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lunedì 10 ottobre 2022

SAN DANIELE COMBONI


 

5 commenti:

  1. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Il segno di Giona, il vero, è quello che ci dà la fiducia di essere salvati per il sangue di Cristo. Quanti cristiani, quanti ce ne sono, pensano che saranno salvati soltanto per quello che loro fanno, per le loro opere. Le opere sono necessarie, ma sono una conseguenza, una risposta a quell’amore misericordioso che ci salva. Ma le opere sole, senza questo amore misericordioso non servono. Invece, la ‘sindrome di Giona’ ha fiducia soltanto nella sua giustizia personale, nelle sue opere. (Santa Marta, 14 ottobre 2013)

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    Risposte
    1. Tutte le cose sono in tuo potere
      e nessuno può opporsi alla tua volontà.
      Tu hai fatto il cielo e la terra
      e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento:
      tu sei il Signore di tutte le cose. (Cf. Est 4,17b-c)

      Colletta
      Dio onnipotente ed eterno,
      che esaudisci le preghiere del tuo popolo
      oltre ogni desiderio e ogni merito,
      effondi su di noi la tua misericordia:
      perdona ciò che la coscienza teme
      e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
      Per il nostro Signore Gesù Cristo.

      Prima Lettura
      I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro.
      Dal libro del profeta Giona
      Gio 3,1-10

      In quei giorni, fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
      Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
      I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
      Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco, e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
      Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

      Parola di Dio.


      Salmo Responsoriale
      Sal 129 (130)
      R. Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?
      Dal profondo a te grido, o Signore;
      Signore, ascolta la mia voce.
      Siano i tuoi orecchi attenti
      alla voce della mia supplica. R.

      Se consideri le colpe, Signore,
      Signore, chi ti può resistere?
      Ma con te è il perdono:
      così avremo il tuo timore. R.

      Israele attenda il Signore,
      perché con il Signore è la misericordia
      e grande è con lui la redenzione.
      Egli redimerà Israele
      da tutte le sue colpe. R.


      Acclamazione al Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
      e la osservano. (Lc 11,28)

      Alleluia.

      Vangelo
      Marta, lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
      Dal Vangelo secondo Luca
      Lc 10,38-42

      In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
      Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
      Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

      Parola del Signore.

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  2. FAUSTI – Non dobbiamo avere invidia della generazione dei contemporanei di Gesù.
    Pur avendo visto, non ne hanno ascoltato la Parola; invece di dare segno di obbedienza, hanno addirittura preteso che Lui obbedisse loro, esibendosi con ulteriori segni.
    Egli rifiuta di darne, perché Egli stesso è un segno come lo fu Giona.
    E' anzi la realtà di cui Giona fu segno : la Misericordia di Dio per tutti, tanto efficace che perfino i niniviti si convertirono al suo annuncio.
    Quanto Gesù ha detto e fatto costituisce l'anno di grazia, la salvezza offerta ad ogni carne.
    La Sua Parola pone chi L'ascolta davanti alla Sua persona e gli offre ciò che Egli è: il Salvatore.
    Invece di chiedergli segni, bisogna convertirsi al kerigma, cioè all'annuncio della Sua morte e Resurrezione per noi.
    Nessun segno sostituisce la fede, tutti portano a essa, e, in essa, in qualche modo, finiscono.
    Quando ci fidiamo di Dio , non gli chiediamo più delle prove.
    Il vero segno della fede è quindi la conversione alla Sua Parola.
    Quanto Gesù ha fatto è sufficiente per credere che con Lui è finito il regno di satana e iniziato quello di Dio.
    La Parola che Lo annuncia nella potenza dello Spirito è capace di aprire il cuore (At 16,14), e riempirlo della nuova Sapienza, quella del Figlio rivelata ai piccoli.
    Nel brano seguente vedremo come essa è Luce che illumina chi L'ascolta e lascia nelle tenebre chi la rifiuta.
    Dio concede come segno definitivo l'annuncio della Sua realtà : la Misericordia.
    Così rispetta sia la libertà dell'uomo, sia la propria verità di Amore, che non può non rispettarla.
    L'Amore esige, anzi, crea libertà.
    Chi ama è sempre esposto al rifiuto :pur di non costringere l'altro, muore lui stesso di passione non corrisposta. La Parola, che ci chiama alla conversione, è l'annuncio di questo Amore rifiutato e crocifisso per noi.
    La vera Sapienza è convertirsi all'annuncio.
    Chiave del brano è la parola “segno”, che gioca un ruolo determinante nel rapporto con Dio, come in ogni comunicazione.
    L'importante è saperlo leggere e cogliere la realtà che significa.
    Nel giorno del giudizio , si dice dei niniviti che si “leveranno”, come della regina di Saba, che si “desterà”. Destarsi e levarsi son le parole stesse che indicano la resurrezione del Signore, alla quale saranno associati quanti ricercarono la Sapienza e si convertirono..

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  3. San Daniele Comboni (1831-1881), che fin da giovane scelse di diventare missionario in Africa. Ordinato sacerdote nel 1854, tre anni dopo sbarca in Africa. Il primo viaggio missionario finisce presto con un fallimento: l'inesperienza, il clima avverso, l'ostilità dei mercanti di schiavi costringono Daniele a tornare a Roma. Alcuni suoi compagni si lasciano vincere dallo scoramento, egli progetta un piano globale di evangelizzazione dell'Africa. Mette poi in atto una incisiva opera di sensibilizzazione a Roma e in Europa e fonda diversi istituti maschili e femminili, oggi chiamati comboniani.

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  4. "Figli, gridate a Dio ed gli vi libererà dall'oppressione e dal potere dei vostri nemici. Io, infatti spero dall'Eterno la vostra salvezza.(Bar 4,21)

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