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giovedì 17 ottobre 2024

SAN LUCA EVANGELISTA


 

4 commenti:

  1. Antifona
    Come sono belli sui monti
    i piedi del messaggero che annuncia la pace,
    del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza. (Is 52,7)

    Si dice il Gloria.

    Colletta
    Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca
    per rivelare al mondo
    con la predicazione e con gli scritti
    il mistero della tua predilezione per i poveri,
    fa’ che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola,
    e tutti i popoli vedano la tua salvezza.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Solo Luca è con me.
    Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Timòteo
    2Tm 4,10-17b

    Figlio mio, Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me.
    Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Èfeso. Venendo, portami il mantello, che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene.
    Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: il Signore gli renderà secondo le sue opere. Anche tu guàrdati da lui, perché si è accanito contro la nostra predicazione.
    Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 144 (145)
    R. I tuoi santi, Signore, dicano la gloria del tuo regno.
    Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
    e ti benedicano i tuoi fedeli.
    Dicano la gloria del tuo regno
    e parlino della tua potenza. R.

    Per far conoscere agli uomini le tue imprese
    e la splendida gloria del tuo regno.
    Il tuo regno è un regno eterno,
    il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.

    Giusto è il Signore in tutte le sue vie
    e buono in tutte le sue opere.
    Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
    a quanti lo invocano con sincerità. R.


    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Io ho scelto voi, dice il Signore,
    perché andiate e portiate frutto
    e il vostro frutto rimanga. (Cf. Gv 15,16)

    Alleluia.

    Vangelo
    La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 10,1-9

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

    Parola del Signore.

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    1. PAROLE DEL SANTO PADRE
      Questo è molto bello! Gesù non vuole agire da solo, è venuto a portare nel mondo l’amore di Dio e vuole diffonderlo con lo stile della comunione, con lo stile della fraternità. Per questo forma subito una comunità di discepoli, che è una comunità missionaria. Subito li allena alla missione, ad andare. Ma attenzione: lo scopo non è socializzare, passare il tempo insieme, no, lo scopo è annunciare il Regno di Dio, e questo è urgente!, e anche oggi è urgente! Non c’è tempo da perdere in chiacchiere, non bisogna aspettare il consenso di tutti, bisogna andare e annunciare. A tutti si porta la pace di Cristo, e se non la accolgono, si va avanti uguale”. (Angelus 7 luglio 2013)
      Il vero predicatore è quello che si sa debole, che sa che non può difendersi da se stesso. ‘Tu vai come un agnello in mezzo ai lupi’ – ‘Ma, Signore, perché mi mangino?’ – ‘Tu, vai! Questo è il cammino’. E credo che sia Crisostomo che fa una riflessione molto profonda, quando dice: ‘Ma se tu non vai come agnello, ma vai come lupo tra i lupi, il Signore non ti protegge: difenditi da solo’. Quando il predicatore si crede troppo intelligente o quando quello che ha la responsabilità di portare avanti la Parola di Dio vuol farsi furbo, ‘Ah, io me la cavo con questa gente!’, così, finirà male. O negozierà la Parola di Dio: ai potenti, ai superbi. (Santa Marta, 14 febbraio 2017
      - Nell’inviare i settantadue discepoli, Gesù dà loro istruzioni precise, che esprimono le caratteristiche della missione. Questi imperativi mostrano che la missione si basa sulla preghiera; che è itinerante: non è ferma, è itinerante; che richiede distacco e povertà; che porta pace e guarigione, segni della vicinanza del Regno di Dio; che non è proselitismo ma annuncio e testimonianza; e che richiede anche la franchezza e la libertà evangelica di andarsene evidenziando la responsabilità di aver respinto il messaggio della salvezza, ma senza condanne e maledizioni. Se vissuta in questi termini, la missione della Chiesa sarà caratterizzata dalla gioia. E come finisce questo passo? «I settantadue tornarono pieni di gioia» (v. 17). Non si tratta di una gioia effimera, che scaturisce dal successo della missione; al contrario, è una gioia radicata nella promessa che – dice Gesù – «i vostri nomi sono scritti nei cieli» (v. 20). Con questa espressione Egli intende la gioia interiore, la gioia indistruttibile che nasce dalla consapevolezza di essere chiamati da Dio a seguire il suo Figlio. Cioè la gioia di essere suoi discepoli.
      Ed è la gioia di questo dono che fa di ogni discepolo un missionario, uno che cammina in compagnia del Signore Gesù, che impara da Lui a spendersi senza riserve per gli altri, libero da sé stesso e dai propri averi. (Angelus, 7 luglio 2019)

