Antifona Il Signore la protesse e ne ebbe cura, la custodì come pupilla del suo occhio. Come un’aquila spiegò le ali e la prese, la sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo l’ha guidata. ( Dt 32,10-12)
Colletta O Dio, che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli, fa’ che seguiamo con fiducia la via tracciata da santa Teresa [di Gesù Bambino], perché, per sua intercessione, ci sia rivelata la tua gloria eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Se piace al re, mandami nella città dei miei padri, perché io possa ricostruirla. Dal libro di Neemìa Ne 2,1-8
Nel mese di Nisan dell’anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo diedi. Non ero mai stato triste davanti a lui. Ma il re mi disse: «Perché hai l’aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che un’afflizione del cuore». Allora io ebbi grande timore e dissi al re: «Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non essere triste, quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?». Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il Dio del cielo e poi risposi al re: «Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla». Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?». Dunque la cosa non spiaceva al re, che mi lasciava andare, e io gli indicai la data. Poi dissi al re: «Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell’Oltrefiume, perché mi lascino passare fino ad arrivare in Giudea, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per munire di travi le porte della cittadella del tempio, per le mura della città e la casa dove andrò ad abitare». Il re mi diede le lettere, perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 136 (137)
R. Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo. /R. Gerusalemme, città della mia gioia!
Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre. R.
Perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori: «Cantateci canti di Sion!». R.
Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra. R.
Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. R.
Acclamazione al Vangelo Alleluia, alleluia.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui. (cf. Fil 3,8-9)
Alleluia.
Vangelo Ti seguirò dovunque tu vada. Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,57-62
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Le Parole dei Papi L’Evangelista ci presenta oggi tre personaggi – tre casi di vocazione, potremmo dire – che mettono in luce quanto è richiesto a chi vuole seguire Gesù fino in fondo, totalmente. […] La Chiesa, per seguire Gesù, è itinerante, è di fretta - subito lo fa -, e decisa. Il valore di queste condizioni poste da Gesù – itineranza, prontezza e decisione – non sta in una serie di “no” detti a cose buone e importanti della vita. L’accento, piuttosto, va sull’obiettivo principale: diventare discepolo di Cristo! Una scelta libera e consapevole, fatta per amore, per ricambiare la grazia inestimabile di Dio, e non fatta come un modo per promuovere sé stessi. È triste questo! Guai a coloro che pensano di seguire Gesù per promuoversi, cioè per fare carriera, per sentirsi importanti o acquisire un posto di prestigio. Gesù ci vuole appassionati di Lui e del Vangelo. Una passione del cuore che si traduce in gesti concreti di prossimità, di vicinanza ai fratelli più bisognosi di accoglienza e di cura. Proprio come Lui stesso ha vissuto. (Papa Francesco - Angelus, 30 giugno 2019)
DA "Storia di un'anima" di S. Teresina Gesù, non posso approfondire la mia supplica, temerei di rimanere schiacciata sotto il peso dei miei desideri audaci. La mia scusa è che sono una bambina, i bimbi non riflettono alla portata delle loro parole, eppure i loro genitori, quando si trovano sopra un trono, se possiedono tesori immensi, non esitano a contentare i desideri dei piccoli esseri che amano quanto se stessi. Per far loro piacere commettono follie, arrivano alla debolezza! Ebbene, io sono la figlia della Chiesa, e la Chiesa è Regina, poiché è tua Sposa, divino Re dei re. Non a ricchezze e a gloria (si trattasse anche della gloria del Cielo) ambisce il cuore del bambino. La gloria, capisce che è, per diritto, dei suoi fratelli, gli Angeli e i Santi. La gloria di lui sarà il riflesso di quella che si irradierà dalla fronte di sua Madre. Quello che chiede, è l'amore, sa una cosa sola, amarti, Gesù! Gli sono interdette le opere clamorose, non può predicare il Vangelo, non può versare il suo sangue; ma che importa, i suoi fratelli lavorano al suo posto, e lui, bimbo piccolo, sta li, proprio vicino al trono del Re e della Regina, ama per i suoi fratelli i quali combattono. Ma in quale modo testimonierà il suo amore, poiché l'amore si prova con le opere? Ebbene, il fanciullo getterà fiori, profumerà il trono reale, canterà con la sua voce argentina il cantico dell'amore...
