito, desidera dare tutto Se stesso, non si nega a nessuno e si comunica a ciascuno secondo il suo desiderio.
      Questa è l'unica misura del dono. E il Suo Dono è lo Spirito Santo, Dio stesso come Amore mutuo Padre/Figlio.
      Il tema dominante è la paternità di Dio, che si esprime nel “dare”. Ma per questo bisogna chiedere. Non perché Lui ignori o trascuri il nostro bisogno, ma perchè il dono può essere ricevuto solo da chi lo desidera.
      Se Lui tarda nel dare, è solo perché il desiderio cresca ; non esaudisce perché la dilazione lo dilati, perchè purifichiamo la nostra richiesta e chiediamo non più un dono, ma Lui in dono.
      La pedagogia del Padre ci fa passare dai bisogni che abbiamo al bisogno che siamo.
      Se abbiamo bisogno dei Suoi doni, siamo soprattutto bisognosi di Lui.
      Dalla ricerca delle consolazioni del Padre, dobbiamo passare a cercare il Padre delle consolazioni.
      Quando non cercheremo più noi stessi in Lui, troveremo Lui stesso in noi.
      Saremo figli che amano e conoscono il Padre come da Lui sono amati e conosciuti.

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  2. FAUSTI – Non dobbiamo avere invidia della generazione dei contemporanei di Gesù.
    Pur avendo visto, non ne hanno ascoltato la Parola; invece di dare segno di obbedienza, hanno addirittura preteso che Lui obbedisse loro, esibendosi con ulteriori segni.
    Egli rifiuta di darne, perché Egli stesso è un segno come lo fu Giona.
    E' anzi la realtà di cui Giona fu segno : la Misericordia di Dio per tutti, tanto efficace che perfino i niniviti si convertirono al suo annuncio.
    Quanto Gesù ha detto e fatto costituisce l'anno di grazia, la salvezza offerta ad ogni carne.
    La Sua Parola pone chi L'ascolta davanti alla Sua persona e gli offre ciò che Egli è: il Salvatore.
    Invece di chiedergli segni, bisogna convertirsi al kerigma, cioè all'annuncio della Sua morte e Resurrezione per noi.
    Nessun segno sostituisce la fede, tutti portano a essa, e, in essa, in qualche modo, finiscono.
    Quando ci fidiamo di Dio , non gli chiediamo più delle prove.
    Il vero segno della fede è quindi la conversione alla Sua Parola.
    Quanto Gesù ha fatto è sufficiente per credere che con Lui è finito il regno di satana e iniziato quello di Dio.
    La Parola che Lo annuncia nella potenza dello Spirito è capace di aprire il cuore (At 16,14), e riempirlo della nuova Sapienza, quella del Figlio rivelata ai piccoli.
    Nel brano seguente vedremo come essa è Luce che illumina chi L'ascolta e lascia nelle tenebre chi la rifiuta.
    Dio concede come segno definitivo l'annuncio della Sua realtà : la Misericordia.
    Così rispetta sia la libertà dell'uomo, sia la propria verità di Amore, che non può non rispettarla.
    L'Amore esige, anzi, crea libertà.
    Chi ama è sempre esposto al rifiuto :pur di non costringere l'altro, muore lui stesso di passione non corrisposta. La Parola, che ci chiama alla conversione, è l'annuncio di questo Amore rifiutato e crocifisso per noi.
    La vera Sapienza è convertirsi all'annuncio.
    Chiave del brano è la parola “segno”, che gioca un ruolo determinante nel rapporto con Dio, come in ogni comunicazione.
    L'importante è saperlo leggere e cogliere la realtà che significa.
    Nel giorno del giudizio , si dice dei niniviti che si “leveranno”, come della regina di Saba, che si “desterà”. Destarsi e levarsi son le parole stesse che indicano la resurrezione del Signore, alla quale saranno associati quanti ricercarono la Sapienza e si convertirono..

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  3. San Daniele Comboni (1831-1881), che fin da giovane scelse di diventare missionario in Africa. Ordinato sacerdote nel 1854, tre anni dopo sbarca in Africa. Il primo viaggio missionario finisce presto con un fallimento: l'inesperienza, il clima avverso, l'ostilità dei mercanti di schiavi costringono Daniele a tornare a Roma. Alcuni suoi compagni si lasciano vincere dallo scoramento, egli progetta un piano globale di evangelizzazione dell'Africa. Mette poi in atto una incisiva opera di sensibilizzazione a Roma e in Europa e fonda diversi istituti maschili e femminili, oggi chiamati comboniani.

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  4. "Figli, gridate a Dio ed gli vi libererà dall'oppressione e dal potere dei vostri nemici. Io, infatti spero dall'Eterno la vostra salvezza.(Bar 4,21)

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