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  2. FAUSTI
    La missione è dimensione essenziale della chiesa : uno realizza la sua natura di figlio nella misura in cui va verso tutti i fratelli con l'amore del Padre.
    Le condizioni della missione dei 72 , come quella dei Dodici, sono le medesime di Gesù.
    La differenza sta nel fatto che Lui è il Figlio che ha lasciato il Padre ed è venuto a cercare i fratelli. Invece i Dodici sono chiamati e i settantadue designati a collaborare alla Sua opera.
    Questa missione, come da Israele va fino ai confini della spazio, così da Gesù si estende fino alla fine del tempo. Poi giungerà il Signore. “Ma è prima necessario che il Vangelo sia annunciato a tutte le genti”. Fine della missione è non solo la vittoria sul male, e il ritorno allo stato originario di Adamo, re del creato, ma soprattutto è il fatto che il nome dei discepoli, nel Nome di Gesù, è scritto nei cieli, cioè in Dio.
    Gesù è venuto per darci la gioia si entrare nella Sua comunione di Figlio col Padre.
    “La messe è molta” cioè tutta l'umanità, perché chi conosce il cuore del Padre è sollecito di tutti i fratelli. Ha un'immagine iniziale che dà colore alla missione : “agnelli in mezzo ai lupi”, sotto il vessillo del Pastore che si è fatto Agnello Immolato..
    Molti agnelli non fanno mai un branco di lupi. La differenza agnello/lupo è la stessa che c'è tra Gesù/mondo, amore/egoismo ,povertà-umiliazione-umiltà/ricchezza-potere-orgoglio.
    Il mondo si comporta con il discepolo sempre come il lupo con l'agnello.
    Solo alla fine dei tempi pascoleranno insieme (Is 11,6).
    L'unica sicurezza del discepolo è lasciare tutto e confidare nella Parola del Signore.
    In questa povertà si vede quanto sono belli i piedi di coloro che recano il lieto annuncio di pace.
    Tale annuncio, urgente e necessario, avviene nella contraddizione e nel rifiuto.
    Il tutto si conclude con l'identificazione dei discepoli inviati con Gesù, inviato dal Padre.
    Infatti la “via” del discepolo è la stessa del maestro : in povertà, castità e obbedienza, con l'abbandono di ogni legame e la rinuncia a ogni possesso, per vivere del dono del Regno..
    Ciò che hai, ti divide dall'altro; ciò che dai, ti unisce a lui.
    Quando hai cose, dai cose; quando non hai più nulla, dai te stesso. Solo allora ami veramente.
    Questa è la via alla salvezza che dall'eternità ha pensato Colui che da ricco che era si fece povero, per arricchire noi mediante la Sua povertà. (2Cor 8,9).
    La cosa prioritaria in assoluto è l'annuncio del regno, il resto sarà dato in aggiunta.
    L' unico potere del discepolo è la debolezza della Parola annunciata, forza di Dio per chi crede (Rom 1,16). Essa va accolta quale Parola di Dio, come è veramente, che opera in chi crede.
    (1Ts 2,13). Ogni missione è per ottenere obbedienza di fede a questa Parola.
    L'importanza e l'urgenza di tale annuncio è capita solo da chi ha intuito il mistero dell'Amore di Dio per l'uomo.
    L' evangelizzatore, che si è messo in condizione di essere accolto, “dice” a chi l'accoglie la “buona notizia” .
    “Pace”
    è l'annuncio degli Angeli alla nascita di Gesù (2,14).
    Quello dei discepoli porta il Natale nell'anima.
    Cristo nasce nell'uomo che Lo accoglie: diventa figlio perché accoglie il Fratello.
    “Pace” nella Bibbia è sinonimo di ogni benedizione di Dio,
    Lo Shalom,
    saluto e augurio, desiderio e attesa dell'uomo, è frutto dello Spirito di Gesù.
    La pace non trova pace fino a quando non è accolta.
    Il riposo di Dio, che è Amore, è essere accolto dall'uomo.
    Ogni casa, che accoglie la Parola, diventa abitazione stabile di Dio, arca dell'Altissimo, come Maria e la Chiesa.
    La molteplicità delle accoglienze non moltiplica, ma amplia l'unica casa di Dio nell'aumento dei fratelli.
    La pace di Dio non trasmigra e non si fraziona . Cresce col crescere dei figli che l'accettano.
    Il Regno di Dio è questo
    accogliere la pace e chi la porta.

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  3. C. RAVASI - Per ben 103 volte nel Vangelo e per 107 volte negli Atti degli Apostoli Luca chiama Gesù il "Signore" glorioso, che è giudice della storia e che regge tutto l’essere. Cristo è, però, sempre accanto a chi crede in lui, anche nell’ora della sofferenza e persino del dubbio. Infatti il Risorto, in una scena indimenticabile, va incontro a due discepoli sulla strada che da Gerusalemme conduce e un non meglio identificabile villaggio di Emmaus: si tratta di una pagina di straordinaria intensità, affidata a quell’implorazione finale: «Rimani con noi perché si fa sera e il giorno sta ormai declinando!» (24, 13-35). Il Cristo glorioso della Pasqua non è più riconoscibile con l’esperienza concreta; è necessaria una via superiore di conoscenza, che si attua attraverso l’ascolto delle Scritture e lo «spezzare il pane eucaristico»

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