I capitoli XII e XIII della prima epistola ai Corinzi mi caddero sotto gli occhi. Lessi, nel primo, che tutti non possono essere apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la Chie-sa è composta di diverse membra, e che l'occhio non potrebbe essere al tempo stesso anche la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per tro-vare ciò che cercava, così, abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m'innalzai tanto in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo. Senza scoraggiarmi, continuai la lettura, e trovai sollievo in questa frase: «Cercate con ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancor più perfetta». E l'Apostolo spiega come i doni più perfetti sono nulla senza l'Amore. La Carità è la via per eccellenza che conduce sicuramente a Dio.
254 - Finalmente avevo trovato il riposo. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La Carità mi dette la chiave della mia vocazio-ne. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione è l'amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l'avete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l'amore. Così, sarò tutto... e il mio sogno sara attuato!
D. ANDREA FONTANA “NE' TANE NE' NIDI” Progetti Biblici di Vita A coloro che chiedono di seguirlo, Gesù dice “le volpi hanno e loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”. Per essere discepoli di Gesù non possiamo crearci né tane per nasconderci e sottrarci alla Parola che convoca e invia, né nidi nei quali rifugiarci con la scusa di gustare ciò che già possediamo. In tutte le vocazioni bibliche c'è questa legge di lasciare la casa sicura, il patrimonio accumulato, le abitudini consolidate, i comportamenti che tutti approvano per andare verso la novità di Dio, per aprirsi al futuro che Egli mostrerà : Noè, Abramo, Mosè, Geremia, Giona, Maria - il grembo terrestre di Dio – i Dodici... son tutte persone strappate all'ordinario della vita per realizzare in sé l'imprevedibile disegno di Dio. ...L'atto della creazione è un dono gratuito, una vocazione divina, un inizio per diventare uomini : ma è dentro di noi la creazione, in quell'immagine nascosta che rende l'uomo con la donna simili a Dio... suoi parenti... qualche DNA di cui non siamo responsabili noi, ma unicamente il Padre che, per un atto d'Amore, ci ha chiamati. Cioè come se Dio,pienezza d'Amore, tracimasse in continuazione al di fuori di Sé per dar vita a tanti, minuscoli pulviscoli d'amore, sparpagliati nell'universo...Ma il compito è ancora tutto davanti a noi, davanti a una umanità in cammino, lontano ancora dagli standards creativi di Dio... .Ci vorrà forse tutta la vita per imparare a diventare uomini e donne, e nello stesso tempo a scoprire l'immagine di Dio dentro di noi, dentro ogni carne umana, a qualunque razza appartenga, a qualunque religione aderisca... Immagini dell'Amore stesso che è Dio, di cui siamo frammento e tracimazione..... Che cerca finchè trova e adora Dio, amante della vita. E imparerà a ricostruire in sé e negli altri l'immagine perduta, riconoscendo in ciò che cercava il Cristo Signore. La vita finirà in un atto di adorazione, quando sarà il momento, anche se noi non sappiamo quando....quando la Missione finirà e “ogni ginocchio si piegherà ed ogni lingua proclamerà “ che Gesù Cristo è il Signore. Il principio coinciderà con il fine : vocazione adempiuta, missione portata a termine, immagine perfetta di Cristo rigenerata!
FAUSTI – Gesù all'inizio, non essendoci per Lui altro posto, fu adagiato sul legno di una mangiatoia di bestie. Al termine finirà in pasto ai peccatori sul legno della croce, dove reclinerà il capo. Gesù vive in povertà assoluta, non solo come pellegrino in cammino, ma per realizzare la Sua consegna al Padre e agli uomini. Tutto ciò che ha lo consegna, anche se stesso, perché è dono, trasparenza dell'Amore del Padre. Per questo è piccolo, bisognoso di accoglienza, senza tana e senza nido. Erode, la volpe (13,32) ha il suo palazzo scavato nel monte...l'uomo religioso invece pone la propria sicurezza in Dio, fa dipendere da Lui la sua sussistenza e sospende il suo nido nel cielo come le rondini. Ma al credente non basta avere il proprio tesoro presso Dio. Egli ha Dio come Tesoro. La povertà va amata come madre, perché ci fa confidare in Lui solo : ci genera Suoi figli, facendoci riconoscere che Lui è Padre. A Lui spetta la proposta, a noi la risposta. Siamo noi a seguire Lui, non Lui a seguire noi. Per questo la vera dimora dell'apostolo è la peregrinazione, che fa del mondo intero la sua casa. Davanti a Lui siamo chiamati a discernere la differenza tra il Suo e il nostro spirito. Egli si battezza e si immerge nella povertà, nell'umiliazione e nell'umiltà ; noi facciamo tutto per emergere mediante l'avere, il potere e l'apparire. Il Volto di Gesù verso Gerusalemme ci fa vedere che la nostra intelligenza è disturbata. Ignorando la Parola del Figlio dell'uomo ,manchiamo di discernimento e militiamo sotto la bandiera del nemico , ovviamente..a fin di bene! Anche la nostra volontà ha i desideri e le priorità che si oppongono alla sequela di Gesù. Per questo in Mt 6,33 si dice : “Cercate prima il Regno di Dio”. Diversamente c'è sempre qualcos'altro prima del Signore e il Signore non è più il Signore. Egli può essere trascurato, ma non può essere secondo a nessuno. E' necessaria una decisione che rompa con l'immagine della madre (il mondo dei bisogni e delle sicurezze materiali), con quella del padre ( il mondo degli affetti, dei doveri e dei rapporti) e con i condizionamenti dell'io (sicurezza del solco e della propria identità da conservare) : sono la povertà, la castità e l'obbedienza necessarie alla sequela, il superamento della tentazione dell'avere, del potere, dell'apparire. La radice comune di tutte le tentazioni è l'attaccamento al proprio io. Chi supera questa tentazione, ha superato le prime due. Per questo Gesù dice : “Se qualcuno vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso”(9,23). Chi, nonostante ogni tendenza e resistenza contraria, si mette in questa posizione, è “ben messo” per il Regno. Più che le tre esigenze che il Maestro ha verso chi vuol seguirlo, sono i tre doni che Gesù fa al discepolo, la libertà dalle cose, dalle persone e dall'io, per amare Lui con tutto il cuore. Come ogni dono, è solo per chi lo desidera. Per questo giova chiederli con insistenza al Signore, nonostante le resistenze contrarie.
Antifona
RispondiEliminaIl Signore la protesse e ne ebbe cura, la custodì come pupilla del suo occhio.
Come un’aquila spiegò le ali e la prese,
la sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo l’ha guidata. ( Dt 32,10-12)
Colletta
O Dio, che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli,
fa’ che seguiamo con fiducia
la via tracciata da santa Teresa [di Gesù Bambino],
perché, per sua intercessione, ci sia rivelata la tua gloria eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Se piace al re, mandami nella città dei miei padri, perché io possa ricostruirla.
Dal libro di Neemìa
Ne 2,1-8
Nel mese di Nisan dell’anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo diedi. Non ero mai stato triste davanti a lui.
Ma il re mi disse: «Perché hai l’aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che un’afflizione del cuore». Allora io ebbi grande timore e dissi al re: «Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non essere triste, quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?».
Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il Dio del cielo e poi risposi al re: «Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla».
Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?». Dunque la cosa non spiaceva al re, che mi lasciava andare, e io gli indicai la data.
Poi dissi al re: «Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell’Oltrefiume, perché mi lascino passare fino ad arrivare in Giudea, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per munire di travi le porte della cittadella del tempio, per le mura della città e la casa dove andrò ad abitare». Il re mi diede le lettere, perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 136 (137)
R. Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo.
/R. Gerusalemme, città della mia gioia!
Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre. R.
Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!». R.
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra. R.
Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura,
per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui. (cf. Fil 3,8-9)
Alleluia.
Vangelo
Ti seguirò dovunque tu vada.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,57-62
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Parola del Signore.
Le Parole dei Papi
EliminaL’Evangelista ci presenta oggi tre personaggi – tre casi di vocazione, potremmo dire – che mettono in luce quanto è richiesto a chi vuole seguire Gesù fino in fondo, totalmente. […] La Chiesa, per seguire Gesù, è itinerante, è di fretta - subito lo fa -, e decisa. Il valore di queste condizioni poste da Gesù – itineranza, prontezza e decisione – non sta in una serie di “no” detti a cose buone e importanti della vita. L’accento, piuttosto, va sull’obiettivo principale: diventare discepolo di Cristo! Una scelta libera e consapevole, fatta per amore, per ricambiare la grazia inestimabile di Dio, e non fatta come un modo per promuovere sé stessi. È triste questo! Guai a coloro che pensano di seguire Gesù per promuoversi, cioè per fare carriera, per sentirsi importanti o acquisire un posto di prestigio. Gesù ci vuole appassionati di Lui e del Vangelo. Una passione del cuore che si traduce in gesti concreti di prossimità, di vicinanza ai fratelli più bisognosi di accoglienza e di cura. Proprio come Lui stesso ha vissuto. (Papa Francesco - Angelus, 30 giugno 2019)
DA "Storia di un'anima" di S. Teresina
RispondiEliminaGesù, non posso approfondire la mia supplica, temerei di rimanere schiacciata sotto il peso dei miei desideri audaci. La mia scusa è che sono una bambina, i bimbi non riflettono alla portata delle loro parole, eppure i loro genitori, quando si trovano sopra un trono, se possiedono tesori immensi, non esitano a contentare i desideri dei piccoli esseri che amano quanto se stessi. Per far loro piacere commettono follie, arrivano alla debolezza! Ebbene, io sono la figlia della Chiesa, e la Chiesa è Regina, poiché è tua Sposa, divino Re dei re. Non a ricchezze e a gloria (si trattasse anche della gloria del Cielo) ambisce il cuore del bambino. La gloria, capisce che è, per diritto, dei suoi fratelli, gli Angeli e i Santi. La gloria di lui sarà il riflesso di quella che si irradierà dalla fronte di sua Madre. Quello che chiede, è l'amore, sa una cosa sola, amarti, Gesù! Gli sono interdette le opere clamorose, non può predicare il Vangelo, non può versare il suo sangue; ma che importa, i suoi fratelli lavorano al suo posto, e lui, bimbo piccolo, sta li, proprio vicino al trono del Re e della Regina, ama per i suoi fratelli i quali combattono. Ma in quale modo testimonierà il suo amore, poiché l'amore si prova con le opere? Ebbene, il fanciullo getterà fiori, profumerà il trono reale, canterà con la sua voce argentina il cantico dell'amore...
I capitoli XII e XIII della prima epistola ai Corinzi mi caddero sotto gli occhi. Lessi, nel primo, che tutti non possono essere apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la Chie-sa è composta di diverse membra, e che l'occhio non potrebbe essere al tempo stesso anche la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per tro-vare ciò che cercava, così, abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m'innalzai tanto in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo. Senza scoraggiarmi, continuai la lettura, e trovai sollievo in questa frase: «Cercate con ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancor più perfetta». E l'Apostolo spiega come i doni più perfetti sono nulla senza l'Amore. La Carità è la via per eccellenza che conduce sicuramente a Dio.
254 - Finalmente avevo trovato il riposo. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La Carità mi dette la chiave della mia vocazio-ne. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione è l'amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l'avete dato voi!
Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l'amore.
Così, sarò tutto... e il mio sogno sara attuato!
D. ANDREA FONTANA “NE' TANE NE' NIDI” Progetti Biblici di Vita
RispondiEliminaA coloro che chiedono di seguirlo, Gesù dice “le volpi hanno e loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”. Per essere discepoli di Gesù non possiamo crearci né tane per nasconderci e sottrarci alla Parola che convoca e invia, né nidi nei quali rifugiarci con la scusa di gustare ciò che già possediamo. In tutte le vocazioni bibliche c'è questa legge di lasciare la casa sicura, il patrimonio accumulato, le abitudini consolidate, i comportamenti che tutti approvano per andare verso la novità di Dio, per aprirsi al futuro che Egli mostrerà : Noè, Abramo, Mosè, Geremia, Giona, Maria - il grembo terrestre di Dio – i Dodici... son tutte persone strappate all'ordinario della vita per realizzare in sé l'imprevedibile disegno di Dio.
...L'atto della creazione è un dono gratuito, una vocazione divina, un inizio per diventare uomini : ma è dentro di noi la creazione, in quell'immagine nascosta che rende l'uomo con la donna simili a Dio... suoi parenti... qualche DNA di cui non siamo responsabili noi, ma unicamente il Padre che, per un atto d'Amore, ci ha chiamati. Cioè come se Dio,pienezza d'Amore, tracimasse in continuazione al di fuori di Sé per dar vita a tanti, minuscoli pulviscoli d'amore, sparpagliati nell'universo...Ma il compito è ancora tutto davanti a noi, davanti a una umanità in cammino, lontano ancora dagli standards creativi di Dio...
.Ci vorrà forse tutta la vita per imparare a diventare uomini e donne, e nello stesso tempo a scoprire l'immagine di Dio dentro di noi, dentro ogni carne umana, a qualunque razza appartenga, a qualunque religione aderisca... Immagini dell'Amore stesso che è Dio, di cui siamo frammento e tracimazione.....
Che cerca finchè trova e adora Dio, amante della vita.
E imparerà a ricostruire in sé e negli altri l'immagine perduta, riconoscendo in ciò che cercava
il Cristo Signore. La vita finirà in un atto di adorazione, quando sarà il momento, anche se noi non sappiamo quando....quando la Missione finirà e “ogni ginocchio si piegherà ed ogni lingua proclamerà “ che Gesù Cristo è il Signore.
Il principio coinciderà con il fine : vocazione adempiuta, missione portata a termine, immagine perfetta di Cristo rigenerata!
FAUSTI – Gesù all'inizio, non essendoci per Lui altro posto, fu adagiato sul legno di una mangiatoia di bestie.
RispondiEliminaAl termine finirà in pasto ai peccatori sul legno della croce, dove reclinerà il capo.
Gesù vive in povertà assoluta, non solo come pellegrino in cammino, ma per realizzare la Sua consegna al Padre e agli uomini.
Tutto ciò che ha lo consegna, anche se stesso, perché è dono, trasparenza dell'Amore del Padre.
Per questo è piccolo, bisognoso di accoglienza, senza tana e senza nido.
Erode, la volpe (13,32) ha il suo palazzo scavato nel monte...l'uomo religioso invece pone la propria sicurezza in Dio, fa dipendere da Lui la sua sussistenza e sospende il suo nido nel cielo come le rondini.
Ma al credente non basta avere il proprio tesoro presso Dio. Egli ha Dio come Tesoro.
La povertà va amata come madre, perché ci fa confidare in Lui solo : ci genera Suoi figli, facendoci riconoscere che Lui è Padre. A Lui spetta la proposta, a noi la risposta.
Siamo noi a seguire Lui, non Lui a seguire noi.
Per questo la vera dimora dell'apostolo è la peregrinazione,
che fa del mondo intero la sua casa.
Davanti a Lui siamo chiamati a discernere la differenza tra il Suo e il nostro spirito.
Egli si battezza e si immerge nella povertà, nell'umiliazione e nell'umiltà ; noi facciamo tutto per emergere mediante l'avere, il potere e l'apparire.
Il Volto di Gesù verso Gerusalemme ci fa vedere che la nostra intelligenza è disturbata.
Ignorando la Parola del Figlio dell'uomo ,manchiamo di discernimento e militiamo sotto la bandiera del nemico , ovviamente..a fin di bene!
Anche la nostra volontà ha i desideri e le priorità che si oppongono alla sequela di Gesù.
Per questo in Mt 6,33 si dice : “Cercate prima il Regno di Dio”. Diversamente c'è sempre qualcos'altro prima del Signore e il Signore non è più il Signore. Egli può essere trascurato, ma non può essere secondo a nessuno.
E' necessaria una decisione che rompa con l'immagine della madre (il mondo dei bisogni e delle sicurezze materiali), con quella del padre ( il mondo degli affetti, dei doveri e dei rapporti) e con i condizionamenti dell'io (sicurezza del solco e della propria identità da conservare) : sono la povertà, la castità e l'obbedienza necessarie alla sequela, il superamento della tentazione dell'avere, del potere, dell'apparire.
La radice comune di tutte le tentazioni è l'attaccamento al proprio io.
Chi supera questa tentazione, ha superato le prime due.
Per questo Gesù dice : “Se qualcuno vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso”(9,23).
Chi, nonostante ogni tendenza e resistenza contraria, si mette in questa posizione, è “ben messo” per il Regno.
Più che le tre esigenze che il Maestro ha verso chi vuol seguirlo, sono i tre doni che Gesù fa al discepolo, la libertà dalle cose, dalle persone e dall'io, per amare Lui con tutto il cuore.
Come ogni dono, è solo per chi lo desidera.
Per questo giova chiederli con insistenza al Signore, nonostante le resistenze contrarie.